Campi Flegrei, Musumeci attacca: “Non si doveva edificare. A rischio 100mila persone”

L’informativa del ministro della Protezione civile alla Camera. “Dal governo, per la prima volta, un’azione non estemporanea ma strutturata”

Nell’area dei Campi Flegrei, dove si trova uno dei più pericolosi vulcani attivi al mondo, “un’accurata e responsabile pianificazione urbanistica avrebbe dovuto impedire, sin dal dopoguerra, ogni attività edificatoria”. Inizia con un atto di accusa l’informativa urgente alla Camera del ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, sulla crisi bradisismo. Una comunicazione che si è resa urgente dopo la forte scossa di terremoto di magnitudo, riveduta a 4.6, di giovedì 13 marzo, a cui è seguito lo sciame sismico che ha gettato nuovamente nel panico la cittadinanza. Circa “100mila persone” esposte a rischi “vulcanici, naturali, sismici e bradisismici”, ha ricordato il ministro nel suo intervento in cui ha nuovamente parlato di “responsabilità” negli anni passati. “Le istituzioni pubbliche – ha detto – avrebbero dovuto guidare con buon senso e maggiore responsabilità la sempre crescente preoccupazione della popolazione verso una solida cultura di consapevolezza del rischio”. Invece, attacca, “si è preferito molte volte tacere, minimizzare, liquidare ogni ragionamento con la solita frase fatta ‘niente paura, tanto qui è sempre stato così”. Un approccio che il ministro ha definito sì “rassicurante” ma che “ha facilitato dagli anni ’60 in poi un’antropizzazione densissima e assolutamente incompatibile con quel territorio e che ha reso il cittadino sempre più indifeso”.

E se da una parte Musumeci punta l’accento sulla paura in cui vivono i cittadini, “esenti da colpe”, dall’altra ribadisce che il dialogo istituzioni-residenti “non è mai un fatto unilaterale. In un’area fortemente a rischio, lo Stato ha sì il dovere di rispondere alla collettività, ma la collettività non può assumere un ruolo passivo quando diventa destinataria di regole“. E ricorda: “Ai Campi Flegrei ce ne siamo resi conto lo scorso anno quando abbiamo voluto dare vita a tre esercitazioni con una quasi nulla partecipazione degli abitanti. Sola in quella di ottobre abbiamo registrato con piacere l’adesione di 1500 persone segno che la persistenza del governo ha fatto breccia nel muro dell’indifferenza”.   Musumeci parla della necessità, da parte del governo, di “usare con la popolazione un linguaggio scevro da retoriche, da buonismo, senza drammatizzare ma senza mai sottovalutare. Non sappiamo quanto potrà durare questa incerta situazione, non lo sa neppure la comunità scientifica“.

Parole che suscitano la reazione dell’opposizione che accusa il ministro di voler scaricare le responsabilità sulla popolazione. “Si è arrivati al paradosso di colpevolizzare i cittadini dei Campi Flegrei, gli unici in Italia a subire un trattamento del genere da parte di un governo. I fondi per la messa in sicurezza sono stati in gran parte non spesi o spesi male, e ora si vuole scaricare la responsabilità su chi vive in quell’area”, insorge in Aula Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra  che ha proseguito: “Perché, ministro Musumeci, non si è opposto ai condoni del governo Berlusconi?”. Di fatto, rilancia Musumeci,  quello dei Campi Flegrei dovrebbe essere “un tema sul quale non ci si può e ci si deve dividere”. E si rivolge al Parlamento perché eserciti “un utile e doveroso controllo ma anche di proposte al governo per prendere in esame contributi utili a fare meglio e di più“.

In generale, Musumeci promuove l’azione del governo che “in un anno e mezzo” ha fatto “tutto quello che era possibile fare in termini di prevenzione strutturale e non, ben consapevole di operare in una difficile e complessa realtà“, e lo ha fatto “dialogando con sindaci, Regione, prefetto e tutti i soggetti pubblici in una sinergia davvero esemplare”. Inoltre, sottolinea, l’azione dell’esecutivo è stata “per la prima volta non episodica né estemporanea, frutto invece di una programmazione accurata e consistente, strutturata a partire dal settembre 2023”. E spiega che è in fase di definizione il decreto per concedere contributi per adeguare le abitazioni alla sismicità, concorrendo fino al 50% dei costi da sostenere “a patto che gli immobili siano legittimi” (non abusivi): “Con la legge di Bilancio il governo ha stanziato 100 milioni per il quinquennio 2025-2029 teso a favorire la riduzione della vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio privato con destinazione ad uso residenziale. È in corso la preparazione della bozza di decreto per regolare assegnazione e ripartizione dei contributi”.

Sulla nuova emergenza, Musumeci traccia poi un bilancio: “A ieri i vigili del fuoco avevano avuto 1260 richieste di intervento di cui 1020 già eseguite. Tale attività ha determinato emanazione di ordinanza di sgombero da parte dei sindaci con l’evacuazione di 163 nuclei familiari per un totale di 388 persone”. Inoltre al 15 marzo sono state presentate 640 istanze di sopralluogo da parte dei cittadini delle quali circa due terzi ricadenti in zone ad alta e media concentrazione di edifici vulnerabili. “Di queste, il 43,5% è relativo al comune di Pozzuoli, il 50,8% al comune di Napoli e il 3,9% a Bacoli – ha spiegato il ministro -. La struttura tecnica nazionale e la Regione Campania sono state mobilitate per dare avvio ai sopralluoghi nei prossimi giorni“. Al momento, conferma, si resta in allerta Gialla: “Dall’Osservatorio vesuviano si dichiara non esservi alcuna evidenze di immediata eruzione. Dobbiamo lavorare per la normalità ma essere pronti a tutte le evenienze”. Scelta confermata ieri dalla riunione di ieri con il capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, i sindaci Gaetano Manfredi (Napoli), Luigi Manzoni (Pozzuoli), Josi della Ragione (Bacoli) e Antonio Sabino (Quarto).