L’Unione europea apre la miniera quasi inesauribile del nuovo millennio: i dati. Con 501 voti favorevoli, 12 contrari e 40 astensioni, il Parlamento Ue ha dato il via libera all’accordo con il Consiglio dell’Ue sul Data Governance Act, la legge che fissa l’obiettivo di facilitare il riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico e industriale. “L’accesso e la condivisione dei dati deve permettere che domanda e offerta si possano incontrare, è fondamentale per le piccole e medie imprese”, ha spiegato la relatrice per l’Eurocamera, Angelika Niebler (Ppe).
Il Data Governance Act creerà un meccanismo per consentire il riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico, tra cui i segreti commerciali, i dati personali e quelli protetti da diritti di proprietà intellettuale. La Commissione europea stabilirà un punto di accesso unico con un registro elettronico consultabile e sarà creato il Consiglio europeo per l’innovazione dei dati, una struttura di assistenza per stabilire linee-guida sullo sviluppo degli spazi di dati.
La volontarietà della condivisione è al centro della legge. Aziende e privati potranno decidere di mettere i dati a disposizione per il bene comune, come nel caso dei progetti di ricerca medica, e saranno registrati in un registro nazionale per essere riconosciuti in tutta l’Unione: questo servirà come base per la fiducia nella condivisione da parte di altri cittadini ed entità sul territorio comunitario. Ma la condivisione volontaria stimolerà anche il progresso industriale nell’ambito agricolo, ambientale ed energetico. “Per esempio, i dati che vengono prodotti da macchinari agricoli o per l’irrigazione possono essere messi a disposizione di altri utenti, per creare innovazione”, ha spiegato la relatrice Niebler.
Promuovendo il quadro per un nuovo modello di business, il Data Governance Act prevede la neutralità dei mercati digitali sulla condivisione e il riutilizzo di dati: le piattaforme digitali dovranno piuttosto sostenere la condivisione volontaria dei dati e il controllo sull’utilizzo non improprio o svantaggioso da parte delle aziende e degli utenti. I fornitori di servizi di intermediazione dovranno essere elencati in un apposito registro e dovranno aiutare cittadini e imprenditori a esercitare i loro diritti di condivisione con aziende di cui si fidano. Inoltre non potranno trarre vantaggio dai dati condivisi, per esempio vendendoli.