anguilla cieca

L’anguilla cieca vale quanto l’oro: contrabbando da oltre 3 miliardi

Le dogane francesi hanno annunciato il sequestro di 302 kg di anguille cieche vive venduto a caro prezzo in Asia sul mercato nero nonostante la sua esportazione sia vietata al di fuori dell’Unione Europea. L’operazione, condotta la mattina del 9 febbraio, ha portato allo smantellamento di un impianto clandestino di lavorazione delle anguille cieche nella Val-de-Marne e all’arresto di tre persone. Nel magazzino, i servizi doganali hanno scoperto tutta l’attrezzatura necessaria per imballare gli avannotti per il trasporto aereo. “Una quarantina di valigie, strumenti di pesatura, sacchi trasparenti per il trasporto di animali vivi, scatole di polistirolo, un congelatore con bottiglie di acqua ghiacciata, sette sacchi di sale da 25 kg e bombole di ossigeno“, ha dichiarato la dogana in un comunicato.

Gli agenti dell’Ufficio francese per la biodiversità (Ofb) hanno quindi assistito i funzionari doganali nel misurare, pesare e liberare gli avannotti. “Questi ultimi sono stati reintrodotti nella Senna la sera stessa per favorire la conservazione del maggior numero possibile di esemplari“, hanno aggiunto. L’indagine è stata affidata al Service d’enquêtes judiciaires des finances (Sejf). Le tre persone arrestate nel magazzino sono state messe in custodia cautelare. Rischiano fino a 10 anni di carcere.

Il contrabbando dell’anguilla europea, nota come “Anguilla Anguilla”, è una delle cause del calo del 75% della sua popolazione in 30 anni. Dal 2009 è protetta dalla Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione). La sua pesca, destinata in parte al consumo e in parte al ripopolamento dei fiumi, è regolamentata in modo molto rigido, con un sistema di licenze e quote. Nel 2010, l’Unione Europea ha vietato tutte le esportazioni di anguille cieche al di fuori dei suoi confini.

Il declino globale delle popolazioni di anguille e gli strumenti messi in atto per salvarle hanno incoraggiato il bracconaggio e portato alla nascita di un enorme mercato nero, più redditizio del traffico di droga, esseri umani e armi. Il valore annuale stimato del traffico illegale di anguille cieche europee verso l’Asia è di tre miliardi di euro. Viene commercializzata tra i 700 e i 900 euro al kg in Francia e fino a 5.000 euro in Asia. Dall’inizio dell’anno, i servizi doganali hanno sequestrato 560 kg di anguille vive e 28 kg di anguille congelate. Il pescato del 9 febbraio da solo supera il totale sequestrato l’anno scorso, quando le dogane avevano intercettato 256 kg di anguille cieche.

Cento milioni di squali uccisi ogni anno per il commercio delle pinne

Il controverso commercio di pinne di squalo di Hong Kong potrebbe avere i giorni contati se gli ambientalisti riuscissero a ottenere regolamenti più severi durante la conferenza internazionale sulla fauna selvatica, che è in corso a Panama. Hong Kong è uno dei più grandi mercati al mondo per le pinne di squalo, considerate da molte comunità cinesi una prelibatezza. Nonostante anni di attivismo da parte degli animalisti abbiano ridotto il consumo di pinne, la città resta il fulcro per il commercio, legale e illegale, di questo prodotto. Commercio regolamentato sulla base di un trattato internazionale sulle specie in via di estinzione. Alcuni tipi di pinne devono essere accompagnate da permessi di esportazione che dimostrino che gli squali sono stati catturati “in modo sostenibile”.

A Panama lunedì si è aperta la 19esima Conferenza del CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, che si chiuderà il 25 novembre. Sono 183 i Paesi – più l’Unione europea – seduti ai tavoli di discussione e all’ordine del giorno c’è l’estensione della protezione internazionale a due altre grandi famiglie di squali, tra cui la verdesca.
Secondo i ricercatori, queste misure, se finalmente adottate, proteggeranno la maggior parte degli squali e aumenteranno la pressione sulle autorità di Hong Kong, che stanno già combattendo contro l’aumento del contrabbando di pinne.

Nel 2021 Hong Kong ha sequestrato 27,5 tonnellate di pinne di squalo di specie protette. Nel 2019, questa cifra era di sole 6,5 tonnellate. Gli oceanologi stimano che ogni anno vengano uccisi più di 100 milioni di squali, rendendo sempre più concreto il rischio di estinzione per questi predatori vitali per gli ecosistemi oceanici. Gli squali vengono solitamente gettati in mare dopo l’amputazione delle pinne e poi muoiono lentamente.

Ci sono, però, evidenze che qualcosa sta lentamente cambiando. Nel 2009, il 73% degli abitanti di Hong Kong ha dichiarato di aver mangiato pinne di squalo nell’ultimo anno. Un decennio dopo, questa percentuale è scesa al 33%. Ma sulla “strada del pesce essiccato” della città, dove i negozi espongono le pinne di squalo nelle loro vetrine come preziosi trofei, gli affari continuano. I clienti spendono in media 2.500 dollari di Hong Kong (310 euro) per circa 600 grammi di pinne.

Il vero problema è quello del controllo. Una volta che una pinna di squalo è stata scuoiata e lavorata, l’unico modo affidabile per verificare se si tratti di una specie in via di estinzione è attraverso l’analisi del Dna. Uno studio recente, condotto nel 2020-2021 dall’organizzazione Shark Guardian a Taiwan, ha rilevato che la metà dei commercianti di pinne di squalo vendeva prodotti di specie regolamentate.

La verdesca, che i commercianti di pinne sostengono non sia in pericolo, è la specie le cui pinne finiscono più spesso sui banchi dei pescivendoli. Ciò potrebbe cambiare se la CITES adottasse una proposta sostenuta da più di 40 paesi e volta a proteggere l’intera famiglia dei Carcharhinidae, di cui fanno parte.