A sole 24 ore dalla cerimonia di insediamento, il nuovo presidente del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, ha firmato decreti per limitare l’uso delle armi e rafforzare la protezione dell’Amazzonia, segnando subito la differenza con il predecessore di estrema destra Jair Bolsonaro. Lo storico leader della sinistra brasiliana ha così iniziato subito a mantenere le sue principali promesse elettorali, a partire dalle privatizzazioni dei gruppi pubblici. Lula ha infatti interrotto il processo avviato sotto Bolsonaro per privatizzare otto società pubbliche, tra cui la compagnia petrolifera Petrobras e le poste brasiliane.
Inoltre, domenica, durante la cerimonia di investitura, ha firmato un decreto volto a estendere il programma popolare ‘Bolsa Familia’, che concede 600 reais, ovvero circa 111 euro al mese, alle famiglie più povere. Lula ha anche firmato un aumento del salario minimo da 1.212 a 1.320 reais (circa 245 euro): sono circa 125 milioni i brasiliani che soffrono di insicurezza alimentare e 30 milioni di fame su una popolazione di 215 milioni di persone.
Il nuovo capo dello Stato ha inoltre firmato una serie di decreti volti a rafforzare la tutela dell’Amazzonia, la cui deforestazione media annua è aumentata del 75% rispetto al decennio precedente. Lula ha istituito una “commissione interministeriale permanente per la prevenzione e il controllo del disboscamento”, decidendo anche di riattivare il Fondo Amazzonia, creato nel 2008 per raccogliere donazioni per investimenti nella foresta in vista della sua salvaguardia. Il Fondo Amazzonia era stato congelato dal 2019 a causa delle divergenze sulla destinazione dei fondi tra Norvegia e Germania, i principali donatori, e il governo di Bolsonaro. Sia Oslo sia Berlino hanno espresso l’intenzione di riattivarlo nuovamente come gesto di apertura verso il nuovo governo brasiliano.
Lula ha anche revocato un decreto che autorizzava l’attività mineraria nelle aree indigene e nelle aree ambientali protette. Con un decreto pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, Lula ha poi sospeso per due mesi le nuove registrazioni di armi e munizioni per cacciatori, collezionisti e tiratori sportivi (raggruppate sotto la sigla CAC). Questa categoria ha visto triplicare il suo arsenale durante i quattro anni in carica di Bolsonaro, fino a raggiungere un milione di armi registrate.
Lula ha inoltre limitato la possibilità di acquistare armi e munizioni per alcuni usi autorizzati e ha sospeso la concessione di nuove licenze per CAC e nuove iscrizioni per circoli e scuole di tiro.
Il presidente infine ha anche creato un gruppo di lavoro per proporre nuovi regolamenti per lo Statuto sul disarmo, in vigore dal 2003, che mira a disarmare i civili. “Il decreto sul controllo degli armamenti cerca di porre fine al periodo irresponsabile del ‘tutto è permesso’ incompatibile con la Costituzione”, ha assicurato su Twitter Flavio Dino, neo ministro della Giustizia e Pubblica Sicurezza.