Ucraina, Vaticano lavora a ospitare negoziati. Cremlino: “Nessuna decisione sulla sede”

Leone XIV ha sentito Giorgia Meloni: la premier si è confrontata anche con Zelensky, Macron, Stubb, Starmer, Merz e von der Leyen per un coordinamento tra i partner

Il Vaticano continua a proporsi come mediatore nei negoziati tra Mosca e Kiev. Domenica Leone XIV ha incontrato il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, lunedì il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. E, nell’attesa che si definisca il quadro del confronto, il Papa torna a lanciare l’appello per il cessate il fuoco: “In un mondo diviso e ferito dall’odio e dalla guerra siamo chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”, dice, durante la sua prima udienza generale in piazza San Pietro. “Chiediamo che gli uomini non si chiudano a questo dono di Dio e disarmino il loro cuore”, ribadisce.

Al termine dell’udienza, mentre la Terza Loggia lavora dietro le quinte per ospitare il confronto tra le due potenze alle porte dell’Europa, non fa riferimento all’Ucraina, ma l’allarme per Gaza: “E’ sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia“, osserva, chiedendo di consentire l’ingresso di “dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità in cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate“.

Secondo il Cremlino, la Santa Sede non ha ancora avanzato proposte specifiche per una soluzione. Il portavoce Dmitri Peskov saluta “con favore” la “prontezza e gli sforzi di tutti quei Paesi che vogliono contribuire a una rapida risoluzione”, precisando però che la sede dei negoziati non è ancora stata definita :Questa decisione viene presa da tutte le parti interessate“.

Il Papa statunitense ha intanto sentito Giorgia Meloni ieri sera, confermando la disponibilità ad accogliere in Vaticano i colloqui tra le parti. La premier ha poi sentito anche Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente finlandese Alexander Stubb, il primo ministro inglese Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, concordando, secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, di “mantenere uno stretto coordinamento tra i partner”. Per Berlino, gli eventuali colloqui di pace in Vaticano richiederebbero una “preparazione molto intensa” e l’autorizzazione dei partecipanti a negoziare un cessate il fuoco. “Al momento è un po’ speculativo parlare di una data o di un formato” sottolinea Stefan Kornelius. “Sappiamo che è prioritario che si svolgano discussioni serie e che la delegazione, chiunque essa sia, abbia anche il potere di negoziare un armistizio“, scandisce.

La disponibilità della Santa Sede è comunque per il vicepremier Antonio Tajani “un’opportunità per tutti”. “Il Vaticano può avere un ruolo fondamentale”, spiega il ministro degli Esteri in una intervista ad Avvenire, considerando il discorso di Leone XIV sulla pace “largo, profetico, oltre gli interessi politici ed economici che segnano queste fasi negoziali”. Un’ipotesi “affascinante, certo, ma soprattutto credibile e realmente facilitatrice”, osserva. E precisa che questa è una “guerra tra cristiani”: “Se si parleranno nella Santa Sede, non sarà certo per lasciare le cose così come sono adesso. Il Vaticano non è un albergo, per essere più chiari”.

Il Vaticano è davvero il luogo ideale per trattative di pace anche per il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che in una intervista al Giornale ricorda che mediare è ciò che “fa da sempre”. Come dieci anni fa, con Shimon Peres e Abu Mazen o nel 2019 con i leader del Sud Sudan: “Il ruolo del Papa e del Vaticano è quello di aiutare i potenti del mondo a fare ciò che devono fare, ovvero lasciare da parte gli interessi personali e ogni tanto anche quelli nazionali e mettersi insieme per fare la pace e assicurare la pace. Questo è il ruolo della Chiesa“.