Questa volta Mario Draghi rinuncia all’aplomb e dice le cose pane al pane e vino al vino. Sulla guerra in Ucraina non ci sono vie di mezzo: o si sta con l’aggredito, Kiev, sostenendola economicamente, diplomaticamente e militarmente; oppure si sta con l’aggressore, la Russia, che per inciso non vuole sedersi al tavolo negoziale prima di aver annesso settori strategici dell’Ucraina.
Il premier ascolta tutti alla Camera, in religioso silenzio, poi dice la sua. Anche sulle sanzioni: “Quando dico che sono efficaci, ripeto quello che tutte le organizzazioni internazionali mi dicono. Io ho la sensazione, da tutti i dati, che siano molto efficaci. Anzi, che diventino ancora più efficaci quest’estate”. Non solo, perché l’ex Bce aggiunge anche un dettaglio sul tema, assolutamente non secondario: “Da tutti i segnali che si hanno da parte russa” c’è “l’evidenza di una grande preoccupazione che sta crescendo”.
L’aula di Montecitorio applaude, con calore, come non era forse mai accaduto finora. Segnale importante in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì, in cui non si discuterà però di tetto massimo al prezzo del gas. O meglio, l’argomento sarà trattato ma solo informalmente. Fonti Ue fanno sapere che si entrerà nel vivo solo all’Eurosummit, dunque ogni decisione di rilievo è rinviata a dopo l’estate. Un extra time per trovare quella quadra che ancora manca tra gli Stati membri. Ne resterà deluso Palazzo Chigi, visto che proprio Draghi nelle comunicazioni al Parlamento sottolinea quanto la misura del price cap sia diventata “ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca”.
Il capo del governo avverte anche di un altro fortissimo rischio: “Il conflitto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie”. Perché “sui più poveri, su quelli che hanno di meno al mondo, sta per abbattersi quella che più volte ho definito come tragedia umanitaria derivante dalla crisi alimentare”. Ma di questo – tuona alzando anche i decibel della voce – “la colpa non è delle sanzioni o dell’Europa, ma della Russia che ha dichiarato guerra all’Ucraina”.
Draghi non si tira indietro nemmeno davanti alle dita puntate dalle opposizioni. Anzi, dagli ex Cinquestelle che oggi sono nella componente Alternativa. Oggetto del contendere i concimi. Il premier si rivolge al deputato Alvise Maniero, sottolineando con forza di aver “sollevato la questione tre mesi e mezzo fa con la Commissione europea e sto aspettando una risposta”. Ma assicura che la questione non è affatto chiusa: “La riproporrò ancora nel prossimo Consiglio Ue” di domani e venerdì. Al quale Draghi si presenterà con una maggioranza più frammentata, dopo l’uscita di Luigi Di Maio e oltre 60 parlamentari dal M5S per dare vita al gruppo Insieme per il futuro, ma sicuramente meno esposta ai rischi di possibili colpi di testa. I numeri ci sono, l’appoggio del Parlamento anche: la partita europea può ricominciare.