Meloni tra green, energia e sovranità alimentare: “Rispetteremo i patti ma Ue sia rapida”

Il discorso programmatico della leader di Fratelli d'Italia spazia dall'emergenza bollette, all'immigrazione alla neutralità tecnologica, senza dimenticare l'Europa, le sue potenzialità e le sue mancanze

Parole d’ordine e un orizzonte lungo. Il discorso programmatico del primo governo di Giorgia Meloni spazia dall’energia, con l’emergenza bollette, alla sovranità alimentare, dall’immigrazione alla neutralità tecnologica, senza dimenticare l’Europa, le sue potenzialità e le sue mancanze. “Noi non concepiamo l’Ue come una élite ma come la casa comune dei popoli europei, dove gli Stati membri possono centrare obiettivi che da soli sarebbe difficile raggiungere”, dice la premier all’aula di Montecitorio, chiedendo la fiducia sulle linee programmatiche, che ottiene con 235 voti favorevoli contro 154 contrari (5 gli astenuti). Non mancano, ovviamente, punture sottili ma ben evidenti: “Penso agli accordi commerciali, ma anche agli approvvigionamenti di materie prime ed energia, sfide davanti alle quali non sempre l’Ue si è fatta trovare pronta. Proprio chi ha creato la Comunità economica del carbone e dell’acciaio – rincara la dose – si trova, anni dopo, ad essere ad essere maggiormente esposta in tema di approvvigionamento energetico”.

Lo spirito atlantista del suo governo, comunque, non è minimamente in discussione: “Sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà degli ucraini con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe – puntualizza – aprendo la strada a ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dei prezzi ancora maggiori di quelli conosciuti in questi mesi“. Inoltre, “soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato, ed è quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica“, aggiunge.

Meloni chiederà anche pragmatismo sul Pnrr. Perché servono “investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico, l’erosione costiera e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti da territori e calamità naturali“. Ma crisi e inflazione suggeriscono di riaprire il capitolo a Bruxelles, non per smontare il piano costruito da Mario Draghi nei 20 mesi a Palazzo Chigi – anzi, ringrazia il suo predecessore e l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani -, ma per evitare il rischio che “visti i rincari delle materie prime le gare per la messa a terra delle opere vadano deserte”. L’impegno che prende in aula sui fondi europei è preciso: saranno spesi “al meglio, senza ritardi e senza sprechi”, concordando con la Commissione europea “gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa

C’è anche il green nei passaggi cruciali del discorso pronunciato dalla leader di Fratelli d’Italia. Che rivendica l’anima ecologista della destra: “Non c’è un ecologista più convinto di un conservatore”. Per questo motivo “ciò che ci distingue da certo ambientalismo ideologico – spiega – è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Per la prima volta, infatti, il mare diventa un tema di governo: “Deve diventare un asset strategico per l’Italia intera e, in particolare, per il Mezzogiorno”. Sul Sud punta molte delle sue fiches la premier, anche per uscire dall’emergenza energetica e rilanciare lo sviluppo delle fonti alternative: “È il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili”. Meloni si dice “convinta che l’Italia, con un po’ di coraggio e spirito pratico, potrebbe uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima”.

Ma prima bisogna alzare un argine all’impennata dei prezzi, dunque “è necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette che di quello del carburante”. Almeno in attesa che l’Europa faccia la sua parte, perché “se da un lato è vero che il solo fatto di aver discusso misure di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall’altro è evidente che se non si darà rapidamente seguito agli annunci, con meccanismi concreti, la speculazione ripartirà”, avverte Meloni. Che ha un’idea precisa dell’operato di Bruxelles: “I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti, raggiunto anche grazie all’impegno di Draghi e Cingolani, ma ancora insufficienti”.

Tra gli obiettivi del suo esecutivo c’è quello di “accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde, senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica: sarà questo il nostro approccio”.

Oltre all’energia, però, c’è il tema agroalimentare. Togliendosi qualche sassolino dalle scarpe rispetto alle critiche che le sono piovute addosso negli ultimi giorni, dopo l’annuncio di voler cambiare denominazione al Mipaaf: “I prodotti di assoluta eccellenza devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile”, dice Meloni. Spiegando che questo “non significa mettere fuori commercio l’ananas, come qualcuno ha detto, ma che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per dare da mangiare ai nostri figli”. La giornata lunga si è chiusa con il primo successo incassato dal governo, oggi si replica in Senato, dove la distanza dalle opposizioni non sono è ampia come Montecitorio. Dopodiché, sarà nella pienezza delle sue funzioni e potrà dedicarsi alla priorità numero uno: bloccare l’emergenza bollette.