Governo prepara inverno: nel mirino Patto stabilità Ue. Elettricità sopra 100 euro/MWh

Da Giorgetti e Fitto messaggi chiari all'Europa contro la fine della sospensione alle regole del Patto di stabilità. Intanto, i prezzi iniziano a risalire. Non solo la benzina, ma anche quelli dell'energia.

Europa

Agatha Christie sosteneva che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Al momento, sull’azione politica del governo da settembre in poi ce ne sono soltanto due, ma autorevoli: il ché fa supporre fortemente che non sia frutto della casualità. Ieri Giancarlo Giorgetti, oggi Raffaele Fitto, infatti, hanno lanciato messaggi piuttosto chiari all’Europa che sarà quello il campo da gioco ‘preferito’ nel prossimo autunno-inverno per Giorgia Meloni e la sua squadra. Dalle regole sul Patto di stabilità e crescita che il ministro dell’Economia vorrebbe non vedere riattivate nel 2024, alla flessibilità invocata – e rivendicata – dal responsabile degli Affari Ue, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, è abbastanza nitido l’orizzonte. Anche i toni sembrano proprio quelli da clima pre elettorale: del resto, le europee sono in programma nella prima decade di giugno del prossimo anno.

Come insegna la ‘regina dei romanzi gialli’, è meglio mettere in ordine i fatti. Già da qualche settimana prima della pausa ferragostana, da esponenti del governo italiano erano partiti i primi avvertimenti all’attuale maggioranza che sostiene la Commissione guidata da Ursula von der Leyen: ‘l’anno prossimo si cambia’ i messaggi (poco velati), ad esempio, di ministri con portafoglio di peso come Adolfo Urso o Matteo Salvini. Ora è il turno di quelli più vicini alla premier, Giorgia Meloni: chi per importanza della delega (Mef), chi politicamente (Fitto). Entrambi puntano forte contro la fine della sospensione alle regole del Patto di stabilità, che riporterebbe in auge il temibile rapporto deficit/Pil al 3%, cui tutti gli esecutivi hanno attribuito la colpa di mancati investimenti per paura di sforare e finire nel mirino della Troika.

Per Giorgetti il Prodotto interno lordo non è, però, un indicatore sufficiente a misurare la politica economica del Paese, perché “si può gonfiare anche facendo spese totalmente assurde o che non promuovano assolutamente lo sviluppo economico”, non permettendo di “cogliere fenomeni importanti“, come “il degrado dell’ambiente, che oggi è diventato veramente un tema centrale“. Semmai, per l’esponente della Lega, il tema è scegliere priorità e assicurarsi che ci sia sostenibilità nelle scelte compiute. A rinforzare questo ragionamento è Fitto. Dal palco del Meeting di Rimini, esattamente come fatto dal collega di governo 24 ore prima, il ministro degli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, avvisa sui rischi che comporterebbe il ritorno alle regole pre-pandemia. Proprio ora che le condizioni geopolitiche sono cambiate e non stabili a causa della crisi energetica prima e della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina poi.

A febbraio, ricorda Fitto, l’Italia era riuscita a far inserire il criterio della flessibilità – in merito agli aiuti di Stato, ma non solo – nelle conclusioni del Consiglio europeo. Ora questo strumento diventa fondamentale per non sprecare l’occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (che al suo interno ha anche i capitoli aggiuntivi del RePowerEu) e le risorse dei Fondi di coesione 2021-2027. Per questo occorre “mettere in campo scelte che vanno nella direzione di poter utilizzare le risorse in funzione anche dei cambiamenti”, perché “sarebbe paradossale non modificare nulla lasciando quanto si è deciso prima degli accadimenti che hanno modificato complessivamente lo scenario”. Volendoci proprio vedere un risvolto politico, il messaggio tra le righe a von der Leyen e i suoi commissari è quello di non avere fretta di tornare al passato, altrimenti a pensarci sarà la prossima maggioranza. A patto, ovviamente, che il centrodestra e le forze popolari e conservatrici vincano le elezioni.

Piccolo inciso rispetto allo scenario, i prezzi iniziano a risalire. Non solo la benzina, ma anche quelli dell’energia, seppur di poco. A certificarlo sono i dati del Gestore mercati energetici, che ha registrato, nella settimana dal 14 al 20 agosto, un aumento del 10% rispetto alla settimana scorsa, raggiungendo quota 105,79 euro per megawattora. Un segnale, nemmeno troppo preoccupante (l’Italia ha visto di peggio nella sua storia recente), ma che comunque non va sottovalutato. In patria, come in Europa.

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