La crisi energetica impone risposte forti e comuni. A dare una scossa all’Europa ci prova Mario Draghi, proprio mentre la discussione sul tetto massimo al prezzo del gas ritorna verso il mare alto dopo settimane in cui, invece, l’approdo sembrava sempre più vicino. Non è tenero il premier uscente, con i partner continentali: “Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali“, verga in una nota. In cui mette nero su bianco anche altri concetti che in Ue rischiano di galleggiare in una discussione che appare ancora troppo agitata per portare a una conclusione in tempi brevi. “La crisi energetica richiede una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza“.
Se da Palazzo Chigi la presa di posizione è forte, vuol dire che la situazione rischia seriamente di complicarsi. L’ex Bce prova a raddrizzare la rotta, usando un termine di paragone con cui sa di toccare le sensibilità di diversi suoi colleghi: “Nei prossimi Consigli europei – dice – dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali, proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina“.
Sulla sfida epocale della crisi energetica la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è d’accordo con Draghi: “Serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie“. Per lei, infatti, “nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. Per questo l’auspicio è che nel Consiglio Europeo sull’energia prevalgano buon senso e tempestività. Su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche“.
Solo poche ore prima della nota di Draghi, dalla Germania arriva la notizia che il governo di Olaf Scholz ha deciso di mettere sul piatto 200 miliardi di euro per interventi che dovranno servire a bloccare gli effetti dei rincari sulle bollette dei cittadini tedeschi. Una mossa che ha fatto ingolosire anche la politica italiana. Almeno quelle forze che, nonostante i 60 miliardi stanziati in estate dal governo Draghi, in campagna elettorale hanno sostenuto l’ipotesi di varare uno scostamento di bilancio per alleviare il peso su famiglie e imprese.
Come la Lega, infatti Matteo Salvini ha colto subito la palla al balzo per rilanciare il tema. “La Germania annuncia un maxi intervento da 200 miliardi di euro per bloccare gli aumenti di luce e gas. Urge intervenire anche in Italia, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare“, afferma il segretario del Carroccio, che ieri ha visto Giorgia Meloni, con la quale c’è però diversità di vedute sulla possibilità di fare nuovo debito. Piuttosto, la leader di FdI, in predicato di ricevere i galloni da premier, preferirebbe intervenire sul disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica prodotta da altre fonti, soprattutto rinnovabili. Sullo scostamento Salvini è più vicino alle posizioni di Giuseppe Conte e il M5S, paradossalmente anche a quelle di Carlo Calenda, che chiede uno sforzo da 90 miliardi, dilazionato su 12 mesi, in attesa che l’Europa vari il price cap e il governo italiano metta mano ad altre misure strutturali che rimodulino l’impatto del mercato sulle bollette.
Dunque, si torna al punto di partenza: l’Ue. Il ferro su cui batte proprio l’esecutivo in carica, con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “La lettera che abbiamo scritto rappresenta un macigno, anche perché è firmata da molti Paesi tra cui alcuni molto grandi come Francia, Spagna e Polonia. Devo dire la verità: se una istanza di questo livello fosse ignorata bisognerebbe farsi qualche domanda“, dice in un’intervista a ‘La Stampa’. Il concetto base resta sempre lo stesso: senza un price cap che funga da calmiere ai rialzi dovuti alla speculazione, i prezzi continueranno a danzare verso le stelle e le bollette non scenderanno. Tradotto: il tempo delle discussioni è quasi finito, ora l’Europa deve decidere. In fretta, possibilmente.