“Non c’è nulla di vergognoso nel fare l’imprenditore agricolo“. Non c’è davvero, ma Francesco Lollobrigida è costretto a ribadirlo, dopo il polverone sollevato in apertura del Vinitaly.
Dal palco di Verona, il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste aveva ricordato ai giovani italiani che “lavorare in agricoltura non è svilente“, rivolgendosi, tra gli applausi, “a chi è sul divano, mentre prende il reddito di cittadinanza“. Parole pesantissime per una generazione che paga lo scotto della recessione, della pandemia e della crisi seguita alla guerra in Ucraina. Vero è anche che gli agricoltori hanno (disperatamente) bisogno di braccia nei campi. Ne è prova il clamoroso successo del click day del decreto flussi, il 27 marzo, in overbooking già dopo un’ora per le domande di ingresso dei lavoratori extracomunitari. Alle 10 del mattino, secondo il Viminale, le domande arrivate erano 238.335, quasi il triplo delle quote previste dal decreto, ossia 82.705.
Ora, il piano del governo è coprire una parte del grande fabbisogno di lavoro in agricoltura con una quota di giovani in cerca di un posto. “Bisogna creare ricchezza per aiutare i più deboli, ma non si può creare ricchezza per decreto o facendo debito. La ricchezza si crea col lavoro“, precisa il ministro all’indomani delle polemiche. Ringrazia i ragazzi che frequentano gli istituti agrari: “L’unica cosa indegna è che se tu puoi lavorare, dici che se non ti danno il reddito di cittadinanza vai a rubare. Non può essere che, chi invece va a lavorare, paghi con le sue tasse chi non vuole provare a lavorare”, sostiene.
Nelle campagne, in vista della vendemmia, “c’è posto anche per studenti, pensionati o disoccupati che vogliono trovare una occasione di reddito e fare una esperienza all’aria aperta a contatto con la natura, grazie al nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nell’ultima Manovra“, conferma Coldiretti. Una opportunità per anche per “percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le 45 giornate di lavoro effettivo all’anno e non aver già lavorato in agricoltura“, fa sapere l’associazione.
Per fare il punto sulle necessità del settore, mercoledì 5 aprile, alle 10, è già convocato a Palazzo Piacentini, sede del ministero del Made in Italy, il Tavolo Agrindustria, con Adolfo Urso e Lollobrigida, insieme alle principali imprese del settore, alle associazioni di categoria e alle parti sociali.
Intanto, il ministro dell’Agricoltura continua a incassare destri dall’opposizione: “All’attuale Ministro dell’Agricoltura non passa nemmeno per la mente che se non si trovano stagionali, forse questo dipende da condizioni di lavoro inadeguate. Eppure dovrebbe conoscere la realtà di un settore purtroppo afflitto da caporalato e lavoro nero“, tuona il responsabile economia di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia. “Braccia rubate all’agricoltura? Meraviglia che a pronunciare queste parole sia colui che è chiamato a promuovere e sostenere le nostre eccellenze agroalimentari“, denuncia l’ex ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. In agricoltura, sottolinea, è sempre maggiore il bisogno di “grandi professionalità, studio, formazione, passione“, che sono i fattori che fanno dell’agricoltura italiana “un’eccellenza“. Per essere competitivi con i nostri prodotti nel mondo, scandisce la presidente di Italia Viva, “abbiamo sempre più bisogno di saperi e di diritti. Non certo delle frasi sprezzanti di chi sa solo guardare al passato, dimenticando che l’agroalimentare italiano punta, da sempre, al futuro“.