Settantacinque anni fa gli italiani scoprirono un nuovo modo di vivere la loro quotidianità. Era il 1° gennaio del 1948, infatti, quando entrò in vigore la Costituzione. L’Italia usciva da una guerra profonda e dolorosa, che aveva messo in ginocchio il Paese, la sua economia, il suo tessuto sociale. Nel suo discorso di fine anno, Sergio Mattarella ha dedicato ampio spazio alla Repubblica, con parole decise e visione prospettica. “La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio”, ha detto sopra tutto il capo dello Stato.
Dalla firma in calce posta dall’allora capo dello Stato provvisorio, Enrico De Nicola, il 27 dicembre del 1947, ultimo atto dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea costituente, avvenuta il 22 dicembre dello stesso anno, sono stati svariati i tentativi di cambiare la Carta fondamentale della Repubblica. Ma in 75 anni sono state solo 16 le modifiche approvate, quasi sempre per aggiornarla ai tempi. Non a caso le ultime due riguardano temi che ormai sono parte integrante della vita di ogni italiano: l’11 febbraio del 2022 è stata introdotta la tutela dell’ambiente in Costituzione adeguando articoli 9 e 41, mentre lo scorso 7 novembre, con la modifica all’articolo 119, è stato aggiornato il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità.
Tutti segni (e segnali) che la Carta è davvero il faro da osservare durante le tempeste della storia. Che non è intoccabile, ma bisogna saperla ‘maneggiare’ con cura per evitare di stravolgere la vita del Paese. Non sempre, infatti, i tentativi di modificarla sono andati a buon fine, spesso per volontà popolare con i referendum bocciati (anche sonoramente) dagli elettori.
Ma questo fa parte della vita democratica del Paese. Come ricordato proprio dal capo dello Stato: “La Repubblica siamo tutti noi. Insieme. Lo Stato nelle sue articolazioni, le Regioni, i Comuni, le Province. Le istituzioni, il Governo, il Parlamento. Le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione. I corpi intermedi, le associazioni. La vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato”, ha detto Mattarella. Ricordando che “la Repubblica, la nostra Patria, è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie”.
Non solo: “La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”, è “nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali”. La Repubblica, ha aggiunto Mattarella, “è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione”.
Un monito e uno sprone, perché “la Repubblica vive della partecipazione di tutti”. Ed “è questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. È anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia”.
Nel 2023, nel futuro dell’Italia, nel 75esimo anno dall’entrata in vigore della Costituzione.