Bonomi: “Caldo come il Covid, più Cig e smart working”. Nuovo tavolo ministero Lavoro-sindacati 24 luglio

Per il presidente di Confindustria va varato un protocollo per ricorrere al "lavoro da remoto". I sindacati, all'indomani dell'incontro con la ministra Calderone, chiedono misure urgenti.

Il mondo delle imprese chiede misure straordinarie per fronteggiare le ondate di calore, ormai sempre più frequenti. All’indomani del tavolo tra sindacati e la ministra Marina Calderone, e in vista del nuovo incontro al ministero di lunedì 24 luglio, l’appello che arriva dal mondo del lavoro è di varare misure urgenti perché, letteralmente, non si muoia più di caldo. E se da una parte, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, spinge per  “un protocollo per cassa integrazione e smart working” così come fu per l’emergenza Covid, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, rilancia con la necessità di “un decreto legge che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 °C”.

La soluzione di uno smart-working emergenziale, proposta ieri al tavolo di ieri dalla ministra del Lavoro Marina Calderone non è sembrata a tutti soddisfacente, visto che il problema maggiore non è dentro gli uffici, ma in cantiere, nei campi, sulle impalcature, per strada a consegnare pacchi e pizze. E allora si sta cercando un’altra via: la Cassa integrazione ordinaria “per eventi meteo estremi” che deve però essere semplificata, potenziata, soprattutto finanziata. L’Inps, intanto, chiarisce che anche temperature inferiori ai 35 gradi possono essere idonee a dare titolo alla cig e le relative attività sono svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l’utilizzo di materiali ovvero in presenza di lavorazioni che non sopportano il forte calore“.

Lo stesso numero 1 di Confindustria ammette che è necessario un protocollo ad hoc, per contrastare l’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio, che preveda cassa integrazione e smart working per i lavoratori, “come durante il Covid-19”: “Stiamo parlando anche di un qualcosa di particolare su smart working e quindi allargare di nuovo la possibilità di ricorrere a questa tipologia di lavoro in modo da consentire ai lavoratori di non spostarsi a rimanere presso le proprie abitazioni. Ci sono una serie di soluzioni tra cui quella della cassa integrazione anche per i lavori ovviamente più impattati da questa ondata di calore“, spiega Bonomi. Che aggiunge: “Pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che deve far riflettere tutti, non è un tema solo dell’associazione datoriale è un tema dei sindacati, è un tema del governo“.

Bombardieri dal canto suo rilancia: non è più tempo per protocolli, scrive su Twitter il segretario della Uil, ma “serve subito un decreto legge” che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 °C. Ma se si ferma il lavoro, soprattutto nei campi, il raccolto è a rischio, ribatte la Coldiretti. “La cig può essere utile ma noi oggi abbiamo la necessità di avere i lavoratori a pieno regime perché abbiamo il massimo della produzione e della raccolta, in questo momento. La cassa integrazione significa fermare le macchine, fermare l’attività, fermare la raccolta. E non è un provvedimento che in campagna avrà un grande successo“, spiega il responsabile lavoro della Coldiretti, Romano Magrini, proponendo una rimodulazione dell’oradio di lavoro. Quindi anticipare alle 5 l’inizio dell’attività, fermarla nelle ore più calde e riprenderla dalle 18, “come si sta facendo a Verona e in molte parti di Italia. E’ una cosa che stanno facendo ormai quasi tutti i datori di lavoro“, continua.

In parallelo si muovono anche le istituzioni. Arrivano infatti  i bollini rossi dell’allerta caldo: un sistema di previsione dello stress da calore per lo screening dei rischi professionali. Inail e Cnr puntano sulla prevenzione attraverso il progetto ‘Worklimate 2.0’, mettendo a disposizione sul sito www.worklimate.it mappe che prevedono, fino a tre giorni, le aree geografiche dove si concentrano i maggiori rischi derivanti dal caldo, colorandole di rosso vivo. La scala del pericolo per i lavoratori va dal verde, nessun rischio, al rosso, livello massimo, passando per il giallo e l’arancione, che indicano rispettivamente un basso e un moderato rischio.