Francesco Rocca è l’uomo su cui il centrodestra punta per vincere la sfida delle elezioni regionali nel Lazio. Romano, classe 1965, alle spalle ha studi di giurisprudenza e una lunga esperienza nel mondo della sanità. Tra i suoi incarichi, il più importante è di sicuro la Presidenza della Croce rossa italiana, assunta nel 2013 e poi lasciata per candidarsi alla guida della sua regione, appoggiato da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Udc, Noi moderati e dalla lista civica Rocca presidente. Degli obiettivi green e sostenibili del suo programma ne ha parlato con GEA.
Presidente, sulla transizione ecologica del Lazio quali sono i suoi progetti?
“La transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione. La Regione Lazio inizierà a governare, con rapide tempistiche, processi molto complessi, rispondendo con la concretezza a dieci anni di sostanziale immobilismo progettuale. Dico subito che sarà fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti. Il Lazio, Roma in particolare, sconta un lunghissimo periodo di politiche inattive che hanno trascinato la Capitale a esportare la spazzatura a pagamento. Una follia. Aggiungo che sarà approvato un Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio. Le aree, dal 14 febbraio in poi, saranno individuate con criterio, garantendo le zone di pregio e agricole. Il mio intento è quello di utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e – categoricamente – col paesaggio marino”.
Lei ha detto che per risolvere i problemi legati al ciclo dei rifiuti, il solo termovalorizzatore a Roma non basta. Come intende cambiare la ‘cultura’ della raccolta differenziata?
“Il Lazio versa al 18esimo posto per raccolta differenziata. Un disastro. È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione, del recupero, del riciclo, del riuso. Questa è la visione innovativa. In questo senso, quello che farò è creare gli strumenti per realizzare delle vere e proprie miniere di materie prime: plastica, vetro, carta, ferro, alluminio, frazione organica. Per raggiungere questo obiettivo, occorre da un lato tornare a investire sulla raccolta differenziata spinta (soprattutto a Roma, sull’esempio dei comuni più virtuosi del Lazio), dall’altro mettere in ordine e rendere più efficienti le filiere dei consorzi di recupero. Ci vorrà una grande attenzione all’insediamento di nuovi impianti di raccolta, stoccaggio e trattamento delle citate nuove materie prime, spostando l’attenzione dalla guerra sulle localizzazioni, alla tipologia di qualità dell’impianto che dovrà caratterizzare la futura stagione”.
Nella sua campagna elettorale ha parlato molto delle condizioni in cui versano le coste laziali, come interverrebbe se fosse eletto governatore?
“Sul litorale laziale, anche a causa di politiche regionali stagnanti, quindi non solo per il cambiamento climatico, le comunità sono esposte a un’ampia varietà di rischi, fra cui l’erosione costiera con la relativa scomparsa di milioni di metri quadrati di arenile. Un disastro a cui la Regione, in questi ultimi dieci anni, non ha saputo porre rimedio con interventi strutturali. Le coste laziali vanno messe in sicurezza una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione. Gli interventi di difesa saranno programmati grazie a un Piano di ripascimento che eviterà di intervenire – come è stato fatto finora – con costose, quanto inefficaci, iniziative spot. È mia intenzione, aggiungo, istituire una ‘Cabina del Mare‘, riunendo tutti i soggetti interessati, con l’obiettivo di aprire un confronto costante sul complesso degli aspetti di natura ambientale ed economica”.