Salute, nel 2021 Italia prima in Ue per morti da mesotelioma

Nel 2021 l’Ue ha registrato 2.380 decessi evitabili per mesotelioma e l’Italia ha avuto il maggior numero, 518. Sono i dati di Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Ue, che ha ricordato che il mesotelioma è “un tipo di cancro legato all’esposizione all’amianto, che si sviluppa nel sottile strato di tessuto che ricopre molti degli organi interni, noto come mesotelio”. I sintomi del mesotelioma tendono a svilupparsi gradualmente nel tempo e, in genere, si manifestano solo diversi decenni dopo l’esposizione all’amianto. Il numero è in costante diminuzione dal 2013, quando era pari a 3.341 (-961 decessi). A livello nazionale, l’Italia ha registrato il maggior numero di decessi per mesotelioma (518) nel 2021, seguita da Germania (400) e Francia (329). Al contrario, Cipro e l’Estonia hanno registrato il numero più basso, con 2 ciascuno, seguiti da Malta e Lussemburgo, con 3 ciascuno. Nell’infografica INTERATTIVA di GEA sono riportati i decessi Paese per Paese.

Ecco come l’intelligenza artificiale ‘smaschera’ l’amianto nascosto nei tetti

Un team di ricercatori dell’Universitat Oberta de Catalunya (UOC) ha progettato e testato un nuovo sistema per individuare l’amianto non ancora rimosso dai tetti degli edifici, nonostante i requisiti normativi. Il software, sviluppato in collaborazione con DetectA, applica metodi di intelligenza artificiale, deep learning e computer vision alle fotografie aeree, utilizzando le immagini RGB, che sono le più comuni ed economiche. Questo rappresenta un vantaggio competitivo molto importante rispetto ai precedenti tentativi di creare un sistema simile, che richiedevano immagini multibanda più complesse e difficili da ottenere. Il successo di questo progetto, molto più scalabile, consentirà di monitorare in modo più sistematico ed efficace la rimozione di questo materiale da costruzione altamente tossico.

I ricercatori hanno addestrato il sistema di deep learning utilizzando migliaia di fotografie conservate dall’Istituto Cartografico e Geologico della Catalogna, insegnando allo strumento di intelligenza artificiale quali tetti contengono amianto e quali no. Sono state utilizzate 2.244 immagini (1.168 positive per l’amianto e 1.076 negative). L’80% è stato utilizzato per addestrare e validare il sistema, mentre le restanti immagini sono state riservate al test finale. Il software è ora in grado di determinare la presenza di amianto in nuove immagini valutando diversi modelli, come il colore, la consistenza e la struttura dei tetti, nonché l’area circostante gli edifici. Il progetto sarà utile nelle aree urbane, industriali, costiere e rurali. Per legge, i comuni spagnoli dovrebbero effettuare un’indagine sugli edifici contenenti amianto entro aprile 2023, ma non tutti lo hanno ancora fatto.

Le fotografie iperspettrali facilitano l’individuazione dell’amianto, perché contengono molti più strati di informazioni, ma non sono ideali per sviluppare un metodo di rilevamento efficiente, a causa della loro limitata disponibilità e dell’elevato costo per ottenerle. Il sistema sviluppato dai ricercatori dell’UOC è il primo a utilizzare le immagini RGB, che possono essere prese dagli aerei e sono comunemente utilizzate dai servizi cartografici di molti Paesi.

A più di vent’anni dalla messa al bando del suo utilizzo in edilizia, l’amianto rimane un grave problema di salute pubblica. Si stima che, nella sola Catalogna, siano ancora presenti oltre quattro milioni di tonnellate di fibrocemento di amianto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, questa sostanza causa più di 100.000 morti all’anno a livello globale, soprattutto per cancro ai polmoni, ma anche per altre patologie come tumori pleurici e fibrosi polmonare. L’obiettivo legale per la rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici è il 2028, mentre quello per gli edifici privati è il 2032.

Lo sviluppo di questa soluzione tecnologica contribuirà ad affrontare una delle questioni chiave nella lotta all’amianto: come le autorità possono identificare quali tetti lo contengono, in modo che possa essere rimosso da professionisti qualificati e accreditati.

Fondo Vittime dell’amianto, al via le domande

L’Inail, con la circolare n.43/2022, ha fornito le istruzioni per la presentazione delle istanze di accesso al Fondo Vittime dell’amianto e per l’erogazione delle prestazioni a favore degli aventi diritto, con riferimento agli anni 2021 e 2022.

I soggetti che hanno diritto di accedere al Fondo dovranno presentare domanda all’Inail entro e non oltre il 16 gennaio 2023.

