Sul filo di lana arriva l’accordo sul Superbonus che sblocca l’impasse sul decreto Aiuti. Sono ‘salvi’ i 17 miliardi stanziati a inizio agosto dal governo per fronteggiare la crisi energetica, che si è inevitabilmente riverberata sulle bollette di cittadini e imprese. Dopo giorni di tira e molla e infinite trattative, arriva la mediazione del Mef: un compromesso depositato in commissione Bilancio al Senato, e accettato dalle forze politiche, che di fatto elimina la cosiddetta ‘responsabilità solidale’ dal testo. Ovvero, i crediti saranno bloccati solo a chi si macchia di “dolo” o “colpa grave“, mentre chi ha già iniziato i lavori rimanendo nel perimetro della legge non avrà alcun problema e potrà portare a termine le opere commissionate. L’aula del Senato, dunque, concede il disco verde al testo con 182 sì e solo 21 astenuti.
La soluzione alla fine tutti provano a intestarsela. Il Movimento 5 Stelle, sostanzialmente, si attribuisce il merito di non aver mollato la presa sul Superbonus, a costo di bloccare e far slittare l’approvazione in Parlamento. “La ferrea posizione del M5S a tutela di decine di migliaia di imprese edilizie alla fine ci ha permesso di ottenere un grande risultato“, commenta la capogruppo a Palazzo Madama, Mariolina Castellone. Ma è il Carroccio a rivendicare la mediazione decisiva: “La Lega salva le imprese inguaiate dalle criticità del Superbonus, ora avanti tutta contro il caro bollette: è emergenza nazionale, non possiamo perdere tempo“, dichiara il segretario federale, Matteo Salvini. Il Partito democratico, invece, punta il dito verso l’ex alleato: “Conte, dopo aver ritardato l’approvazione del decreto pretende le scuse del Pd che ha costruito insieme ad altri partiti una soluzione equa sul Superbonus. Ora aspetti un po’ meno per riconoscere l’errore di aver affondato il governo Draghi, in compagnia di Salvini e Berlusconi“.
Fa un discorso più ampio FdI. L’idea di Giorgia Meloni è “rivedere la misura del Superbonus, ma riordinando complessivamente l’intero sistema delle agevolazioni edilizie”, uniformando l’entità “che non dovrebbe superare l’80%” e ragionando “sul fatto di dare la priorità alla prima casa“.
Ora il passaggio decisivo sarà alla Camera, dove il testo è atteso per giovedì 15 settembre per l’approvazione definitiva. Risolto l’impasse a monte, l’aula non dovrebbe fare molta fatica a dare l’ok e passare all’assestamento di bilancio. Una volta che anche questi due passi saranno compiuti, toccherà al governo convocare il Consiglio dei ministri per approvare velocemente il nuovo decreto Aiuti, che dovrebbe essere di 10-13 miliardi, anche se Salvini continua a chiedere uno scostamento di bilancio da 30 miliardi almeno. Proposta più volte respinta al mittente, non solo da Palazzo Chigi ma anche da avversari e alleati di FdI. Tant’è che l’ex ministro dell’Interno nelle ultime ore è arrivato a chiedere spiegazioni per il diniego di Meloni: “Non capisco perché tentenni“.
In attesa del Cdm, però, il governo non resta fermo. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno infatti firmato il decreto Interministeriale che proroga fino al 17 ottobre il taglio di 30 centesimi al litro per benzina, diesel, gpl e metano per autotrazione. Una boccata d’ossigeno in un momento difficile per famiglie e imprese.