agricoltura

Il biogas è tra le dieci azioni di Farming For Future

Garantire un sistema alimentare sostenibile che permetta di utilizzare meno risorse tutelando la biodiversità e producendo di più con maggiore qualità e a costi più accessibili. Sono questi gli obiettivi di Farming For Future, il progetto avviato dal Consorzio Italiano Biogas per la conversione agroecologica dell’agricoltura italiana stimolata dalla diffusione del biogas agricolo, in accordo con gli obiettivi del Green Deal e le relative strategie di settore.

Farming For Future è una proposta che si declina in 10 azioni, delle quali 8 strettamente connesse all’agricoltura e ai suoi investimenti, mentre 2 sono di pertinenza dell’industria, quella del gas in primis.

  1. Energie rinnovabili in agricoltura: sostituire i combustibili fossili con fonti di energia rinnovabili per ridurre l’inquinamento e le emissioni;
  2. Azienda agricola 4.0: adottare tecniche di agricoltura e zootecnia avanzate per calibrare le risorse necessarie alle colture e allevamenti;
  3. Gestione dei liquami da allevamento: impiegare effluenti zootecnici e scarti agricoli nella digestione anaerobica per ridurre le emissioni e produrre bioenergie rinnovabili;
  4. Fertilizzazione organica: utilizzare fertilizzante organico (digestato) per restituire nutrienti al suolo e ridurre l’uso di fertilizzanti chimici;
  5. Lavorazioni agricole innovative: adottare tecniche avanzate di lavorazione del suolo e fertilizzazione organica per ridurre le emissioni dai suoli;
  6. Qualità e benessere animale: implementare tecniche agricole e zootecniche di eccellenza per migliorare la qualità e il benessere degli allevamenti;
  7. Incremento fertilità dei suoli: adottare le doppie colture per incrementare la cattura della Co2 e la fertilità dei suoli;
  8. Agroforestazione: integrare coltivazioni suoli legnose nei campi coltivati per aumentare la fotosintesi e la sostanza organica nei suoli;
  9. Produzione e uso di biomateriali: sviluppare e utilizzare materiali di origine biologica, naturali e rinnovabili;
  10. Biogas e altri gas rinnovabili: produrre metano e idrogeno rinnovabili dal biogas agricolo.

Il progetto punta a raggiungere un potenziale di produzione di 6,5 miliardi mc di biometano agricolo entro il 2030, all’abbattimento delle emissioni del settore agricolo del 32%, oltre a una ulteriore riduzione del 6% delle emissioni nazionali di Co2 legate all’uso di energia fossile.

Agricoltura come soluzione alla crisi energetica. Più biogas e biometano

Il superamento della crisi energetica può passare anche dall’agricoltura? Sì, ma è necessario l’allentamento dei vincoli burocratici che, da un lato costringono le imprese a produrre meno energia di quanto potrebbero e, dall’altro, rendono difficile lo sviluppo del biogas e del biometano. Ne è certo Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas (CIB) – che rappresenta tutta la filiera della produzione di biogas e biometano in agricoltura – secondo il quale rimuovendo alcuni limiti burocratici, “gli impianti agricoli esistenti potrebbero garantire un incremento di produzione di 600 milioni di metri cubi di biogas nel mix energetico (pari a circa 15% dell’attuale produzione) da destinare al mercato elettrico”. L’immediata applicazione delle misure previste dal Pnrr, inoltre, spiega, “potrebbe garantire la produzione di oltre 4 miliardi di metri cubi di biometano al 2026, pari a circa il 30% dell’obiettivo del nostro Governo di sostituzione delle forniture di gas naturale importato dalla Russia”.

Secondo i dati dello Statistical report 2021 di EBA (European Biogas Association), inoltre, dal 2019 al 2020 c’è stata una crescita notevole del biometano in Europa e le previsioni sono rosee. Oggi, la produzione di biogas e biometano potrebbe coprire il 4,6% del fabbisogno in Ue ed entro il 2050 la percentuale potrebbe salire al 30%.

LA DIFFUSIONE DEL BIOGAS AGRICOLO

Attualmente in Italia ci sono 1700 impianti agricoli, che rappresentano l’84% degli impianti di biogas sul nostro territorio, per un potenza installata agricola di 1014 MW. Negli ultimi 10 anni lo sviluppo della digestione anaerobica ha fatto registrare 4,5 miliardi di euro di investimenti, creando 12mila posti di lavoro stabili.

SERVONO INVESTIMENTI

Ma allora cosa manca per agire? La filiera, assicura Gattoni, “è pronta a investire nel settore”, ma servono “misure ad hoc per aumentare la disponibilità di biogas da destinare alla produzione di energia elettrica degli impianti esistenti” e “accelerare l’emanazione dei decreti di attuazione del Pnrr sul biometano”.

LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL PNRR

Il Pnrr rappresenta sicuramente una grande opportunità per il settore. Alla missione 2, la cosiddetta ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, sono stati assegnati circa 60 miliardi di euro, cioè quasi un terzo (il 31%) dei 191 miliardi di euro del Piano complessivo. All’interno di questo capitolo, poco più di 23 miliardi di euro (il 34% del totale della missione 2) sono destinati alle energie rinnovabili e alla mobilità sostenibile. Ed è proprio qui che si inserisce lo sviluppo delle rinnovabili. Con il Pnrr si è aperta la possibilità di produrre biometano da destinare anche a settori diversi dai trasporti: per questo punto il piano di sviluppo prevede lo stanziamento di circa 1,92 miliardi di euro.

