
“Inaccettabile e lesivo dei doveri costituzionali“: Giorgia Meloni bolla così la decisione dell’Università di Bologna di non attivare un corso di Filosofia ad hoc per gli ufficiali dell’Accademia di Modena che ne avevano fatto richiesta.
Una scelta che la presidente del Consiglio giudica “incomprensibile e gravemente sbagliata“. L’Ateneo, in quanto centro di pluralismo e confronto, avrebbe per la prima ministra il “dovere” di accogliere e valorizzare “ogni percorso di elevazione culturale, restando totalmente estraneo a pregiudizi ideologici”. Questo rifiuto, scandisce, “implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione”. La premier considera l’arricchimento della formazione degli ufficiali con competenze umanistiche un fattore “strategico“, perché, spiega, garantirebbe quella “profondità di analisi, di visione e di pensiero laterale essenziale per affrontare le sfide che alle Forze Armate sono affidate”.
“Non abbiamo mai ‘negato’ né ‘rifiutato’ l’iscrizione a nessuna persona“, si difende l’Università di Bologna, che collabora stabilmente con l’Accademia Militare di Modena, riservando dei posti per il Corso di Laurea in Medicina Veterinaria. Il tema, precisa l’Alma Mater, non è l’accesso ai corsi, ma una richiesta di attivazione proveniente dall’Accademia per un percorso triennale di studi in Filosofia strutturato in via esclusiva per i soli allievi ufficiali. Il corso prevederebbe 180 crediti formativi, lo svolgimento delle attività interamente presso la sede dell’Accademia e un “significativo fabbisogno didattico”, fa presente l’Università. La proposta è arrivata al Dipartimento di Filosofia, competente a valutare la sostenibilità didattica, la disponibilità di docenti, la coerenza con l’offerta formativa e l’insieme delle risorse necessarie, che vanno ben oltre il costo di eventuali contratti di docenza. “Dopo un articolato confronto interno, il Dipartimento ha ritenuto di non procedere, allo stato dei fatti, alla deliberazione sull’attivazione del nuovo percorso“, afferma l’Ateneo, ricordando di aver comunicato la decisione ai vertici dell’Accademia Militare già lo scorso ottobre.
Nel fine settimana, la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha sentito il rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari: “Non è soltanto una scelta discutibile, ma una rinuncia alla propria missione formativa“, ha commentato, aggiungendo che “non esiste libertà senza sicurezza, e non può esserci sicurezza senza una Difesa preparata e capace di leggere la complessità del nostro tempo”. Dopo il colloquio con il rettore, Bernini ha sentito anche con il generale Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, assicurando “il massimo impegno per rinnovare quanto prima la collaborazione già esistente tra l’Accademia militare di Modena e l’Ateneo bolognese”.
Di un timore di una “militarizzazione” dell’Università ha parlato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, riferendo ai professori che “possono stare tranquilli: quegli ufficiali che loro oggi rifiutano sdegnati, oggi, domani e sempre, saranno pronti a difenderli ugualmente, ove e in caso fosse necessario“. E, scrive sui social il ministro: “Spero solo che, ove e se (Dio non voglia), ciò accadesse, questi professori saranno, almeno moralmente, a fianco delle forze armate che hanno giurato di difendere, sulla Costituzione, sempre e ovunque ogni cittadino italiano. Come fanno già tutti i giorni”.