Il governo accelera sul nucleare e, “in tempi brevi”, prevede di realizzare il deposito delle scorie. Ad annunciarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, agli Stati generali della green economy, in corso alla fiera Ecomondo a Rimini. Il deposito sarà costituito “non dico entro Natale, ma in tempi molto brevi – ha spiegato -. Ci sto lavorando tutti i giorni”. Per il responsabile del Mase, infatti, il tema delle scorie è il “vero problema” rispetto al dibattuto generale sul nucleare in Italia. Perché, in un futuro, lo Stato non si troverà a costruire centrali ma dovrà solo concedere ‘autorizzazioni’: “Se ha ragione la scienza si avranno fra 8-10 anni i cosiddetti small reactor. E sarà il sistema di imprese a valutare” di realizzarli, “il ruolo dello stato sarà di permetterlo”. Altro discorso quello delle scorie, visto che al momento in Italia ci sono 98mila metri cubi a bassa e media intensità, che sono essenzialmente ospedaliere. “Chi dice che non vuole il deposito delle scorie, è pronto a dire a un suo famigliare o a un suo amico ‘non fare la Pet in ospedale, perché produce scorie’? Noi produciamo mediamente 1000 metri cubi al mese (di scorie a media e bassa intensità, ndr). Dobbiamo trovare una soluzione”, ha incalzato Pichetto.
“Dopo trent’anni non ce l’abbiamo ancora fatta. Questo governo vuole farcela, e farà il deposito delle scorie”, ha promesso il ministro. Già domani i sindaci di Latina e Trino vercellese, e rappresentanti dell’Anci, saranno sentiti in commissione Ambiente della Camera, in vista dell’individuazione dell’area destinata alla realizzazione del Parco tecnologico e del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità. Mentre dalle opposizioni è il deputato Pd, Roberto Morassut, a incalzare: “Ricordo che quando avviai la procedura ferma da 30 anni per la individuazione delle aree idonee, la destra di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia protestò. Era il gennaio del 2020. Spero che si combini qualche cosa oltre gli annunci”.
Pichetto – e in generale l’esecutivo – non ha mai nascosto di guardare al nucleare cosiddetto ‘pulito‘, quello di quarta generazione, ritenuto un aiuto valido per soddisfare il fabbisogno energetico del Paese. Sulle rinnovabili, infatti, l’Italia si mostra indietro. “E’ un percorso difficile”, ha ammesso il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Nel 2021 sono stati impiantati meno di 1,5 gigawatt di rinnovabili, poi nel 2022 sono aumentati a 3 gigawatt. “L’obiettivo di quest’anno è farne almeno 6, e l’obiettivo al 2030, che stiamo dando nel piano nazionale energia, è raggiungere i 70 gigawatt”, ha annunciato. Ma se da una parte “è facile esaltare l’obiettivo”, in una logica di transizione ecologica sempre più necessaria, dall’altra “si tratta di trovare il punto di equilibrio rispetto ai beni paesaggistici, alle valutazioni ambientali, alle valutazioni dei territori”. Per quanto riguarda, poi, l’eolico offshore i tempi sono ancora “più lunghi”. L’impegno del governo è rispettare gli obiettivi climatici fissati al 2030 e 2050, ha assicurato il ministro convinto però dell’utilità di un’integrazione “massima” tra i vari livelli istituzionali, governo, Regioni e Comuni.
E’ questione di ‘equilibrio’, ha ribadito più volte Pichetto, fra finalità ambientali, l’economicità dell’intervento e la sostenibilità economica e sociale. “La sfida di tutto il sistema è cogliere questa opportunità per una crescita complessiva, che sia crescita e non decrescita”, ha spiegato inaugurando la fiera della green economy Ecomondo. Questo lo si raggiunge con un percorso che significa cambiamento del sistema produttivo come innovazione, “non come qualcosa da cui bisogna difendersi”.