Semplificare e stringere i tempi sulle rinnovabili. È l’obiettivo che il governo si pone per il prossimo decreto, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì prossimo, per allargare la strategia nazionale di approvvigionamento energetico, completando l’opera di diversificazione avviata con le partnership strette nel continente africano. In questo contesto si inserisce la misura che prevede la nomina di una sorta di ‘supercommissario’ per la realizzazione di nuovi impianti, sulla scorta – si apprende da fonti di maggioranza – di quello che è accaduto, con le dovute proporzioni, con il decreto Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi. A scegliere la figura sarà Palazzo Chigi, ma in accordo con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che sta lavorando senza soste al cambio di passo.
Prima di Pasqua aveva sottolineato come il governo fosse impegnato ad accelerare “in maniera formidabile sulle rinnovabili“. Non solo con il decreto Energia, appena approvato in via definitiva dal Parlamento, con cui è stato dato lo sprint per l’installazione di nuove sorgenti fino a 200 chilowatt “con un solo foglio di carta, un solo modulo“. Nel piano del governo è prevista anche la liberalizzazione degli impianti di autoconsumo, oltre alla facilitazione di nuovi sistemi nelle discariche, nelle cave, nelle zone di bonifica. L’obiettivo è semplificare per l’eolico off-shore, per il geotermico e per i biocarburanti. Inoltre, ci sono sempre gli impianti di rigassificazione commissionati a Snam, che sta cercando due navi Fsru.
Senza dimenticare che gli accordi chiusi nei giorni scorsi con Algeria, Congo e Angola sono solo una parte del piano di diversificazione, che dovrebbe permettere il distacco dal gas russo in tre anni. E nelle prossime settimane dovrebbero essere concretizzati gli accordi anche con Azerbaijan, Mozambico e Qatar, oltre a quello con l’Egitto. In attesa che dall’Europa arrivi il via libera alla proposta italiana di un tetto massimo al prezzo del gas, che consentirebbe “alle famiglie di pagare di meno sia sulla bolletta energetica e alle imprese di non vedere intaccata la propria competitività“, come ribadisce il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. In questo senso, il via libera di Bruxelles all’accordo tra Spagna e Portogallo per un price cap temporaneo è sicuramente un buon auspicio per le trattative con il resto dei Paesi membri. La maggioranza dei quali sembra favorevole alla misura, anche se restano da superare le ultime ritrosie.
Infine, sul fronte interno, il Carroccio torna a chiedere un nuovo intervento per contrastare il problema dell’aumento dei prezzi dell’energia. “Sono pronto a parlarne col presidente Draghi, l’obiettivo della Lega è che il governo garantisca lo stanziamento di almeno altri 5 miliardi per contrastare il caro bollette – dice Matteo Salvini -. Come per i recenti interventi contro il caro energia e il taglio alle accise, sono certo che verrà riconosciuto il buonsenso delle nostre proposte“. Non va molto lontano nemmeno Enrico Letta, che da un lato esorta l’esecutivo ad “andare più forti, soprattutto sulla sostenibilità e su autorizzare il maggior numero possibile di impianti di Energia rinnovabile“, perché, “questa è oggi, secondo noi, la priorità“. Dall’altro, il segretario del Pd spinge per “evitare una recessione che altrimenti ci sarà e sarà pesantissima. Come? Intervenendo sul prezzo dell’Energia, bloccarlo a livello europeo e, se non ci si riesce, farlo almeno a livello nazionale, come Spagna e Portogallo hanno fatto. E dare un assegno energia, alle famiglie e alle imprese“. Quando gli viene chiesto se le risorse ci siano, replica: “Ne stiamo parlando con il governo, i fondi ci sono: 6 miliardi di euro che i miglioramenti dei conti pubblici hanno dato, gli extraprofitti che le imprese petrolifere e dell’energia hanno ottenuto, e intervenire lì è possibile. E poi, se c’è bisogno, si farà uno scostamento di bilancio“.