Esplode la polemica dopo le parole di Nello Musumeci. Il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, incontrando giovedì a Palazzo Chigi gli amministratori locali dell’Emilia-Romagna, per la seconda riunione del tavolo sull’emergenza dovuta all’alluvione, davanti alle richieste (volutamente provocatorie) di alcuni sindaci, rimasti a corto di risorse, di mettere nero su bianco l’invito a ‘congelare’ i lavori, ha risposto con una frase tranchant: “Il governo non è un bancomat“. Nemmeno 24 ore dopo, pubblicamente, ai microfoni di Rainews24, Musumeci non solo ha confermato la versione dei fatti raccontata da diversi media, ma ha anche rilanciato: “Il tavolo è nato per essere di coordinamento, cioè mettere assieme iniziative e confrontarsi su criteri e priorità, invece qualcuno ha pensato che servisse solo per portare l’elenco spese e riscuotere”. Non ce l’ha con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al quale riconosce di non aver fatto polemica. Ma al governatore, indirettamente, fa capire che la stima dei danni consegnata nella riunione di ieri a Roma (circa 9 miliardi di euro) “va verificata”. L’esempio è quello dell’agricoltura, settore per il quale occorre “capire quante produzione si possono salvare, quante colture si possono salvare“, dunque “è presto per fare un quadro completo dei danni”. Gli amministratori locali, però, pressano per accelerare i tempi, soprattutto sulla nomina del commissario straordinario. Argomento sul quale il governo non cede di un millimetro: “Arriverà nella fase di ricostruzione, e questo dipenderà dalle condizioni fisiche e socio-economiche in cui si trova il territorio soggetto a calamità”.
Musumeci è chiaro sulle intenzioni dell’esecutivo: “Il Codice di Protezione civile, non votato da me ma dal governo di centrosinistra nel 2018, prevede che la nomina per il commissario per l’emergenza possa durare un anno, rinnovabile, e poi inizia fase ricostruzione. Riteniamo che la materia vada normata, perché c’è qualche lacuna, per definire quando termina la fase di emergenza e quando inizia la ricostruzione. Questo lo stiamo facendo in queste settimane“. Vogliono tempi certi a Palazzo Chigi: “In Emilia-Romagna, per il post terremoto, Bonaccini è rimasto commissario straordinario per 11 anni”, aggiunge il coordinatore del tavolo sull’alluvione voluto dalla premier, Giorgia Meloni.
Il ragionamento di Musumeci, ma soprattutto la scelta delle parole, non è andato affatto giù alle opposizioni. “L’arroganza del governo nei confronti dei sindaci e delle popolazioni del territorio, espressa nelle parole del ministro Musumeci è intollerabile”, accusa il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. “L’Emilia-Romagna non è un set per foto e riprese. Ci sono sindaci, cittadini, imprese che aspettano ormai da un mese la nomina di un commissario e le risorse vere per la ricostruzione e la ripresa. Con offese e arroganza non si va lontano“, rincara la dose via Twitter la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga. Anche i Cinquestelle attaccano: “E’ palese che l’esecutivo sta voltando le spalle a questi cittadini, la cui forza di volontà resta sotto gli occhi di tutti, ma che necessitano di aiuti adeguati e non di pannicelli caldi”, lamenta la deputata Ilaria Fontana, ex sottosegretaria all’Ambiente. Sui suoi canali social, invece, l’emiliano-romagnolo doc, Pier Luigi Bersani, si rivolge direttamente al ministro: “Ma chi crede di essere questo ministro Musumeci? Pensa davvero di poter spiegare con arroganza ai romagnoli come si fanno le cose?“. Il clima, dunque, si fa sempre più teso e la prossima settimana, salvo cambi di programma, il tavolo dovrà tornare a riunirsi. Mentre sul territorio si continua a spalare e contare danni, in attesa di un faticoso ritorno a qualcosa che si avvicini più possibile alla normalità.