Con la riforma della politica agricola comune dell’Ue (Pac), che entrerà in vigore dal 2023, si è tornati a parlare anche di ‘Farm to fork’, la strategia Ue al centro del Green deal europeo. Secondo quanto riferisce la commissione Ue la strategia ‘Dal produttore al consumatore’ mira ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile che dovrebbe avere un impatto ambientale neutro o positivo. In più dovrebbe contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi ai suoi impatti; invertire la perdita di biodiversità; garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica, garantendo che tutti abbiano accesso a alimenti sufficienti, sicuri, nutrienti e sostenibili. In più un altro obiettivo è quello di preservare l’accessibilità economica degli alimenti generando nel contempo rendimenti economici più equi, promuovendo la competitività del settore dell’approvvigionamento dell’Ue e promuovendo il commercio equo.
Le strategie ‘Farm to fork’ e ‘Biodiversity’ ad esempio stabiliscono due obiettivi chiave per i pesticidi. Il primo è quello di ridurre del 50% l’uso e il rischio di pesticidi chimici entro il 2030. Il secondo obiettivo è quello di ridurre del 50% l’uso di pesticidi più pericolosi entro il 2030.
Un altro target è la riduzione e se possibile l’azzeramento dello spreco alimentare. Secondo il ‘Food Sustainability Index’ ogni italiano spreca circa 65 kg di cibo ogni anno, numero in riduzione nel 2020 solo grazie all’effetto lockdown, che ha favorito il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo a livello domestico. Il dato è ben più alto della media europea, pari a 58 kg. Secondo lo studio lo spreco, solo nei Paesi Ue, costa 143 miliardi di euro, di cui i due terzi, circa 98 miliardi, sono attribuibili allo spreco domestico. In Italia, ben 10 miliardi, ovvero quasi 5 euro a famiglia alla settimana, che equivalgono in media a 260 euro l’anno.