L’Istituto precisa che le domande per l’anno 2021 devono riguardare le sentenze o i verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2020 mentre – dichiara Felice Colonna, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili  le domande per l’anno 2022 devono riguardare le sentenze o i verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2021”.

“Possono accedere al fondo gli eredi di coloro che sono deceduti a seguito di patologie asbesto-correlate per esposizione all’amianto nell’esecuzione delle operazioni portuali nei porti nei quali hanno trovato applicazione le disposizioni della legge n.257/1992 e – conclude Colonna – le autorità di sistema portuale soccombenti in sentenze esecutive”.

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L’inquinamento uccide e causa tumori

Quasi il 10% di tutti i tumori in Europa è causato dall’inquinamento in tutte le sue forme. Lo annuncia l’AEA, l’Agenzia europea dell’ambiente, nel rapporto ‘Sconfiggere il cancro: il ruolo dell’ambiente in Europa’, dal quale emerge come in cima alla lista dei fattori determinanti ci siano l’esposizione all’inquinamento atmosferico, al fumo passivo, al radon, ai raggi ultravioletti, all’amianto, a determinate sostanze chimiche e ad altri inquinanti.

Con circa 3 milioni di nuove diagnosi e 1,3 milioni di decessi ogni anno in tutta l’Unione Europea, il cancro ha ripercussioni pesantissime sulla società. Anche i costi economici, stimati in circa 178 miliardi di euro nel solo 2018, sono enormi.

Lo studio, però, lancia un segnale di speranza. È possibile, infatti, ridurre la maggior parte di questi fattori di rischio oncologico di tipo ambientale e professionale prevenendo l’inquinamento e modificando i comportamenti collettivi e individuali. Diminuire l’esposizione a questi rischi, spiega l’Agenzia, rappresenta una soluzione efficace, anche in termini di costi, per ridurre i casi di tumore e i relativi decessi. Il piano di azione dell’Ue per la riduzione dell’inquinamento e la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili, spiega Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA, “contribuirebbe a ridurre sensibilmente i casi tumore, rappresentando un investimento efficace per il benessere dei nostri cittadini“.

Con l’obiettivo ‘inquinamento zero’ del Green Deal europeo – spiega il commissario Ue per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius – possiamo fare progressi efficaci in termini di costi nella prevenzione del cancro diminuendo l’esposizione agli inquinanti nocivi. Ciò che è meglio per l’ambiente è meglio anche per noi“.

In particolare, dal rapporto emerge come l’inquinamento atmosferico sia correlato all’1 % circa di tutti i casi di cancro in Europa e provoca circa il 2% dei decessi complessivi ascrivibili a tale malattia. Quest’ultimo dato sale al 9 % se si considerano solo i tumori ai polmoni.

Anche il radon e i raggi ultravioletti contribuiscono in misura significativa all’incidenza dei tumori in Europa, dove l’esposizione al radon in ambienti chiusi è correlata al 2 % di tutti i casi di cancro e al 10 % dei casi di tumore ai polmoni, mentre le radiazioni ultraviolette naturali potrebbero essere la causa del 4 % del totale dei casi oncologici. Negli ultimi decenni, in particolare, l’incidenza del melanoma, una grave forma di cancro della pelle, è aumentata in tutto il continente.

L’esposizione al fumo passivo può aumentare il rischio generale d’insorgenza di tumori fino al 16 % nelle persone che non hanno mai fumato. Il 31 % circa degli europei è esposto al fumo ambientale da tabacco in casa, sul lavoro, nel tempo libero, negli istituti scolastici o in ambienti pubblici.

Inoltre, alcune sostanze chimiche utilizzate nei luoghi di lavoro europei e rilasciate nell’ambiente sono cancerogene e contribuiscono a provocare tumori. È noto o si sospetta che molte di queste sostanze – tra cui il piombo, l’arsenico, il cromo, il cadmio, l’acrilammide, i pesticidi, il bisfenolo A nonché le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) – causino il cancro a livello di diversi organi.

Tutte le forme di amianto sono noti agenti cancerogeni, associati al mesotelioma e a tumori polmonari, della laringe e delle ovaie. Sebbene l’Ue l’abbia vietato nel 2005, l’amianto è ancora presente in edifici e infrastrutture, con conseguente esposizione dei lavoratori impegnati in attività di ristrutturazione e demolizione. Inoltre, i tumori continuano a manifestarsi molti anni dopo l’esposizione; secondo le stime, l’amianto è responsabile del 55-88 % dei tumori ai polmoni di origine professionale.