Dalla prima all’ultima ape: ecco come il miele prodotto in discarica certifica la ‘salute’ di Barricalla

Sono ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno dell’ambiente in cui vivono, oltre a a preservare la biodiversità. Le api da tempo sono utilizzate anche per monitorare lo stato di salute di un luogo ed è ciò che accade a Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Si trova a Collegno, alle porte di Torino, in un’area che ospitava una cava di ghiaia e che oggi è nel nodo di congiunzione tra la tangenziale e l’ingresso ovest della città.

E qui, dal 2000, è iniziato l’allevamento delle api. Quattro arnie all’interno dei terreni della discarica, seguite da un apicoltore che ne monitora costantemente lo stato di salute.

“Le api in Barricalla – spiega a GEA il vicepresidente dell’impianto, Alessandro Battaglino – servono essenzialmente per monitorare la qualità dell’ambiente circostante. Noi andiamo ad analizzare il miele che viene prodotto da queste api e che viene confrontato con quello prodotto in una zona ‘bianca’”, cioè un’area rurale, “per comprendere se all’interno ci siano delle sostanze che possono essere considerati inquinanti”.

Le essenze su cui le api vanno a bottinare “sono abbastanza circostanti il nostro impianto, quindi questo ci permette proprio di comprendere se dai rifiuti che vengono conferiti in Barricalla è scappato qualcosa che non doveva scappare. In questi anni, mai nulla è stato trovato dentro il miele”.

Le sostanze che si trovano nel miele prodotto dentro l’impianto sono contenute anche in quello prodotto nella zona rurale. Un ritratto ‘chimico’ che racconta, dice Battaglino, di come “la zona della Pianura Padana sia satura di alcuni di quegli elementi che sono essenzialmente figli delle combustioni derivanti dal parco veicolare e dagli impianti di riscaldamento che comunque quindi caratterizzano l’area della nostra zona”.

E proprio su questi insetti Barricalla ha costruito la sua ultima campagna di comunicazione con il cortometraggio animato ‘L’ultima ape’, prodotto da Mu film di Andrea Deaglio e interamente disegnato a mano da Monica Torasso. Il corto utilizza l’animazione per sensibilizzare gli spettatori su alcune delle più importanti urgenze ambientali come la difesa delle api, la lotta alle ecomafie, la necessità di impianti di smaltimento sicuri per tutti quei rifiuti che non possono essere riutilizzati, riciclati e valorizzati, la scelta di stili di vita sostenibili. La scommessa era riuscire a realizzare un racconto diretto e coinvolgente, capace di condensare in pochi minuti temi di grande rilevanza.

Api, fotovoltaico e yoga: ecco come i rifiuti speciali diventano ecosistema

Da una parte il carcere delle Vallette, dall’altra l’impianto di Iren. Poi Villa Cristina e la tangenziale nord. Ma in cima ai lotti già esauriti è impossibile rendersi conto che sotto i piedi ci sono 34 anni di residui di attività umane, una sorta di ‘storia’ della nostra industria e dei nostri consumi. Rifiuti, insomma. Barricalla si trova a Collegno, alle porte di Torino, ed è uno degli 11 impianti in Italia in cui vengono definitivamente sepolti (‘coltivati’ è il termine corretto) i rifiuti pericolosi, cioè quelli che non possono più essere reimpiegati nel ciclo produttivo e che contengono inquinanti, e quelli speciali non pericolosi.

Si tratta di rifiuti solidi e trattati, provenienti principalmente da attività industriali, come ad esempio quelli derivanti dalle demolizioni, o ancora il terreno proveniente da siti contaminati e poi bonificati, le ceneri residue degli inceneritori o l’amianto ampiamente utilizzato in edilizia fino agli anni ‘90. Sono tutti rifiuti che devono essere smaltiti in modo corretto, perché se dispersi potrebbero causare gravissimi danni alle persone e all’ambiente.

Dalla sua apertura negli anni ’80, ogni anno ne sono state smaltite 130mila tonnellate, per un volume complessivo autorizzato di 1,86 milioni di metri cubi articolati in cinque lotti. Qui, per dire, è stato portato ciò che era impossibile trattare diversamente da ciò che restava della Costa Concordia e del ponte Morandi di Genova. E qui si sta per esaurire lo spazio a disposizione, tanto che a pochi chilometri di distanza si sta lavorando per aprire Barricalla2, che dovrebbe entrare in funzione nell’estate del 2025. Il quinto e ultimo lotto, infatti, sta per essere del tutto ‘coltivato’: si tratta di 508.000 metri cubi di rifiuti che sono stati autorizzati nel 2017 e hanno cominciato a essere conferiti a settembre 2018. Mancano ancora 20.000 tonnellate prima che la vasca venga definitivamente sigillata con l’uso di materiali impermeabili come argilla e teli in polietilene ad alta densità. Poi avverrà la riqualificazione, con terreno erboso e numerose essenze arboree autoctone. Proprio come già accaduto agli altri quattro lotti.

Nel 2011 Barricalla ha installato qui il suo primo parco fotovoltaico, per una superficie complessiva di 4680 metri quadri e una potenza di 936 KW. A ottobre 2021 è stato installato il secondo sul quarto lotto, che ha portato la potenza complessiva a 1,6 MW, cioè il fabbisogno annuo di 3000 persone. Si tratta di “opere di recupero ambientale”, dice a GEA Alessandro Battaglino, vicepresidente dell’impianto, “e di una restituzione al territorio di quello che noi comunque in qualche maniera abbiamo fatto nel corso degli anni. Produciamo energia elettrica che poi viene appunto immessa in rete e quindi restituita alle comunità”.

