
E’ vittoria del centrodestra nelle Marche. Francesco Acquaroli è stato riconfermato alla guida della Regione: a poco più del 50% delle sezioni scrutinate, il presidente uscente, è al 52,08%; lo sfidante del centrosinistra, Matteo Ricci, al 44,78%. Tra i partiti, FdI è al 28,1%; il Pd al 22,78%; Fi all’8,2%; la Lega al 7,15%; il M5s al 5,26%, Avs al 4,23% L’affluenza definitiva si è attestata allo 50,01%, in pratica ha votato un elettore su due. Partecipazione in calo di quasi 10 punti (9,7%) rispetto alle elezioni del 2020, quando fu del 59,7% (rispetto al 2020, l’affluenza alle elezioni regionali nelle Marche cala in tutti i capoluoghi, ma il calo è più marcato a Macerata (-14,6) e Fermo (-11,4)).
“La classe dirigente, del centrodestra marchigiano, che è stata unita e coesa nella sfida di una terra”, ha dichiarato Acquaroli in conferenza stampa ricordando che “c’erano esigenze rimaste per tanti anni non risolte, che in questi cinque anni noi abbiamo iniziato ad affrontare in maniera approfondita e soprattutto cercando di creare una forte discontinuità con quello che era accaduto precedentemente. È stato un lavoro importante”. Il governatore rieletto si è detto determinato a “continuare quello che era il lavoro iniziato, le tante riforme che devono essere attuate fino in fondo, quelle da completare, le infrastrutture”. Soprattutto, “lavoreremo per i giovani – ha spiegato – in particolare vogliamo mettere in campo ulteriori strategie per far sì che i nostri giovani possono trovare nelle Marche la risposta alle loro esigenze, lo faremo per le aree interne, per le aree colpite dal sisma, per quelle colpite dall’alluvione e credo che ci sia grande soddisfazione perché evidentemente il lavoro che abbiamo svolto è stato importante per la nostra comunità marchigiana“.
La premier Giorgia Meloni è stata la prima a congratularsi con Acquaroli, suo fedelissimo. “Gli elettori hanno premiato una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua regione e i suoi cittadini”, ha scritto su X dicendosi “certa che continuerà nel suo impegno con la stessa passione e determinazione”.
Di fatto, in una terra di soli un milione e 300mila abitanti divenuta suo malgrado lo ‘swing state‘ che avrebbe potuto segnare un’inversione di tendenza in vista delle prossime politiche, la campagna elettorale per il governatore uscente non è stata facilissima. Lo stesso Acquaroli ha dovuto chiamare rinforzi da Roma, con Meloni e tutti i leader del centrodestra ad Ancona a tirargli la volata, unito a un tesoretto di 60 milioni di euro arrivati proprio a ridosso del voto assegnati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. La segretaria del Pd Elly Schlein si è congratulata con Acquaroli per la vittoria, ammettendo che la sfida “non era facile” in una regione “dove il centrodestra governava già da cinque anni. Ci abbiamo messo tanto impegno ma stavolta non è bastato”. Ora, ha ribadito, “ci aspettano altre cinque regioni al voto fino alla fine di novembre e il nostro impegno unitario con la coalizione progressista al fianco dei nostri candidati continua con grande determinazione.”
In Valle d’Aosta è vittoria autonomista: l’Union valdotaine è il primo partito con il 31,9%, seguita dagli Autonomisti di Centro (14%). Della maggioranza uscente fa parte anche il Pd che si è fermato all’8%. Il centrodestra unito ha ottenuto il 29,5%: Fratelli d’Italia è la prima forza con il 10,9%, davanti a Forza Italia (10%). Crolla la Lega, che passa dal 23,9% del 2020 all’8,3%. Avs-Rete civica si attestano al 6,3%. Non raggiungono la soglia di sbarramento del 5,71% per entrare in consiglio regionale Valle d’Aosta aperta che chiude con il 5,56% e Valle d’Aosta futura che risulta il partito meno votato con il 4,64% di preferenze. L’affluenza per il rinnovo del Consiglio regionale è stata del 62,98%, pari a 65.014 votanti su 103.223 aventi diritto al voto.