Un nuovo piano sugli ecobonus che potrà contare su un fondo da 750 milioni per il 2025 e di un miliardo all’anno dal 2026 al 2030. Lo ha annunciato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, nel tavolo al Mimit con Stellantis e i sindacati. Sarà pluriennale, a sostegno dei ceti meno abbienti e della componentistica italiana, “in modo che gli incentivi andranno soltanto alle macchine che avranno componenti italiane ed europee“, spiega il ministro.
Questo perché l’aumento della produzione promesso dall’azienda guidata da Carlos Tavares, in Italia, non c’è stato. Il ministro cambia quindi rotta sugli incentivi, spostandoli direttamente “sul fronte dell’offerta” perché, evidentemente, “si deve agire più sul fronte dell’offerta che su quello della domanda per quanto riguarda dei livelli produttivi del nostro paese”, sostiene.
Ma avverte: “Le riflessioni che stiamo facendo oggi dovranno tener conto anche di quello che la nuova Commissione europea intende realizzare quando avrà presentato il suo programma“.
In particolare, le risorse messe a disposizione delle auto elettriche -quasi 230 milioni – si sono esaurite rapidamente e hanno portato a oltre 25.000 prenotazioni. Ma l’incremento dei volumi produttivi degli stabilimenti italiani, in particolare della Panda a Pomigliano e della 500 elettrica a Mirafiori non è stato raggiunto. “Il piano – osserva Urso – non ha corrisposto all’aumento che noi ci aspettavamo, che avevamo concordato, della produzione in Italia“. Questo nonostante il governo abbia, da parte sua, rispettato gli impegni con Stellantis: “Tavares nel suo incontro qui al Mimit nel luglio 2023 aveva avanzato due richieste: che ci battessimo per la modifica della normativa sugli euro 7 in Europa e che proponessimo un piano incentivi significativo. Abbiamo fatto entrambe le cose e nessuno se lo aspettava. Noi abbiamo rispettato gli impegni”, rivendica.
Dopo la missione a Pechino, lo sguardo si sposta a Oriente. A oggi, sono stati sottoscritti Nda e MoU tra il Mimit e tre case automobilistiche cinesi, una di queste è Dongfeng Motors. “In agosto e settembre sono previsti ulteriori incontri con imprese cinesi dell’automotive”, fa sapere Urso. Le missioni tecniche e politiche sono state sempre effettuate assieme ad Anfia, “in modo da poter testimoniare alle imprese industriali cinesi l’alto livello e la diversificazione della componentistica nazionale, e l’ambiente molto attrattivo del settore automotive italiano”, spiega il ministro. I sindacati si dicono però preoccupati. Soprattutto dallo “scontro tra governo e Stellantis”, confessa il segretario di Uilm, Rocco Palombella. “Le polemiche che durano ormai da troppo tempo stanno aggravando una situazione già fortemente critica”, spiega.
Serve “un piano straordinario fatto di norme e di risorse per il settore“, chiarisce il leader della Fiom, Michele De Palma, “per garantire l’occupazione e per investire in innovazione della mobilità nel nostro paese”. Lo dice fuori dai denti: “Se Stellantis producesse in Italia ed utilizzasse la piena capacità produttiva, noi non avremmo il problema degli ammortizzatori sociali, né in Stellantis né nelle aziende dell’indotto”. Ma nel Paese al momento la produzione è “molto al di sotto della capacità industriale installata e per cui noi riteniamo necessario, anzi direi indispensabile, favorire investimenti anche stranieri all’interno del nostro territorio“, afferma. Si tratta, per Ferdinando Uliano, di Fim Cisl, anche di “vincolare Stellantis agli impegni che in parte si è già presa, ma impegni che servono per raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli”. Al momento, fa sapere, “se va come va, in questi primi sei mesi non si arriva a 500 mila veicoli fino all’anno e quindi diventa di ancora maggiore importanza chiedere responsabilità precise rispetto agli stabilimenti e all’indotto“.
Anche per Anfia è “giunto il momento di dedicare almeno attenzione alle politiche di sostegno all’offerta, quindi alle politiche industriali per accompagnare nella transizione energetica l’intera filiera produttiva automotive, che non è formata soltanto da Costruttori e componentisti, ma anche da comparti come le società di engineering e gli allestitori di veicoli commerciali e industriali, che vantano un alto grado di competenze e specializzazione“, evidenzia Roberto Vavassori, dopo aver partecipato alla riunione convocata dal ministro Urso sull’automotive. “A tutti dobbiamo offrire soluzioni e nuove opportunità di business. La nostra è l’unica filiera – ammette – a cui è richiesta, a livello europeo, un’impegnativa e obbligatoria transizione energetica entro tempi più brevi rispetto ad altri settori”.