Il tempo stringe, ma non è solo per la fine della campagna elettorale. La Lega ha un corposo programma sull’energia e il contrasto ai rincari nelle bollette, ma con un occhio forse più attento alla tutela dell’ambiente rispetto al passato. Approvvigionamento di gas, rigassificatori, rinnovabili, nucleare e scostamento: sono queste le parole chiave usate da Paolo Arrigoni, senatore e responsabile Energia del Carroccio, nell’intervista a GEA nell’immediata vigilia delle elezioni politiche. La priorità, però, resta quella di alleggerire il peso dei rincari dalle spalle di famiglie e imprese: “La Lega chiede di mettere in atto delle misure emergenziali e misure strutturali di breve, medio e lungo periodo“, spiega Arrigoni. Che avvisa: “Ci aspetta un autunno ancora drammatico, per questo chiediamo, attraverso il nostro segretario, Matteo Salvini, di fare uno scostamento di bilancio, debito buono, per salvare il potere di acquisto delle famiglie e soprattutto i bilanci delle imprese”.
Anche perché “entro il mese di settembre l’Autorità per l’energia elettrica e il gas dovrà deliberare le tariffe per il mercato tutelato, parliamo di 12 milioni di famiglie e 2 milioni di microimprese, che temo riceveranno l’ennesima stangata“, aggiunge ancora il parlamentare leghista. Che punta il dito sugli avversari del centrosinistra, prima accusando Pd, Verdi e Cinquestelle di aver voluto “un Green Deal basato sull’ambientalismo estremista“, causando come “effetto collaterale” i rincari, poi chiede a Enrico Letta come farà a coprire misure come “l’innalzamento del credito di imposta per le imprese al 50%, su cui siamo d’accordo anche noi, ma cuberebbe 7 miliardi al mese: ci dovrebbe come li trova questi soldi“.
La ricetta della Lega è un’altra. “Dire, come fanno dem, sinistra, Verdi e M5S, che si investe solo sulle rinnovabili è una presa in giro il Paese“, tuona Arrigoni. “Se vogliamo, come dobbiamo, contrastare il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici, gli effetti devastanti che ne conseguono e abbandonare il gas, non c’è altra tecnologia, combinata alle rinnovabili, come il nucleare che può rispondere a questi obiettivi: decarbonizzare, rispondere alla domanda crescente di energia elettrica per il costante aumento dell’elettrificazione dei consumi, ridurre l’impatto sull’ambiente e produrre idrogeno a emissione nulle, che nel giro di 20-30 anni dovrà sostituire la molecola gas, visto che non riusciremo ad elettrificare tutto“. Ne fa una questione di sicurezza nazionale energetica: “Assolutamente sì. Soprattutto oggi con la guerra russo-ucraina” che sta riorientando gli investimenti infrastrutturali.
Inoltre, “il raddoppio del Tap è imprescindibile, così come mettere almeno uno di questi due progetti: il metanodotto Ismed, che collegherebbe Israele e Cipro con il nostro paese, o il metanodotto che collega Barcellona, cioè la Spagna, che è ricca di rigassificatori dove molte navi dall’America stanno arrivando, con l’Italia“. Non solo, spiega il responsabile Energia del Carroccio: “Bisogna certamente correre a realizzare i due rigassificatori flottanti a Piombino e Ravenna, ma occorre fare molto di più, anche per rispetto di quelle comunità, penso a Piombino, che non vuole questo rigassificatore. Va bene farlo per 3 anni, ed è giusto riconoscere compensazioni ambientali e territoriali, perché lì c’è una bonifica che aspetta da anni, ma poi bisogna fare ancora dei rigassificatori fissi al Sud del Paese“.
Non manca il passaggio sull’Europa, che sta deludendo le attese del partito di via Bellerio. “Quando abbiamo chiesto il tetto massimo al prezzo del gas era maggio, siamo stati i primi in Europa, e il presso era 100 euro per Megawattora, mentre l’energia elettrica era a 250 euro – continua Arrigoni -. Sono passati quattro mesi, la scorsa settimana il Consiglio europeo dei ministri dell’Energia sul fronte del price cap non ha praticamente deliberato nulla e i valori sono raddoppiati. Quindi, dall’Europa nessuna risposta”, ma “dobbiamo insistere, perché dobbiamo tutelare le famiglie in imprese”. Stesso discorso pure sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quella del gas: “L’Europa non sta decidendo”, risponde il parlamentare e candidato alle prossime elezioni. Nella bozza di regolamento al termine del Consiglio Ue dei ministri dell’Energia, “è stata prodotta una cosa surrettizia: praticamente si dice gli Stati membri di prelevare dai produttori da fonti rinnovabili e nucleare, cosa che noi non abbiamo, la differenza tra il pezzo dell’energia elettrica all’ingrosso, parliamo di circa 500 euro a megawattora, e lasciare loro 180 euro quale equo prezzo: la differenza può essere prelevate come contributo di inframarginalità da utilizzare per finanziare le misure contro il caro energia”, dice. “Si potrebbe dire che non è il disaccoppiamento, però serve agli Stati per finanziare le misure contro il caro energia… peccato che questa misura oggi tanto decantata dall’Europa il nostro governo l’abbia già attuata a partire dal mese di febbraio del 2022“. Le ricette sono sul tavolo, la parola passa agli elettori.