Il piano Cingolani non risparmia la scuola: in inverno le aule dovranno essere riscaldate con un grado in meno, nonostante le norme anti-Covid invitino a tenere le finestre aperte per il ricambio di aria.
“Da settimane abbiamo lanciato l’allarme rispetto a quello che si sarebbe poi messo in evidenza: serrare le fila sui comportamenti da tenere nei mesi freddi. Può stare nella logica delle cose abbassare le temperature di un grado in tutti gli edifici pubblici e privati. Ciò che mi sconcerta però è la non presa di coscienza che bisognava intervenire in estate con gli impianti di purificazione dell’aria, si poteva fare, i sistemi avrebbero messo in sicurezza le aule senza dover tenere le finestre aperte“, spiega a GEA Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola. Ridurre i gradi in classe, osserva, non è un dramma, “ma se la cosa si combina con le finestre aperte la condizione diventa insalubre. Le scuole non hanno mai esagerato in termini di temperature, c’è una sorta di abitudine a risparmiare. Ma le linee guida mi disarmano, dobbiamo recuperare, dobbiamo dare mandato a province e comuni a provvedere sugli impianti di aerazione“, insiste.
Dalle misure del Piano elaborato dal Mite sono escluse tutte le “utenze sensibili”, tra le quali ricadono anche ospedali e case di ricovero, ma non la scuola. Eppure “è una priorità, dovrebbe essere un luogo da privilegiare. Perché è stata esclusa?” chiede Alessandro Rapezzi, segretario nazionale Flc Cgil.
Il tema sarà domani alle 10 sul tavolo del confronto tra i sindacati, il ministro Patrizio Bianchi e le forze politiche, “ne parleremo – assicura la segretaria di Cisl Scuola – anche per dare un’agenda completa a chi si appresta a governare“. “Tutto quello che è intervenuto per gli edifici privati andrebbe fatto per l’edilizia scolastica, che ha bisogno di essere ammodernata – ripete Barbacci -. Abbiamo 42mila edifici, mettere impianti fotovoltaici su tutti i tetti, coibentare i muri e cambiare gli infissi creerebbe un risparmio energetico per la collettività, non solo per chi è nella Scuola“, osserva.
L’idea dei pannelli solari l’aveva lanciata mesi fa il presidente dell’Anp, Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli: “Questo contribuirebbe al saldo energetico nazionale. Alcune scuole li hanno già, ma se l’operazione si fa a tappeto avremo un bel po’ di energia in più“, afferma. Sul piano non ha obiezioni: “È doveroso per tutti abbassare di un grado la temperatura, tutti dobbiamo fare la nostra parte“. Ma solleva una questione, che è la madre dei problemi: “La verità è che non abbiamo mai efficientato gli edifici pubblici e che spesso gli impianti consumano più di quanto forniscono. Il parco edilizio è vetusto e fatiscente, gli edifici in buone condizioni sono sicuramente in minoranza, le scuole sono delle strutture molto poco efficienti“. Sul punto trova il pieno accordo di Rapezzi: “Chiaramente per la scuola non si è fatto nulla negli anni. Noi fin da subito, da maggio 2020, quando si è riaperto dopo la prima pandemia, abbiamo chiesto l’impegno del governo per gli edifici. Non so valutare se l’aerazione sia un tema, sicuramente molti edifici hanno bisogno di un intervento a prescindere“, scandisce. Poi si rivolge al Governo: “Dicono di aver messo tanti soldi, vorremmo capire come sono stati spesi in materia di edilizia scolastica“.