Ristrutturazioni sostenibili degli edifici per maggiore efficienza energetica, ma pure per sicurezza. La Commissione europea coglie l’opportunità del Green Deal per intervenire sul tanto, troppo amianto, ancora presente nell’Ue. Ci sono oltre 220 milioni di edifici realizzati prima della messa al bando del prodotto cancerogeno, nel 2005, e si presume che “la maggior parte” di essi sia ancora troppo piena del materiale. Dall’Ue arriva quindi una nuova proposta legislativa sullo screening e la registrazione della presenza di amianto, con l’invito per gli Stati membri a sviluppare strategie nazionali di rimozione nel quadro degli interventi per il rinnovamento energetico degli edifici. “Il costa sarà a carico di chi ristruttura”, mette in chiaro Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e gli affari sociali.
La strategia della Commissione Ue, contenuti nel piano per ‘un futuro senza amianto’, prevede anche altri impegni, quali la revisione del Protocollo Ue per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione e limiti più stringenti per l’esposizione sul lavoro. Attraverso la modifica della direttiva in materia, si vuole ridurre di dieci volte la soglia, abbassandola dall’attuale 0,1 fibre per centimetro cubo (f/cm³) a 0,01 f/cm³.
Nel quadro del Green Deal, l’Ue ha chiesto ai governi di aumentare il loro tasso annuale di rinnovamento degli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. Ma l’aumento delle ristrutturazioni, secondo Bruxelles, se da un lato aiuterà ad abbassare i costi delle bollette, dall’altro rischia di portare con sé l’aumento dei rischi di esposizione dei lavoratori alle fibre di amianto. La proposta di modifica al quadro normativo intende intervenire su questo aspetto insostenibile dell’agenda sostenibile, per garantire rimozione e smaltimento sicuro della sostanza e proteggere i lavoratori. I dati aggiornati indicano che il 78% dei casi di tumori contratti sul luogo di lavoro dipenda dall’esposizione all’amianto, e attualmente tra i 4,1 milioni e i 7,3 milioni di lavoratori in tutta l’Ue sono a contatto, e quindi esposti, a questa sostanza.
La proposta di modifica della direttiva andrà discussa dai co-legislatori di Parlamento europeo e dagli Stati membri, e una volta adottata gli Stati membri avranno due anni per recepirla. Tempistiche che già suscitano le critiche dei socialdemocratici in Parlamento europeo. “Non si dovrebbe perdere tempo e non si dovrebbe risparmiare alcuno sforzo per limitare l’esposizione dei lavoratori a questa sostanza altamente pericolosa”, la reazione di Agnes Jongerius , portavoce del gruppo S&D per le questioni relative al lavoro, che vorrebbe azioni più rapide e soprattutto limiti ancora più bassi. Se la Commissione propone di abbassarli da 0,1 fibre per centimetro cubo (f/cm³) a 0,01 f/cm³, i socialisti chiedono di portarla allo 0,001 f/cm³. Il dibattito tra co-legislatori è iniziato.