 

Già, il territorio. Le relazioni, assicura Battaglino, sono ottime, sia con chi vive nella zona, sia con le associazioni ambientaliste anche grazie a “tanti momenti di apertura dell’impianto per far toccare con mano ai cittadini” come è fatta la discarica e “i rigidi protocolli” che la governano. Nessun comitato del ‘no’, insomma. Così, in cima alle vasche sigillate e trasformate in collina – che schermano il rumore della città – può capitare che vengano organizzate sedute di yoga al tramonto o che le scuole portino gli studenti per far conoscere loro il ciclo dei rifiuti. In 34 anni, spiega il vicepresidente, “non si sono mai verificati incidenti”, anche perché “qui sono state fatte delle scelte che hanno anticipato quello che poi la normativa ha stabilito come obbligatorio”.

E anche per questo l’impianto è considerato un modello di buone pratiche sia in Italia sia in Europa. “Ogni carico che arriva – dice Battaglino – viene controllato e viene verificato che il materiale conferito sia lo stesso che è stato campionato prima dell’ingresso”. Ogni prodotto, insomma, ha la sua carta d’identità univoca. E qui, inoltre, sottolinea, “i dipendenti hanno un know how che pochi hanno in Italia” e che fa la differenza.

Come ulteriore strumento di controllo dello stato di salute dell’impianto, dal 2000 trovano spazio in Barricalla quattro arnie. Le api, infatti, sono ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno dell’ambiente in cui vivono, oltre a preservare la biodiversità. Il miele prodotto viene confrontato con quello di zone rurali e nei due prodotti, spiega Battaglino, “si trovano le stesse sostanze”.

“Il paradigma dell’ economia circolare – conclude Battaglino – sta funzionando bene per recuperare tutte quelle risorse che la natura non ci darebbe più”, perché sono state esaurite.

Il fotovoltaico nasce sui rifiuti: l’esempio di Barricalla

“Alla chiusura dei lotti esauriti noi costruiamo impianti fotovoltaici, come opera di recupero ambientale. Quindi, al di là di impiantare delle essenze arboree e di piantumare tutto quello che deve essere piantumato sui lotti esauriti, ecco che la costruzione dell’impianto fotovoltaico è anche una restituzione al territorio di quello che noi comunque in qualche maniera abbiamo fatto in corso degli anni. Produciamo energia elettrica che poi viene appunto immessa in rete e quindi restituita alle comunità”. Lo spiega a GEA Alessandro Battaglino, vicepresidente di Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi che si trova a Collegno, alle porte di Torino. Qui si trovano diversi impianti fotovoltaici, la cui potenza complessiva è di 1,6 MW. Una parte dell’energia prodotta viene utilizzata dallo stesso impianto, il resto entra nella rete.

Rifiuti, Battaglino (Barricalla): Impianto modello da 34 anni

“Barricalla è un impianto modello per tanti motivi. Già dalla sua costruzione, 34 anni fa, ha adottato tutte le tecniche e le tecnologie che in qualche modo hanno anticipato le norme diventate obbligatorie. Ad esempio, quando è stato costruito il primo lotto, nella disposizione dei teli, dell’argilla e della ghiaia sono state fatte delle scelte che hanno anticipato quello che poi la normativa ha stabilito come obbligatorio”. Lo dice a GEA Alessandro Battaglino, vicepresidente di Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi che si trova a Collegno, alle porte di Torino. Ma l’impianto, spiega, “è anche un esempio per il rapporto che ha costruito in questi anni con il territorio, con le comunità che vivono” in questa zona. Ad esempio, “sono stati organizzati tanti momenti di apertura dell’impianto per far toccare con mano ai cittadini che vivono qui vicino” come è fatta la discarica e “i rigidi protocolli” che vengono applicati.

“Gestire al meglio l’ingresso dei rifiuti – dice ancora Battaglino – è quello che ha garantito in questi 34 anni che non ci fosse nessun incidente e che nulla di illegale entrasse nell’impianto. Ogni carico che arriva viene controllato, viene verificato che il materiale conferito sia lo stesso che viene campionato prima dell’ingresso. Ogni carico ha la sua carta d’identità: quando il camion arriva questa carta di identità viene controllata così come il campione di rifiuto. Quindi diciamo che Barricalla è un impianto modello per tanti per tanti motivi”.

Rifiuti, Battaglino (Barricalla): Le nostre api certificano la salute dell’impianto

“Le api in Barricalla servono essenzialmente per monitorare la qualità dell’ambiente circostante. Noi andiamo ad analizzare il miele che viene prodotto da queste api e che viene confrontato con il miele prodotto in una zona ‘bianca’“, cioè un’area rurale, “per comprendere se all’interno ci sono delle sostanze che possono essere considerati inquinanti”. Lo dice a GEA, Alessandro Battaglino, vicepresidente di Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Si trova a Collegno, alle porte di Torino, in un’area che ospitava una cava di ghiaia e che oggi si trova al nodo di congiunzione tra la tangenziale e l’ingresso ovest della città.

Le essenze su cui le api vanno a bottinare, spiega, “sono abbastanza circostanti il nostro impianto, quindi questo ci permette proprio di comprendere se dai rifiuti che vengono conferiti in Barricalla è scappato qualcosa che non doveva scappare. In questi anni, mai nulla è stato trovato dentro questo questo miele”. Le sostanze che si trovano nel miele prodotto dentro l’impianto sono contenute anche in quello prodotto nella zona rurale. Un ritratto ‘chimico’ che racconta, dice Battaglino, di come “la zona della Pianura Padana sia satura di alcuni di quegli elementi che sono essenzialmente figli delle combustioni derivanti dal parco veicolare e dagli impianti di riscaldamento che comunque quindi caratterizzano l’area della nostra zona”.