Una consultazione pubblica e, soprattutto, una valutazione d’impatto prima di autorizzare al commercio qualsiasi cibo coltivato in laboratorio. L’Italia, la Francia e l’Austria si faranno promotori di queste richieste domani a Bruxelles nel corso del Consiglio Ue Agricoltura e Pesca. “Le pratiche di produzione di alimenti basati su cellule artificiali coltivate in laboratorio rappresentano una minaccia per gli approcci primari basati sull’agricoltura e per i metodi di produzione alimentare genuini che sono alla base del modello agricolo europeo”, si legge in una nota – vista da GEA – firmata dalle tre delegazioni con il sostegno di altri nove Paesi Ue, Repubblica ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia, per portare all’attenzione del Consiglio Agricoltura e Pesca l’opposizione al cibo coltivato in laboratorio.
Il punto sarà affrontato nelle discussioni ‘Varie ed eventuali’ dell’incontro. La nota è intitolata ‘Il ruolo della PAC nel salvaguardare una produzione alimentare di qualità e primaria basata sull’agricoltura’, ma le delegazioni cercheranno di spingere la discussione contro queste “nuove pratiche che includono la produzione di carne con la tecnologia delle cellule staminali, che richiede tessuti di animali vivi”, ovvero contro la carne coltivata in laboratorio. I ministri chiederanno in sostanza alla Commissione europea di avviare una consultazione pubblica sulla questione e di avviare una vera e propria valutazione d’impatto prima di autorizzare qualunque produzione alla vendita. “Lo sviluppo di questa nuova produzione di alimenti coltivati in laboratorio solleva molte questioni che devono essere discusse a fondo tra gli Stati membri, la Commissione, le parti interessate e il pubblico in generale”, si legge ancora nel documento.
Nel corso dell’ultimo Consiglio Agricoltura e Pesca che si è tenuto a dicembre, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, aveva riferito ai cronisti di aver preso parte su iniziativa del ministro austriaco, Norbert Totschnig, e con il ministro francese, Marc Fesneau, a un incontro per parlare di una posizione comune sui cibi coltivati, da presentare poi in un secondo momento. L’Italia è da mesi in prima fila a Bruxelles per scoraggiare ogni tipo di intervento della Commissione europea per autorizzare al commercio la carne sintetica. A novembre ha approvato un disegno di legge per vietare la produzione e la vendita di “alimenti e mangimi sintetici”, anche se per il momento in Europa non è stato autorizzato alla commercializzazione alcun prodotto coltivato in vitro o in laboratorio. La carne coltivata in laboratorio – così come l’assunzione di proteine da insetti – sono esempi di cosiddetti ‘nuovi alimenti’ (novel food, ndr), come vengono definiti da Bruxelles quei cibi che non sono stati consumati “in modo rilevante” prima del maggio 1997. La categoria comprende nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti. I ministri chiederanno che “prima di qualsiasi autorizzazione” al commercio, la “Commissione avvii una vera e propria consultazione pubblica sulla carne coltivata in laboratorio” e una “valutazione d’impatto completa e basata sui fatti sulla carne artificiale prima di qualsiasi autorizzazione alla vendita e al consumo”. Questa valutazione d’impatto – prosegue il documento – dovrà affrontare “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, oltre che nutrizionali, di sicurezza sanitaria, di sovranità alimentare e di benessere animale”.
La Commissione europea ha sempre posto l’accento sulla libertà di scelta dei consumatori su cosa mangiare, ricordando che prima di una eventuale autorizzazione al commercio ogni richiesta sarà sottoposta a una valutazione estremamente rigida da parte dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare). Al momento a Bruxelles non è stata ricevuta alcuna richiesta di autorizzazione all’immissione sul mercato di carne coltivata. Da Roma esulta Coldiretti secondo cui “l’alleanza nata in Europa fa proprie le perplessità sollevate per prima da noi e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini anche grazie alla legge approvata”, afferma il presidente Ettore Prandini.