La strada verso un tetto europeo al prezzo del gas resta in salita. L’ultimo Consiglio energia non ha portato i frutti sperati (e attesi dalla scorsa estate), ma l’Italia non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Anzi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, elenca almeno un risultato ottenuto dalla riunione di ieri a Bruxelles. Perché “abbiamo unanimemente sgombrato il campo da quella ipotesi“, dice riferendosi alla proposta della Commissione Ue di fissare un price cap per il metano a 275 euro per megawattora. Cifra che non convince praticamente nessuno, né i Paesi favorevoli alla misura né quelli sfavorevoli. Perché “se noi applicassimo quella proposta – spiega il responsabile del Mase – sarebbe inefficace nel modo assoluto, quindi perfettamente inutile“.
La fascia indicata da Bruxelles per il price cap, dunque, “non funziona, è inapplicabile” insiste. “Se prendessimo questa proposta di regolamento e la collaudassimo, o se volessimo fare una simulazione su cosa è avvenuto durante l’estate, sarebbe inefficace“, ribadisce Pichetto. Ricordando, invece, qual è stata l’idea portata al tavolo dall’Italia: “Abbandoniamo un numero di tetto, determiniamo invece dei parametri di intervento, allo scopo fondamentale di predisporre un intervento unitario da parte dell’Ue per evitare la speculazione“. Un vero e proprio “corridoio dinamico, che dovrebbe funzionare con una differenza rispetto ai prezzi medi di un certo periodo sull’oscillazione rispetto agli sbalzi“. Questo perché “non riusciamo a frenare il valore della quotazione internazionale, ma gli sbalzi e la speculazione possiamo frenarli“.
Da par suo, la Commissione europea fa sapere che non ne presenterà una nuova, ma la procedura seguirà l’iter normale. A chiarirlo è il portavoce, Eric Mamer, durante il briefing con la stampa, precisando che la proposta dell’esecutivo comunitario è stata già presentata al Consiglio Ue e che “non abbiamo dato indicazioni sul fatto che presenteremo una nuova proposta. Il processo legislativo seguirà la normale procedura“, per cui la proposta della Commissione europea può essere emendata e modificata. La puntualizzazione arriva dopo il Consiglio straordinario dell’energia, in cui i ministri hanno rimandato alla prossima riunione (che dovrebbe tenersi il 13 dicembre) la decisione sul meccanismo di correzione del mercato.
Sempre restando al vertice di ieri, Pichetto rivela un altro dettaglio: “Non c’è stato il muro contro muro, ma la disponibilità a ragionarci sopra, a valutare, a tentare di trovare soluzioni di mediazione e equilibrio“. Dunque la situazione non è così tesa come sembra agli osservatori esterni: “Il clima è che almeno ci parliamo – aggiunge il ministro -, che questo arrivi a una soluzione lo vedremo strada facendo“. Almeno “il fatto positivo è che già ieri sera le strutture tecniche, in modo informale, si parlavano. E non è qualcosa da non considerare“.
Sul fronte interno, poi, Pichetto torna sulla vicenda del rigassificatore galleggiante da installare a Piombino entro la prossima primavera, per accogliere le nuove forniture di Gnl provenienti dall’Algeria. Il Comune ha presentato ricorso al Tar, ma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica annuncia l’opposizione del governo: “Noi abbiamo bisogno di quei 4-5 miliardi di metri cubi” o “la difficoltà per il 2023 ci sarebbe tutta“. Non avere il 4% di gas da Piombino vorrebbe dire “non riuscire a riempire gli stoccaggi o fare tanta fatica e dover cercare soluzioni alternative“. Un lusso che l’Italia proprio non può permettersi.