Fare presto e, possibilmente, fare bene. Il tempo è tiranno con il governo e con la maggioranza, che possono permettersi ancora una settimana, al massimo dieci giorni, prima di completare la squadra di sottosegretari, vice ministri e presidenti di commissione. Il Pnrr, la legge di Bilancio e gli aiuti per famiglie e imprese contro i rincari di bollette energetiche e carburanti impongono di usare l’accetta su alcuni riti consolidati della politica che di solito richiedono molto più tempo. Le richieste sono note: Forza Italia vuole un riequilibrio dei rapporti di forza interni alla coalizione con 12 sottosegretari, la Lega ne vorrebbe altrettanti e FdI rivendica il primato elettorale. Troppe richieste per circa una ventina di posti disponibili nella squadra di Giorgia Meloni. Ragion per cui, individuati i profili più adatti ai dicasteri, alcuni nomi in lista potrebbero tornare utili per Montecitorio e Palazzo Madama. Nel Cdm di lunedì prossimo si avrà il quadro definito.
Il metodo accettato da tutto il centrodestra, dopo giorni di febbrili trattative, rispecchia l’esito delle urne. Metà dei posti andranno a Fratelli d’Italia, che così potrà inserire proprie figure nei ministeri che non guida direttamente, mentre l’altro 50% sarà diviso equamente tra Carroccio e Forza Italia, sempre con il criterio di non avere due elementi dello stesso partito in un dicastero. Anche se i rumors sulla volontà di Matteo Salvini di portare Edoardo Rixi al suo fianco al Mims non sono del tutto spenti. I riflettori sono inevitabilmente puntati sul ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile e sull’Ambiente e sicurezza energetica, non solo per la centralità delle deleghe, ma anche perché insieme costituiscono quasi il 70% delle risorse. A Porta Pia potrebbe arrivare anche Salvatore Caiata (FdI), mentre all’ex Mite sono in lista sia Vannia Gava (Lega) che Nicola Procaccini (FdI).
Per il ministero delle Imprese del Made in Italy si sente anche il nome di Luca Squeri, responsabile Energia di Forza Italia, che potrebbe fungere da ufficiale di collegamento con il ministro Gilberto Pichetto Fratin. Sempre da FI viene il nome forte per il ministero dell’Agricoltura e la sovranità alimentare, dove potrebbe tornare Francesco Battistoni, che ha ricoperto lo stesso incarico anche nel governo di Mario Draghi. Chi non entrerà nella partita di sottogoverno potrà, comunque, aspirare alla guida delle commissioni parlamentari, anche se la partita è rinviata alla prossima settimana. Per ora le indiscrezioni confermano solo il metodo: 5 a FdI, 3 al Carroccio e 2 a Forza Italia a Montecitorio; 6 a Fratelli d’Italia, 4 alla Lega, 3 al partito di Silvio Berlusconi e 1 a Noi con l’Italia a Palazzo Madama.
Mentre le delegazioni dei vari partiti di maggioranza mettono a punto la lista, l’esecutivo inizia a muovere i primi passi. Pichetto Fratin, ad esempio, ha già esordito in Europa, anche se il confronto è ancora lungo: “Stiamo andando avanti sull’energia, al vertice del Lussemburgo sono stati fatti altri passi avanti e anche la Germania non si è opposta a che la commissione presenti in tempi rapidi una proposta sul price cap dinamico”, dice al ‘Corriere della sera’. Spiegando che la squadra è al lavoro “su tutte le priorità: aumento dell’estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali, price cap dinamico a livello europeo, disaccoppiamento del prezzo dell’energia da rinnovabili dal prezzo del gas e messa a punto di una nuova norma sugli extra-profitti”.
Le valutazioni “su quali sono le misure più idonee e i provvedimenti da adottare per velocizzare le procedure” sono già avviate. Anche riprendendo il lavoro del suo predecessore, Roberto Cingolani, rimasto al suo fianco come consigliere, o meglio advisor. Ma, avverte Pichetto, “non tutto si può fare con un semplice decreto ministeriale, serviranno anche norme di legge, ma intendo fare il prima possibile”.
Corre veloce anche il collega di governo Matteo Salvini. Che rilancia il nucleare invitando tutti ad essere “ambiziosi”, perché “l’Italia non può essere l’unico dei grandi Paesi al mondo che, per ideologia, si autolimita dicendo no”. Ma lo stesso concetto lo esprime anche per il Ponte sullo Stretto di Messina: “Ho già fatto la prima riunione operativa, informale e riservata, con gli esperti da tutta Italia” e “conto che nei prossimi mesi, dopo 50 anni, ci sia una parola certa” perché “la politica deve prendersi la responsabilità di decidere, poi toccherà a ingegneri e operai”.