A PICCOLI PASSI

All’inizio di aprile nel decreto legge Energia è stata inserita una norma sul digestato equiparato, che ne ha riconosciuto il valore fertilizzante. “La possibilità di sostituire fertilizzanti chimici con digestato equiparato, un digestato agricolo utilizzato in modo ottimale – spiega Gattoni – consente di ridurre i costi a carico delle molte aziende agricole già fortemente provate dalla crisi economica in corso, di tutelare la fertilità dei suoli e di favorire davvero l’economia circolare in agricoltura, su cui il settore biogas e biometano è impegnato da oltre un decennio“. Ora si attende l’adozione del decreto FER 2, che introduce diversi incentivi per la realizzazione di impianti geotermici, a biomasse, a biogas, solare termodinamico ed eolico offshore.

biogas

La scommessa Ue sul biogas per l’indipendenza energetica

Diversificare i fornitori di gas, decarbonizzare le industrie e puntare sulle energie rinnovabili. Ma non solo. I piani della Commissione Europea per liberarsi dal gas e dagli altri combustibili fossili importati dalla Russia, prevedono anche di aumentare la produzione di biometano nell’UE, portando a 35 miliardi di metri cubi la produzione europea entro il 2030, sfruttando soprattutto fonti di biomassa sostenibili come i rifiuti e i residui agricoli. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata lo scorso 24 febbraio, la Commissione europea ha annunciato un piano ‘REPowerEU’ per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027, a cominciare proprio dal gas (che l’UE importa per oltre il 40% del proprio mix energetico). I “come e dove” di questa transizione saranno dettagliati in una comunicazione separata attesa a metà maggio da parte dell’Esecutivo comunitario, ma Bruxelles ha già anticipato nelle linee la sua strategia di attacco mettendo al centro di questo piano anche livelli più alti di biometano prodotto a livello europeo, nell’ottica dello sviluppo di un’economia più circolare.

Il biometano è un gas composto da metano ottenuto dalla purificazione del biogas. Un’alternativa ‘green’ e rinnovabile al gas naturale, che può essere usato tra le altre cose per la fornitura di riscaldamento ed elettricità per gli edifici e le industrie e la produzione di combustibili rinnovabili per i trasporti. L’ambizione di produrre 35 miliardi di metri cubi di biometano all’anno entro il 2030 in UE significa di fatto raddoppiare l’obiettivo proposto dall’Esecutivo europeo neanche un anno fa nel pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, che fissava la cifra a 17 miliardi di metri cubi/l’anno nel quadro della revisione prevista della direttiva europea sulle energie rinnovabili.

La proposta della Commissione deve ancora passare al vaglio dei co-legislatori – Parlamento e Consiglio – ma potrebbe essere modificata ancora prima di essere approvata. L’obiettivo di produrre in Europa 35 miliardi di metri cubi di biometano rappresenta oltre il 20% delle attuali importazioni di gas dell’UE dalla Russia e può svolgere un ruolo importante nella strategia di diversificazione delle forniture energetiche all’UE. Secondo le stime provvisorie dell’Esecutivo comunitario, 35 miliardi di metri cubi di biometano possono andare a sostituire fino a 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo importato entro il 2030, a cui si aggiungono i 25-50 miliardi di metri cubi che potrebbero essere sostituiti con 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile prodotto nella Ue.

Secondo l’associazione europea del biogas (EBA), l’obiettivo di arrivare a 35 miliardi di metri cubi di biometano prodotto in Ue è realizzabile, anche se oggi secondo le loro stime gli Stati membri producono solo 3 miliardi di metri cubi di biometano all’anno. Un aumento fino a 35 miliardi di metri cubi richiede la mobilitazione di materie prime sostenibili di biomassa, principalmente rifiuti e residui, ma anche la costruzione di nuovi impianti per la produzione biometano. Nella strategia, che sarà dettagliata nella futura comunicazione, si legge che i piani strategici nazionali che gli Stati membri UE devono mettere a punto nel quadro della nuova politica agricola comune (la PAC) dovranno svolgere un ruolo chiave per sbloccare i finanziamenti al biometano prodotto da fonti di biomassa sostenibili, anche attraverso rifiuti e residui agricoli particolari.

Biogas

Cos’è e come si produce il biogas

Il biogas è un vettore strategico per la transizione energetica e per favorire il raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione. Ma come viene prodotto e utilizzato?
La produzione di biogas avviene attraverso la digestione anaerobica, un processo naturale nel quale, in assenza di ossigeno, le sostanze organiche – grazie all’azione di diversi tipi di microrganismi specializzati – vengono trasformate, appunto, in biogas. Per farlo è necessario utilizzare la biomassa, cioè materiali residui di origine organica, vegetale – come gli scarti di produzione agricola – o animale. Il biogas così prodotto può essere impiegato per ricavare energia termica ed elettrica.

Il biogas è composto mediamente da metano (50-65%), da anidride carbonica e tracce di altri gas. La trasformazione del biogas in biometano avviene attraverso la rimozione – chiamata purificazione – dei gas presenti in piccole quantità (per esempio composti a base di zolfo) e successivamente attraverso la separazione dell’anidride carbonica dal metano (upgrading). Tra i metodi più usati per la rimozione dell’anidride carbonica: le membrane polimeriche, il lavaggio ad acqua, l’assorbimento chimico o fisico. Il biometano ha le stesse caratteristiche del metano di origine fossile e può quindi essere immesso nelle reti di distribuzione del gas naturale e/o utilizzato nel settore trasporti.