Il secondo provvedimento sui Campi Flegrei arriverà entro due settimane. Allo studio c’è un piano di allontanamento e una serie di misure, tra cui il divieto assoluto a ogni altra realizzazione di nuovi edifici abitativi in quell’area. “E’ già stato un crimine avere consentito in quell’area negli ultimi 70 anni l’insediamento di oltre 80mila persone“, tuona in commissione Ambiente alla Camera il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Parole che sollevano polemiche, ma il ministro non incassa: “Non si gioca sulla pelle di migliaia e migliaia di persone e le persone che abitano in quella zona non hanno mai avuto responsabilità. La popolazione sa quali sono i rischi, ci vive da duemila anni, ma non è un atto d’accusa. L’atto d’accusa – precisa a chi lo accusa di offendere i residenti – è alle classi dirigenti, che nel tempo hanno minimizzato i pericoli“.
Su quell’area il governo è già intervenuto a ottobre 2023 con un primo Dl che ha avviato una serie di iniziative legate alla prevenzione strutturale e non strutturale, alcune di queste sono ancora in corso di realizzazione. Due sono le aree maggiormente esposte: un perimetro a rischio vulcanico, che comprende sette Comuni, e un’area ristretta di rischio bradisismico che comprende tre Comuni (Pozzuoli, Bacoli e alcuni quartieri di Napoli, i municipi IX e X, che corrispondono all’area di Bagnoli). Qui, da alcuni mesi, si svolgono interventi legati alla prevenzione non strutturale, esercitazioni, comunicazioni con assemblee pubbliche, una campagna di informazione dedicata agli alunni delle scuole primarie. E’ stato realizzato anche un fumetto in cui sono descritti i due rischi incombenti, bradisismico e sismico. Per ora, la commissione Grandi Rischi ha mantenuto l’allerta gialla, pur sollecitando la massima attenzione allo svolgimento delle esercitazioni e del pieno coinvolgimento nella fase preventiva della popolazione dell’area, che lambisce complessivamente gli 80mila abitanti, 35mila nell’area ristretta.
Il provvedimento prevede un piano di allontanamento, immaginato tenuto conto dell’assetto urbanistico “non sempre compatibile con una sana ed efficace strategia di allontanamento“, mette in guardia il ministro. Fra gli interventi previsti c’è quello della valutazione della vulnerabilità degli edifici pubblici e privati: 100 tecnici lavorano divisi in squadre. Per il momento, sono stati esaminati 4mila edifici, 1250 risultano a elevato rischio sismico, gli altri sono a medio rischio.
Una volta completata la fase di ricognizione della vulnerabilità, si partirà con la messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche strategiche nell’area ristretta: “Parliamo di scuole, in tutto una sessantina, del carcere femminile di Pozzuoli e di quello minorile di Nisida, delle strutture dedicate ad attività municipali, a cominciare dalle case comunali, e di infrastrutture viarie e legate alle reti di servizi“, spiega il ministro. E’ previsto anche un intervento sugli edifici privati, quelli che ricadono in zona a maggior esposizione al rischio, purché non siano né seconde case né edifici abusivi. Si sta quantificando e questo è l’esito dell’incontro di ieri a Palazzo Chigi presieduto dal Presidente del Consiglio, la quantità di risorse necessarie, attingendo anche a quelle non vincolate distribuite fra i vari ministeri. Il decreto-legge 140 del 2023 aveva già previsto un piano di interventi sugli edifici pubblici da 40 milioni di euro.
Ora il Governo “intende provvedere a un’integrazione dello stanziamento economico, per circa 130 milioni di euro, al fine di intervenire in via prioritaria sugli edifici scolastici o, comunque, sugli edifici che ospitano minori, come ad esempio il carcere minorile“, precisa Musumeci. Tra le iniziative sul tavolo, quella di sostenere il cittadino che voglia delocalizzare, che però sarà affrontata più avanti, dopo il varo del secondo provvedimento. “Vanno valutati una serie di parametri, compreso l’intervento con la Regione Campania e con i Comuni – scandisce -. La Regione ha potestà e competenza specifica sulla materia urbanistica“.
Il Sismabonus non si farà, si opterà più probabilmente per un altro strumento: “Che si chiami sismabonus o in un altro modo, per il cittadino cambia poco – tranquillizza l’ex governatore della Sicilia -. L’esperienza con il sismabonus è stata infelice, sprecata, si è consentito l’uso di denaro pubblico anche dove non c’era emergenza prioritaria. Dopo di che il governo valuterà. L’importante è che si mettano i cittadini in condizione di ridotta esposizione al rischio“.