Il Piano Mattei andrà avanti “al di là del prezzo del gas“, perché è un progetto “centrale” che servirà a garantire “l’autonomia strategica dell’Europa come continente produttivo“. Sono le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che aggiunge un’informazione in più sul dossier a cui lavora da mesi il governo, su imbeccata della premier, Giorgia Meloni, che punta molte delle fiches del suo mandato sull’idea di trasformare l’Italia in hub europeo del gas, ma non solo. Il piano sarà presentato ufficialmente il prossimo ottobre, in occasione della Conferenza Ue-Africa, dunque, è ancora work in progress. Ma Urso lascia anche anche spunti di riflessione. Partendo dalla strategicità dei rigassificatori galleggianti collocati a Piombino a Ravenna, il responsabile del Mimit dice che bisogna pensare “anche progetti per rigassificatori a terra“.
Del resto si tratta di infrastrutture cruciali, vista la diversificazione del mix energetico operato dall’Italia a partire dallo scorso anno. Che diventa fondamentale se l’obiettivo del Piano Mattei è rifornire Germania, Ungheria, Svizzera e gli altri Paesi dell’Europa centrale con metano e Gnl che arriveranno nei terminali presenti sul nostro territorio dalle nazioni del Nord Africa. Per avere a disposizione una adeguata gamma di forniture è importante, però, raddoppiare la capacità delle infrastrutture già esistenti e sfruttare la tecnologia per la trasformazione della materia da liquida a gassosa, per poi essere trasportata tramite le pipeline. Termini a volte difficili da comprendere, ma che in sostanza vogliono dire prendere il Gas naturale liquido, riprocessarlo per poi mandarlo a chi vorrà comprarlo. Per fare questo, però, servono i rigassificatori e l’Italia, complice anche la crisi energetica di inizio 2022, acuita fortemente dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, è corsa ai ripari acquistando due navi Frsu che hanno proprio questo scopo. Una è ormeggiata a Piombino, l’altra entrerà in funzione entro qualche mese. Le due imbarcazioni, però, hanno un timing operativo limitato. Quella in Toscana, ad esempio, non potrà rimanere più di tre anni e al momento si è fatta avanti la Liguria per accoglierla. Al di là del gas e delle energie prodotte da fonti fossili, però, il nostro Paese non abbandonerà i progetti legati alle fonti alternative. “Assolutamente no“, ribadisce Urso, ricordando che il nostro è il Paese “che spende di più per le rinnovabili o per l’idrogeno verde”. Che dunque diventa un altro tassello fondamentale del mosaico energetico del nascente Piano Mattei.