Energia, bollette, inflazione: ecco su cosa punta la prossima manovra del Governo
I tempi stringono, la crisi morde la carne viva degli italiani e la ricognizione delle risorse è ancora da fare: tutti fattori che costringono l'esecutivo a concentrarsi sulla base di partenza, 23 miliardi di circa lasciati in eredità da Mario Draghi
Energia, bollette, inflazione. La prossima manovra, la prima del governo di Giorgia Meloni, avrà margini pressocché azzerati per andare oltre questo recinto di priorità. I tempi stringono, la crisi morde la carne viva degli italiani e la ricognizione delle risorse è ancora da fare: tutti fattori che costringono l’esecutivo a concentrarsi sulla base di partenza, 23 miliardi di circa lasciati in eredità da Mario Draghi, per mettere a punto almeno uno o due livelli di intervento annunciati dalla premier in Parlamento nelle linee programmatiche. L’emergenza rincari rischia, infatti, di ‘ingoiare’ gran parte dei fondi a disposizione di Palazzo Chigi e del Mef.
Gli sforzi, dunque, dovrebbero essere concentrati sul taglio di bollette e accise sui carburanti, sulla scorta di quanto già avviato dal precedente governo. Nei palazzi della politica circolano diverse ipotesi, una delle quali spinge il conto totale sui 40 miliardi, sfruttando soprattutto l’extragettito realizzato dall’erario in virtù dei rincari sui prodotti energetici e alimentari. Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia all’inizio del mese di ottobre, infatti, nel periodo che va da gennaio ad agosto di quest’anno le entrate tributarie erariali accertate sono state di circa 343,7 milioni di euro, con un incremento di oltre 40,6 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il 13,4% in più.
L’unico imperativo, per ora, è quello di non creare nuovo debito. Come conferma il neo ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “non faremo assolutamente lo scostamento di bilancio, non certamente per queste iniziative che sono congiunturali“. Le fonti da cui attingere sono altre, per l’esponente di FdI, che mette al primo posto “il bilancio vigente“. Difficilmente saranno disponibili risorse dagli extraprofitti delle società che operano nel settore energetico. Secondo Meloni la norma va riscritta per renderla effettivamente efficace, ma i risultati comunque non potrebbero arrivare prima del prossimo anno, almeno. “Quella di Draghi – spiega ancora Urso – è una norma fatta male, si pensava di ricavarne 10,5 miliardi, ne abbiamo 1 soltanto“. Ecco perché gli extraprofitti serviranno ad “accentuare” l’intervento del governo per aiutare sia le grandi imprese, “pure loro colpite dal caro energia“, ma anche le piccole e medie “che hanno meno risorse per contrastare la crisi“. La partita, dunque, è rinviata al 2023.