Disaccoppiamento, Cer, taglio accise: le parole che la politica non ha (più) detto
Dodici mesi fa c'era una campagna elettorale nelle fasi più calde, a pochissimi giorni dall'apertura delle urne, ma subito dopo la loro chiusura il 'vocabolario' è via via cambiato. In alcuni casi radicalmente.
Ci sono termini che sembrano essersi persi nel vortice del dibattito politico. Parole che solo un anno fa erano quotidianità della politica, dei media e che ormai erano entrate nel linguaggio dell’opinione pubblica. Certo, dodici mesi fa era tutto diverso, c’era una campagna elettorale nelle fasi più calde, a pochissimi giorni dall’apertura delle urne, ma subito dopo la loro chiusura il ‘vocabolario‘ è via via cambiato. In alcuni casi radicalmente.
Un esempio su tutti è “disaccoppiamento”. Termine molto usato da Giorgia Meloni leader di FdI e candidata alla premiership, che in una fase molto delicata della crisi energetica aveva proposto come “soluzione da adottare subito” in Consiglio dei ministri, quella di separare il costo del gas da quello dell’energia elettrica. Una volta arrivata a Palazzo Chigi, però, Meloni ha virato su altri obiettivi, come il price cap Ue al gas, che ha comunque contribuito in maniera significativa all’abbassamento dei prezzi delle bollette, anche se negli ultimi giorni il conto è tornato a salire, consegnando al governo più di una preoccupazione in vista dell’inverno.
Altro termine scivolato fuori dal dibattito è Cer, acronimo di Comunità energetiche rinnovabili. Cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, ma anche di un pezzo importante della sinistra, compreso il Pd. Così come pure nel centrodestra il tema era nei piani. Le Cer potrebbero tornare ‘protagoniste’ a breve, però. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, infatti, ha inviato a Bruxelles il decreto per il negoziato con le istituzioni europee. La risposta, dice il responsabile del Mase, potrebbe arrivare a stretto giro di posta. E, di conseguenza, “mi auguro in tempi brevi di poter firmare il decreto definitivamente e partire, sicuramente entro questo autunno, con le Comunità energetiche, che sono una grande sfida”, ha detto a margine della lectio magistralis per la summer school ‘Strumenti e modelli per la transizione energetica: le Comunità energetiche rinnovabili’ dell’Università di Genova. Una sfida “dell’autoconsumo, di abitudini diverse, di comunione di produzione – ha spiegato -. Così, oltre al milione e settecentomila produttori individuali che abbiamo già, dai grandissimi come Enel fino a chi ha pannelli sul proprio tetto, aggiungiamo anche questo modello diverso di produzione e consumo”.
Scorrendo ancora la lista, tra le parole che gradualmente sono finite fuori dal rettangolo di gioco c’è accise, ovvero le tasse sui carburanti. Più precisamente, è di taglio delle accise che non se ne parla più da mesi, se non per lo scontro tra opposizione e maggioranza, con i primi a ricordare gli spot di Meloni degli anni scorsi per chiedere di eliminare i tributi sui carburanti, e i secondi a rifuggire da un nuovo intervento, come ai tempi del governo di Mario Draghi, non ravvisandone la necessità. Con l’estate e i rincari, però, sta riprendendo velocemente quota. In compenso, la politica ha assunto nuove terminologie, come il Piano Mattei, in onore del fondatore dell’Eni, su cui la Giorgia Meloni premier punta molte delle sue fiches per garantire all’Italia autonomia e sicurezza energetica, diventando “hub europeo” delle forniture. Il progetto prevede accordi bilaterali con gli Stati dell’Africa per la produzione di gas ed energia rinnovabile, con un approccio “non predatorio” e che lasci sui territori (e ai suoi popoli) una grande percentuale di risorse.