Da Heineken a Campari: il maltempo primaverile ha frenato brindisi e utili

“Ci aspettiamo che su base annuale la nostra capacità di espandere il margine lordo sia influenzata da alcune condizioni temporaneamente sfavorevoli (come il meteo avverso che impatta gli aperitivi con elevata marginalità e l’effetto del rinnovo dei contratti dell’agave) generando da un lato un mix delle vendite svantaggioso dall’altro uno spostamento dei benefici attesi relativi ai costi di produzione nel prossimo anno. Per il medio termine, rimaniamo fiduciosi sulla nostra capacità di mantenere uno slancio positivo dei brand e una crescita profittevole con costante espansione del margine operativo”. Matteo Fantacchiotti, da poco Chief Executive Officer del gruppo Campari, non si nasconde presentando i conti del primo semestre. Il maltempo influisce sui drink e quindi anche sui bilanci. “Di solito i grandi eventi sportivi come l’europeo di calcio hanno un impatto positivo, ma il clima è stato significativamente al di sotto delle medie di lungo periodo e dell’anno scorso, con un impatto sulla nostra attività”, ha dichiarato anche l’amministratore delegato di Heineken, Dolf van den Brink.

Ora si parla di siccità e di ondate di calore ma in Europa almeno, fino a all’inizio dell’estate sembrava di stare quasi in autunno.
I volumi di vendita della birra in Europa, per quanto riguarda il colosso olandese, sono aumentati dello 0,6% nel primo semestre, a fronte però di un aumento previsto del 2%, con l’Europa settentrionale e occidentale più colpita. Nelle Americhe, le vendite sono salite dell’1,1% rispetto a un +3,1% previsto dagli analisti, grazie alla crescita in Brasile e in Messico ma appesantite dal calo delle spedizioni ai grossisti negli Stati Uniti.

Campari ha comunque registrato nei primi sei mesi del 2024 una crescita organica del +3,8% nelle vendite nette, in accelerazione soprattutto nel secondo trimestre (+6,9%). Una crescita guidata da una continua forza degli aperitivi grazie a Campari e Aperol, soprattutto nelle Americhe e in Germania, mentre il resto dell’area Emea – Europa, Medio Oriente e Africa – è stata appunto penalizzata dal meteo particolarmente avverso sugli aperitivi ad alta marginalità.

Il titolo Heineken ha perso il 10% questa settimana alla Borsa di Amsterdam, mentre le azioni Campari dopo una sbandata a oltre -7% hanno terminato la seduta odierna a -2,8% dopo aver comunque lasciato sul terreno il 33% nell’ultimo anno. Non solo il clima però sta impattando sui bilanci dei grandi gruppi di drinks, spirits e liquori. Le aziende fanno i conti con i super rincari di materie prime alimentari, con un’inflazione rallentata ma sempre presente e con un calo degli alcolici mondiali, figlia di una campagna mediatica avversa e della ricerca di una dieta diversa. Infatti anche Diageo, proprietaria della Guinness, ha registrato un calo del 4,8% nei profitti annuali e oggi perde il 5% in Borsa. Il principale produttore di alcolici al mondo, reduce da numerosi ritocchi ai prezzi di vendita, aveva poco tempo fa annunciato pure una perdita di quote di mercato nel suo bacino commerciale più grande, gli Stati Uniti. L’azienda che produce anche il whisky Johnnie Walker e il gin Tanqueray ha affermato che il calo del suo utile operativo organico annuale è dovuto in gran parte a un calo del 21,1% delle vendite in America Latina e nei Caraibi, una regione redditizia per l’azienda. Ma nel complesso anche i ricavi netti del gruppo sono stati leggermente peggiori del previsto, con un calo organico dello 0,6%.