Consorzio Compostatori: “Caro energia ci stressa, ma non pesiamo su Comuni”
Non solo compost. Energie rinnovabili, biometano sostenibile, captazione di anidride carbonica. “Da recuperatori di materia siamo diventati degni rappresentanti dell’economia verde e circolare“, spiega a GEA Lella Miccolis, da luglio prima donna alla guida del Consorzio Italiano Compostatori.
Ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare. Le 4 R della circolarità vestono alla perfezione la filosofia del Cic, che guarda ben oltre i confini nazionali: “Con i cambiamenti climatici e la desertificazione spinta sarebbe davvero un peccato se da ogni rifiuto organico non si producesse compost“, afferma.
Il caro energia piega anche il comparto: “Siamo molto energivori perché le autorizzazioni ci costringono ad avere elevatissimi standard di processo e non dobbiamo impattare. Questi aumenti stanno stressando le nostre performance economico-finanziarie ma non possiamo tradurli in aumenti di tariffe, perché anche i Comuni sono già vessati, non li stiamo appesantendo, stiamo subendo in silenzio“, afferma.
Il settore è cambiato moltissimo negli ultimi 30 anni. Come si è evoluto?
Quando abbiamo iniziato, i primi operatori che hanno trattato il rifiuto organico trattavano la frazione organica stabilizzata dai rifiuti indifferenziati, producendo un compost grigio. La normativa non l’ha più consentito, perché si erano avviate le raccolte differenziate. Il compost che si produce oggi è derivato dalla raccolta differenziata dei rifiuti a monte, ma in questi anni sono stati trattati tantissimi rifiuti organici, ma anche i fanghi agroalimentari e civili, così come gli scarti della manutenzione del verde e quelli dalle aziende di trasformazione dei beni agricoli primari. Non demonizziamo nessuna delle materie matrici del compost. Con la digestione anaerobica, si è prodotta inoltre energia pulita, poi il biogas, che può subire un ulteriore processo ed essere trasformato in biometano sostenibile, al momento un valido combustibile alternativo ai fossili. Abbiamo saputo valorizzare il compost anche economicamente, perché è cominciato a diventare materia prima di formulazione di fertilizzanti e per poterlo impiegare in altri settori è stato confezionato e pellettizzato. Quando il settore si è avviato, gli impianti erano molto semplificati, ora c’è tutto un discorso di sostenibilità, perché l’efficienza di un impianto passa dalla sua capacità di essere sostenibile. A un certo punto siamo diventati delle bioraffinerie, ricicliamo e rigeneriamo.
Qual è il ruolo del compost in agricoltura, in un momento in cui c’è emergenza fertilizzanti?
La carenza di fertilizzanti e il caro prezzi sono dovuti principalmente alla guerra. Ma questo trend è iniziato prima ed è legato alla congiuntura internazionale della pandemia da Covid-19. Il compost ha un ruolo importante per il suo valore agronomico che è indubbio, ma anche per il suo valore ambientale, non dimentichiamo l’effetto carbon sink (la captazione dell’anidride carbonica dal suolo, ndr). Viene prodotto tutti i giorni dell’anno e ha prezzi contenuti. I fetilizzanti minerali nutrono le piante ma non il suolo.
Il compost può essere una soluzione per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti organici nelle città in modo ecologico?
Sì, assolutamente. Ha un valore ecologico di per sé, consente un riciclo, e ha anche per il diver di fertilità naturale insito.
A che punto sono i comuni con la differenziata dell’organico?
Si è un po’ fermata. Dal primo gennaio 2022 è obbligatoria la differenziata dei rifiuti organici, ma non abbiamo assistito a un incremento della quantità, non è stato compreso l’obbligo e anche in quei comuni che erano lontani dagli obiettivi questo atteso incremento non c’è stato. Alcune città capoluogo soprattutto hanno ancora grandi difficoltà. Quello che serve è uniformare le prassi adottate , redigendo un vademecum di come si imposta un sistema di raccolta, una campagna di informazione per l’effettivo riciclo dei rifiuti. Non basta separare a monte, ma se la differenziata non viene fatta bene, gli impianti si ritrovano rifiuti non compostabili, scarti da smaltire, il problema si sposta dal Comune all’impianto. Un accorgimento è l’utilizzo dei sacchetti biodegradabili certificati, sperando che i comuni tornino a distribuirli ai cittadini.
Cosa suggerite al nuovo governo?
Presenteremo le nostre linee programmatiche ad Ecomondo, ma posso anticiparvi che la Cic promuove la centralità industriale del ciclo del carbonio, il recupero di materia da ogni rifiuto compostabile, avalla la produzione di biometano ma dà la priorità al compost. Diciamo insomma di no ai digestori senza la fase di compostaggio perché il digestato è un prodotto intermedio, non dobbiamo dimenticarci che il recupero di materia viene prima del recupero di energia.