Ponte sullo Stretto, Pichetto: “Via-Vas ha dato condizioni”. Colle frena su deroghe antimafia

Il Quirinale blocca un articolo del decreto Infrastrutture e risponde al ministro che aveva annunciato un intervento parlamentare per riproporlo.

Del ponte sullo stretto di Messina non si vede la fine, ma neanche l’inizio. Prima ancora dell’avvio dei lavori, ogni giorno emerge un nodo da sciogliere. Da un lato quello della commissione Via-Vas del Mase, che ha dato il via libera all’opera in assenza dei rilievi tecnico-ambientali che la stessa commissione aveva richiesto. Dall’altra, lo stop del Quirinale al tentativo di inserire all’interno del Dl Infrastrutture una procedura speciale per i controlli anti-mafia, adottata finora soltanto in casi di emergenza.

Il via libera della Commissione Via-Vas ha “tutta una serie di prescrizioni e condizioni che dovranno essere assolte da parte dell’impresa aggiudicataria“, si sgancia Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo alle polemiche sollevate dalle opposizioni e dalle associazioni ambientaliste che accusano il ministero dell’Ambiente di aver ignorato i pareri scientifici sulla direttiva Habitat. La commissione “da tecnica diventa politica” e il Mase “perde il ruolo di terzietà nei controlli ambientali”, punta il dito il Wwf. La Commissione ha chiesto che per la biodiversità fosse disposto un aggiornamento del piano di monitoraggio da eseguirsi per la fase ‘ante operam’ per numerosi degli habitat sia terrestri che marini che relativi alle zone umide. La Commissione ha chiesto anche un monitoraggio che di un anno intero sulle specie migratorie. Per il mare sono stati prescritti nuovi aggiornamenti di monitoraggio e analisi da effettuarsi, ancora, per un anno intero per le comunità planctoniche e la componente nectoniana, cioè sul movimento di pesci e cetacei. Pur in assenza di questi elementi di analisi, la Via-Vas aveva rilasciato un primo parere positivo “trovando l’escamotage di chiedere come prima prescrizione di attivare una procedura autorizzativa in deroga, per cui occorre comprovare l’assenza di soluzioni alternative rispetto l’opera proposta, l’esistenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prevalente (IROPI) per la realizzazione del progetto, l’individuazione di idonee misure compensative da adottare”, spiega il Wwf.

Chiamata a pronunciarsi su questa procedura, la Commissione si esprime ancora una volta senza le analisi naturalistiche ambientali richieste. “Salvini, per realizzare quest’opera, ha eliminato i pareri di ISPRA, INGV, del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dell’Autorità Nazionale dei Trasporti e non ha ascoltato i rilievi dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Inoltre, non è stata rispettata la Direttiva europea Habitat”, denuncia Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde. Per il deputato ecologista, il ponte sta “sottraendo risorse alle infrastrutture utili del Paese: 1,7 miliardi di euro sono stati tolti dalla manutenzione delle strade per dirottarli al Ponte, così come i fondi di sviluppo e coesione per il Sud, che sarebbero serviti per realizzare ferrovie, scuole e ospedali”.

Il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, però, fa sapere che la rimodulazione dei fondi per le Province “non ha riguardato in alcun modo il Ponte sullo Stretto”. In altre parole, non c’è stato trasferimento di fondi dagli enti locali all’opera che collegherà Calabria e Sicilia. Quanto al rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti, il Mit si affida al Parlamento e auspica che in sede di conversione del Dl Infrastrutture “si possa valutare l’importanza di alcune integrazioni, a partire dal rafforzamento dei controlli anti-mafia sul Ponte sullo Stretto”: “Un’opera così importante merita il massimo dell’attenzione, per garantire legalità e trasparenza nel coinvolgimento delle migliaia di imprese e degli oltre 100mila lavoratori che parteciperanno alla costruzione”, viene spiegato. Il decreto vagliato dal Quirinale e inviato alle Camere è diverso da quello approvato dal Cdm. Nella versione originaria nel provvedimento era stata inserita una misura legata al Ponte che centralizzava i controlli antimafia in una struttura del Viminale, diretta dal prefetto Paolo Canaparo. Dopo i rilievi del Colle, però, questo passaggio, ritenuto inopportuno da Mattarella, è stato depennato. La norma sui controlli antimafia “non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri”, ricorda l’ufficio stampa della presidenza della Repubblica in una nota. “La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina”. La norma proposta prevedeva invece una “procedura speciale adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi – che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie – continua l’ufficio stampa del Colle – Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale“. “Lavoreremo in Parlamento, in fase di conversione, per rafforzare i controlli antimafia”, assicura la Lega. Il partito di Matteo Salvini si dice determinato nel “tenere una linea rigorosa, per assicurare che questo progetto strategico vada di pari passo con la lotta alla criminalità organizzata”.