Platino, palladio, nichel vanno a ruba per le nuove auto

La transizione energetica delle vetture porta a forti acquisti su metalli rari che hanno subito una impennata dei prezzi

Forti acquisti su palladio e platino, i due metalli rari in prima fila nella transizione energetica nel mondo dell’auto. Entrambi sono già presenti negli scarichi dei veicoli, riducendo le emissioni: sono incorporati nei convertitori catalitici per neutralizzare i gas nocivi nei veicoli a benzina e diesel. Il platino è utilizzato principalmente nei motori endotermici diesel e il palladio in quelli a benzina. In teoria palladio e platino dovrebbero andare in pensione, vista l’avanzata dell’auto elettrica. In realtà si stanno studiando modalità di utilizzo dei due metalli anche per le Bev, per i mezzi a idrogeno ma prima ancora per le nuove quattroruote ibride, considerando poi che soprattutto i diesel dovranno emettere ancora meno emissioni (proposta Euro7).

I futures sul platino in particolare sono saliti a 1.060 dollari l’oncia, il più alto in quattro mesi, perché il mercato potrebbe andare vivere un deficit più profondo del previsto quest’anno, con la domanda che aumenta e l’offerta che fatica a tenere il passo. La domanda di platino dovrebbe aumentare del 24%, con l’industria automobilistica che rappresenta il 10% a causa dell’incremento dell’uso di platino per la sostituzione del palladio e dei caricamenti più elevati, secondo il World Platinum Investment Council. Inoltre, si prevede che la domanda industriale raggiungerà un record, con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno. Allo stesso tempo, l’offerta dovrebbe crescere solo marginalmente del 3% nel 2023, quella mineraria totale è leggermente cambiata a causa della produzione più debole dal Sudafrica e dalla Russia.

Per il palladio la situazione, con la ripresa della domanda cinese in seguito alla fine dei blocchi legati al Covid e dopo le vacanze legate al capodanno lunare, è ancora più deficitaria, dato che il maggiore produttore globale è sempre la Russia, colpita dalle sanzioni. Il prezzo è salito del 4,3%. Sempre più caro, così da spingere le case automobilistiche appunto a concentrarsi di più sul platino. Una tendenza che ha spinto la banca svizzera Ubs a rivedere le sue previsioni sui prezzi del platino nel 2023, stimando che il metallo prezioso costerà 1.150 dollari l’oncia a giugno, rispetto a una precedente stima di 1.100, e raggiungerà 1.200 l’oncia a dicembre.

Se le ibride sono il presente, il futuro ovviamente sono le elettriche. Secondo l’Argonne National Laboratory per un pacco di batterie agli ioni di litio servono 8 kg di litio, 35 kg di nichel, 20 kg di manganese e 14 kg di cobalto. Tanto nichel, i cui futures sono rimbalzati a 24.600 dollari per tonnellata (+2,2%), recuperando ulteriormente dal minimo di cinque mesi di 22.000 dollari il 22 marzo, supportati da una combinazione di scorte ridotte e un dollaro più debole. Le scorte sul LME (London Metal Exchange) sono diminuite di oltre il 40% rispetto all’anno precedente a 43.000 tonnellate all’inizio di aprile. Tuttavia, l’impennata della produzione globale e le preoccupazioni per la domanda debole dovrebbero limitare eventuali rialzi significativi del mercato. L’International Nickel Study Group ha affermato che, al ritmo attuale, la produzione di nichel estratto probabilmente supererà i 3,2 milioni di tonnellate nel 2023 a causa della maggiore produzione dall’Indonesia e dalle Filippine. La produzione indonesiana è cresciuta di quasi il 50% rispetto all’anno precedente a 1,58 milioni di tonnellate nel 2022, rappresentando quasi il 50% dell’offerta mondiale e spingendo il mercato globale del nichel in eccedenza lo scorso anno. Se riparte forte la produzione elettrica, la musica però potrebbe cambiare.