L’ultimo tassello per completare il puzzle. Entro domani Camera e Senato avranno le commissioni permanenti composte e, ovviamente, i nuovi presidenti. Le forze di maggioranza sono molto vicine a chiudere l’accordo per l’assegnazione dei ruoli: Fratelli d’Italia farà valere la maggiore forza contrattuale in funzione dei risultati ottenuti alle urne lo scorso 25 settembre, con 12 presidenze; alla Lega ne arriveranno 7 e Forza Italia ne porterà a casa 5. Il calendario prevede la convocazione delle commissioni permanenti di entrambi i rami del Parlamento domani. Palazzo Madama dividerà le operazioni in due turni, rispettivamente alle 10.30 e alle 12, mentre la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è in programma per giovedì 10 novembre, alle 11, per procedere alla propria costituzione.
Anche a Montecitorio è stato scelto di divedere in due segmenti. Dalle ore 14 ci saranno composizioni e voto delle commissioni dalla I alla VII (Affari Costituzionali, Giustizia, Affari Esteri, Difesa, Bilancio e Tesoro, Finanze, Cultura), mentre alle 15.15 si procederà con le commissioni dalla VIII alla XIV (Ambiente, Trasporti, Attività produttive, Lavoro, Affari sociali, Agricoltura e Politiche Ue). Entro le ore 17 di domani, dunque, i gruppi parlamentari dovranno comunicare le designazioni di competenza, poi il giorno dopo i membri di ciascun organismo sceglieranno i rispettivi uffici di Presidenza, composti da un presidente, due vice e due segretari.
In attesa che anche questo passaggio formale si compia, va avanti il lavoro delle commissioni speciali formate per portare avanti il lavoro sui provvedimenti varati dal precedente governo, guidato da Mario Draghi. Dunque, sul terzo decreto Aiuti per fronteggiare la crisi energetica dovuta ai rincari delle bollette e all’aumento dei carburanti, che scadrà il prossimo 22 novembre. L’attuale esecutivo, venerdì scorso, in Cdm, ha dato il via libera a un emendamento che riapre la possibilità di estrarre gas dai giacimenti nazionali con capacità superiore a 500 milioni di metri cubi, oltre il 45esimo parallelo, con il criterio di assegnazione del 75% delle risorse estratte, e a prezzi calmierati, per le aziende energivore italiane fino al 2024 (al 50% per gli anni successivi). Da domani l’intero provvedimento sarà in aula alla Camera, per chiudere la partita in tempo e consegnare il testo al Senato, che dovrà poi convertirlo definitivamente in legge. Dopodiché si potrà procedere con le nuove misure, ma soprattutto la legge di Bilancio, a cui stanno lavorando Giorgia Meloni e i suoi ministri. Una “corsa contro il tempo“, come l’ha definita la stessa premier nell’incontro avuto la settimana scorsa a Bruxelles con la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. Sarà il primo, vero atto di indirizzo del nuovo governo: dalla manovra dipenderà il futuro del Paese nel prossimo anno, e i riflettori sono tutti accesi su Palazzo Chigi.