Re Rebaudengo: “Sbloccare rinnovabili, pronti 309 mld di investimenti”

Il presidente di Elettricità Futura fa un appello a Regioni e Comuni chiedendo loro di contribuire con un cambio di passo per la decarbonizzazione dell’Italia

Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, associazione che rappresenta il 70% del mercato elettrico italiano, fa un appello a Regioni e Comuni per sbloccare subito le richieste di nuovi impianti rinnovabili. Di quante domande parliamo? “Il settore elettrico italiano ritiene che le Regioni e i Comuni possano contribuire con un deciso cambio di passo rispetto al passato, accelerando il rilascio delle autorizzazioni per impianti rinnovabili per almeno 10 GW all’anno, target peraltro coerente con gli impegni di decarbonizzazione dell’Italia”.

Il governo uscente aveva annunciato una accelerazione delle autorizzazioni, però risulta che siano stati approvati zero nuovi impianti solari. E’ un problema nazionale, regionale, comunale… dov’è l’imbuto?
È vero che il governo Draghi ha avviato diverse misure di semplificazione, come è vero che gran parte non ha ancora trovato attuazione. Migliaia di progetti rinnovabili restano incagliati per tanti anni tra le maglie dei diversi livelli autorizzativi. Concorrono più criticità a rallentare il processo. Sicuramente non aiutano la lunghezza degli iter autorizzativi e la grande quantità di soggetti coinvolti. Serve anche un cambio di mentalità, tanto di alcuni funzionari pubblici quanto di una parte della cittadinanza, che non è ancora avvenuto. Gli uffici responsabili del permitting dovranno essere rafforzati, occorre rilasciare molte più autorizzazioni rispetto al passato.

È da un anno che le bollette crescono, perché siamo arrivati a questo punto?
In Italia è come se avesse prevalso la fisica dei cartoni animati. Come Willy il coyote abbiamo continuato a correre sul vuoto, senza averne contezza. Adesso, lentamente, ce ne stiamo accorgendo. Facciamo in modo di non precipitare… La gravità della situazione è stata sottovalutata, non è stata comunicata. Si è accumulato ritardo al ritardo. Da mesi gli altri Stati europei hanno lavorato a scenari di razionamento, in Italia è stata una parola tabù soltanto fino a pochi giorni fa. Un anno fa Elettricità Futura ha rivolto un appello inviando una lettera al governo, a tutti i presidenti delle Regioni, a tutti gli assessori dell’energia affinché si velocizzasse il sistema autorizzativo per realizzare nuovi impianti. I segnali dell’emergenza energetica erano ormai evidenti a fine 2021. A inizio 2022, infatti, Elettricità Futura ha proposto al governo un Piano di accelerazione straordinaria delle rinnovabili, anticipando sia la proposta della Commissione europea sia il piano del governo tedesco, e a giugno ha presentato il piano 2030 del settore elettrico. I rappresentanti di tutte le forze politiche hanno convenuto di lavorare insieme per dare attuazione all’obiettivo di arrivare all’84% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili nel 2030.

Sarà, ma nelle scorse settimane hanno fatto scalpore i pareri delle varie sovrintendenze che hanno frenato nuovi impianti rinnovabili. Servirebbe un commissario straordinario all’energia, come è stato il generale Figliuolo per il Covid?
Da poco il governo uscente ha sbloccato una serie di autorizzazioni superando i veti delle Soprintendenze. È la prova che l’esecutivo riconosce l’importanza delle rinnovabili per contrastare il caro energia, ma dimostra anche che abbiamo un problema, se serve il suo intervento per superare i veti. Un anno fa, Regioni e Comuni non avevano ancora toccato con mano le conseguenze economiche dell’emergenza energetica. Oggi è molto diverso, da Nord a Sud, si moltiplicano i Governatori e i sindaci in allarme per il peso insostenibile delle bollette sulle loro finanze, c’è addirittura chi teme di dover fare tagli alla sanità. Intendo dire che adesso c’è la consapevolezza che serve per cambiare atteggiamento verso la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili, per lavorare tempestivamente tutti nella stessa direzione, ovvero la massima accelerazione della produzione nazionale di energia elettrica. I sindaci e i Governatori possono, e dovrebbero, fare la differenza rilasciando le autorizzazioni.

Parecchie aziende, per motivi di bolletta, stanno ordinando e installando pannelli solari. E’ vero che c’è stato un rincaro di questi prodotti e i tempi di consegna si sono allungati?
Tutti i settori industriali sono stati colpiti dall’aumento dei costi, nessuno è immune all’inflazione, come tutti i settori stanno riscontrando ritardi nel consegnare gli ordini. Lo sa bene chi ultimamente ha acquistato un’automobile o un divano. È importante sottolineare che, nonostante l’aumento dei prezzi dei componenti per realizzare gli impianti, le rinnovabili restano le energie di gran lunga le più competitive.

Lei sostiene che l’energia elettrica rinnovabile è l’unica che l’Italia può produrre in poco tempo, a basso costo, e in abbondanza con risorse nazionali. Operativamente, quali sono le tempistiche?
Da quanto un impianto rinnovabile viene autorizzato, può iniziare a produrre energia elettrica in poco tempo, qualche mese.

C’è rischio, secondo lei, di razionamento elettrico invernale?
Le variabili in gioco sono molteplici, per cui non credo si possa con certezza escludere questo rischio. Il piano del governo uscente conta anche sui comportamenti virtuosi dei cittadini. Credo che prezzi dell’energia così alti spingeranno le famiglie e le imprese a tagliare i consumi di gas.

Il presidente di Confindustria, Bonomi, ipotizza uno scostamento di bilancio per tamponare l’emergenza bollette. È favorevole?
La situazione è gravissima, non possiamo escludere nessuna opzione. L’emergenza energetica si sta velocemente trasformando in una crisi economica.

Il governo ha comunque stanziato 70 miliardi per le bollette. Sono stati investiti male, visti i risultati?
I 70 miliardi non sono stati investiti, sono serviti per coprire i maggiori costi del gas importato. Aggiungo che il settore elettrico italiano e la sua filiera per realizzare il Piano 2030 non chiedono alcun contributo. Sono pronti ad investire 309 miliardi di euro da oggi al 2030 per installare 85 GW di rinnovabili e arrivare all’84% di elettricità rinnovabile nel mix elettrico rispetto all’attuale 38%.

Lei sostiene che realizzando 10 GW all’anno di rinnovabili da qui al 2030 si potrebbero creare mezzo milione di posti di lavoro. In base a che calcoli può affermare questo numero?
Insieme al Piano 2030 del settore elettrico è stato presentato in anteprima alla nostra assemblea anche lo studio ‘La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030’ condotto da Althesys con il contributo scientifico di Enel Foundation. Dai risultati dello studio emerge che installare 85 GW di nuovi impianti rinnovabili permetterà di creare 345 miliardi di benefici economici cumulati al 2030 in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, e crescita dei consumi nazionali, e quasi 500.000 nuovi posti di lavoro nella filiera e nell’indotto elettrico nel 2030 (che si aggiungeranno ai circa 120.000 di oggi).