Musumeci: Ricostruiamo l’Italia. Stare nei tempi o via incarichi e sanzioni

"Da oggi inizia una nuova fase, nel segno della continuità e della celerità", assicura il ministro a GEA

Sulle eterne ricostruzioni, l’Italia cambia passo. Parola di Nello Musumeci, da meno di tre mesi alla guida del nuovo ministero per la Protezione civile e le politiche del Mare.
In Consiglio dei ministri approda il Dl Ricostruzione, più risorse per il dipartimento, un piano straordinario per Ischia, una scure sui tempi. “Da oggi inizia una nuova fase, nel segno della continuità e della celerità”, assicura il ministro, che vede Guido Castelli, neo commissario per la ricostruzione post terremoto del Centro Italia, insieme a Giovanni Legnini, confermato commissario per la ricostruzione a Ischia, mettendo un punto alle polemiche sullo spoil system sollevate dall’avvicendamento del meloniano Castelli a Legnini.

Su questa sostituzione il segretario del Pd Enrico Letta ha parlato di un ‘Brutto segnale’. Come risponde?

“L’Italia senza polemiche sarebbe come un albero senza foglie. E’ normale. Che le polemiche vengano da una forza politica dell’opposizione è altrettanto normale. Meno normale è che vengano dal Partito democratico, che in termini di nomine di governo minore credo non abbia dato un buon esempio. Il senatore Legnini rimane sull’Isola di Ischia con un compito assai gravoso che si aggiunge a quello post-sisma ed è una scelta di questo governo, senza alcun criterio di carattere politico. Il senatore Castelli, che ha fatto l’amministratore locale, è stato un ottimo sindaco e conosce bene quel territorio. E’ stato scelto per occuparsi del completamento della fase di ricostruzione, che il commissario Legnini non poteva assolvere con una certa leggerezza, essendo già onerato da due incarichi particolarmente importanti. Sono tre gli obietti che il governo vuole perseguire per l’incarico e la nomina di commissario: la vocazione organizzativa, la conoscenza del territorio e il rapporto fiduciario, tutti questi requisiti sono stati rispettati. Fra i tre non c’è l’appartenenza politica”.

Sulle tante ricostruzioni da fare, avete individuato delle priorità?

“Il ministero sta lavorando per semplificare il quadro normativo. Non è possibile che in Italia un’opera di ricostruzione dopo una calamità, non importa se frana, alluvione o terremoto possa durare anche 60-70 anni. Nella Valle del Belice, in Sicilia, ancora i sindaci lamentano il mancato completamento della fase di ricostruzione, eppure quel disastroso terremoto è avvenuto nel gennaio del 1968. L’obiettivo, fra i tanti, è quello di dover limitare l’opera di ricostruzione, almeno per la parte che riguarda il sostegno finanziario del denaro pubblico. Siamo orientati a prevedere un lasso di tempo non superiore a 10 anni. Significa che se gradualmente il piano di ricostruzione, con le sue scadenze, non dovesse essere rispettato, chi viene chiamato a compiere questa operazione viene sollevato dall’incarico e non pensiamo di dover escludere poteri sanzionatori”.

Il governo si è insediato a fine ottobre, tra l’alluvione delle Marche e la frana di Ischia. Gli effetti dei cambiamenti climatici rendono sempre più evidente la fragilità del territorio italiano. Ha istituzionalizzato i tavoli con gli assessori della protezione civile, come procedono?

“Nel mese di gennaio terremo un altro incontro e ci occuperemo esclusivamente delle opere assegnate alla protezione civile attraverso le risorse del Pnrr. Si tratta di 1,2 miliardi di euro, 400 milioni già impegnati per progetti avviati e redatti, 800 milioni andranno ai nuovi progetti e una parte crediamo di poterli destinare alla prevenzione per gli incendi boschivi che ogni volta mettono in ginocchio non solo l’Italia. Oggi ho avuto un incontro con i ministri di nove Paesi per parlare degli incendi boschivi, abbiamo rinnovato l’impegno a stare uniti perché uniti si può vincere la battaglia e denunciato la carenza dei Canadair, di fabbricazione straniera. Il paradosso è che non riusciamo a comprarne di nuovi perché prodotti da una sola casa in regime di totale monopolio. Mi sembra un’anomalia sulla quale ho ritenuto di dover richiamare l’attenzione dei colleghi ministri degli altri Paesi europei e del commissario europeo per gli affari umanitari”.

Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, fermo da anni, è stato pubblicato come promesso prima della fine dell’anno. Quando sarà attuato e dove troverete le risorse?

“La pubblicazione del bando non è l’ultimo atto. Serve adesso adottarlo, dopo il parere della valutazione ambientale strategica. Il collega Pichetto ha avuto la solerzia di far pubblicare il piano prima della fine dell’anno, come si era impegnato a fare. Mi auguro che si faccia presto, perché a volte il mondo scientifico, al quale siamo grati, non ha profonda consapevolezza dei tempi necessari per intervenire sul territorio. E’ probabile che entro un mese o poco più si possa arrivare all’approvazione del piano. Che dovrà essere seguito da un piano di prevenzione, qui siamo solo nella fase di previsione”.

L’ex ministro Sergio Costa contesta che il Piano andava completamente riscritto.

“Il piano di adattamento ai cambiamenti climatici è stato avviato nel 2016, mi pare che subito dopo il generale Costa sia stato nominato ministro dell’Ambiente. Ha avuto tutto il tempo per poter o far rivedere il piano o accelerarne l’esecuzione. Non capisco contro chi ce l’abbia il buon generale Costa. E’ amaro dover constatare come, quando il piano sarà adottato, per alcuni aspetti sarà già superato. Questi strumenti di pianificazione hanno bisogno di correre su un binario veloce o le mutazioni climatiche, le anomalie che registriamo giorno dopo giorno finiscono con il vanificarne la funzione, che è quella di suggerire il piano di prevenzione. Spero che per il futuro questa lezione possa essere d’aiuto”.

Con la legge di Bilancio è stata riattivata la società Ponte sullo Stretto. In molti sostengono che chi vive e lavora in Sicilia e Calabria abbia bisogno di altre infrastrutture e che il ponte non cambierà nulla nella loro vita. E’ d’accordo?

“Sono d’accordo col fatto che ci siano molte persone che ritengano inutile il Ponte sullo stretto e molte altre che lo ritengano utile. E’ un tema divisivo naturalmente. Ci si è iscritti in buona parte al partito del ‘benaltrismo’, per cui di fronte alle esigenze di affrontare un problema si risponde ‘Ma c’è ben altro’. Con questa scusa il Sud e la Sicilia continuano ad arrancare. Il ponte sullo stretto è una infrastruttura, come può esserlo un’autostrada, un porto o un aeroporto. Per rendere competitiva la Sicilia come base logistica del Mediterraneo, occorre che le persone e le merci possano muoversi velocemente. A questo serve il Ponte sullo Stretto. Realizzarlo non significa non doverci preoccupare della viabilità in Sicilia, l’una opera non esclude le altre”.

I prezzi alle stelle dei carburanti piegano anche i marittimi. Ci sarà il taglio delle accise o si va verso un passo indietro?

“Noi spesso dimentichiamo di essere in economia di guerra. Dimentichiamo che non abbiamo autonomia energetica, che la manovra delle accise portate avanti dal governo Draghi ha comportato un costo di 10 miliardi di euro e al tempo stesso la manovra di Bilancio ha destinato 21 miliardi solo al caro energia. E’ una valutazione che il governo sta facendo in queste settimane. Si tenga conto che, per ogni provvedimento che si intende adottare, bisogna fare ulteriore debito. Alla fine non paga il governo Meloni, non paga il premier o il ministro Musumeci, pagheranno i nostri figli per i prossimi 20-30 anni. Ogni buon padre di famiglia ha il dovere di capire se sia più giusto o utile fare ora ulteriori debiti (e l’Italia ne ha fatti per 400 miliardi negli ultimi quattro anni anche a causa del Covid), o sia più giusto affrontare ora ulteriori sacrifici nella certezza che fra qualche mese la situazione complessiva si potrà normalizzare. Fa specie il fatto che alcune pompe di benzina vendano il carburante a meno di 2 euro e altre a 2,30. L’ida che ci possa essere qualche furbetto della speculazione non è malvagia, anche per questo il ministro dell’Economia ha chiesto alla guardia di finanza di adottare misure di contrasto”.