Giovanni Toti arrestato per corruzione, è ai domiciliari. In carcere l’ad di Iren Paolo Emilio Signorini

Terremoto giudiziario in Liguria. Nella mattinata di martedì la Procura della Repubblica di Genova-Direzione Distrettuale Antimafia dà l’annuncio di un accertamento di episodi di corruzione verificatisi in occasione delle elezioni liguri e nell’ambito dell’Autorità di sistema portuale. A finire ai domiciliari è un nome illustre: il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Arrestato e portato a Marassi Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e attuale amministratore delegato di Iren. Al centro delle indagini e anche lui ai domiciliari l’imprenditore del settore logistico e immobiliare Aldo Spinelli, insieme al figlio Roberto, (destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale). Nei confronti di Signorini, di Aldo e di Roberto Spinelli il Gip ha anche disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre 570mila euro, ritenuti profitto dei reati di corruzione contestati. Sono in tutto nove le ordinanze di misure cautelari eseguite, fra queste anche i domiciliari nei confronti di Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria.

Secondo la Procura di Genova Toti avrebbe ricevuto dagli Spinelli 74.100 euro erogati al suo comitato elettorale in cambio del suo impegno a “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”, ad agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali, di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l., ad assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante, ad assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (Aspi), ad agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter.

A Signorini viene contestato di avere accettato da Aldo Spinelli “utilità e altre promesse di utilità a fronte dell’impegno di accelerare la calendarizzazione della pratica in Comitato di Gestione (da lui presieduto) di rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli S.r.l.)” e per aver rinnovato la suddetta concessione per trent’anni, di favorire Aldo Spinelli nella concessione di ulteriori spazi portuali nei rimanenti tre anni del suo mandato presso l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, e in particolare nella concessione delle aree Enel (ex Carbonile) e nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter, di consentire ad Aldo Spinelli un’occupazione abusiva dell’area dell’ex Carbonile lato levante Nord e Sud in assenza di un titolo legittimante. In cambio avrebbe ricevuto, fra le altre cose, 15mila euro in contanti, soggiorni di lusso a Montecarlo e fiches per il casinò.

L’inchiesta travolge la Regione Liguria, con il vicepresidente Alessandro Piana che va a sostituire pro tempore il presidente Toti in tutte le sue funzioni, pur assicurando vicinanza al governatore, nella certezza “che abbia sempre agito nell’esclusivo interesse della Liguria. Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati”. Caos anche in Iren, dove Signorini è amministratore delegato. Il Gruppo, sottolineando che i reati contestati sono riferiti ad un suo ruolo precedente e “non riguarderebbero quindi Iren”, ha riunito d’urgenza il cda, che “nel prendere atto dell’oggettiva impossibilità temporanea da parte dell’amministratore delegato di esercitare le proprie deleghe e con l’obiettivo di assicurare stabilità e continuità alla gestione aziendale”, ha revocato le deleghe a Signorini, assegnandole agli due organi delegati, cioè al presidente Luca Dal Fabbro e al vicepresidente Moris Ferretti.

Un’inchiesta che pone al centro la corruzione, ma con possibili ricadute ambientali, come spiega Legambiente: “Per molti capi di imputazione sono evidenti le attinenze a problematiche di carattere ambientale e di tutela del territorio, come la questione dei tombamenti portuali a Genova, il consumo di suolo e territorio, le concessioni balneari e gli appalti. Del resto, come denunciamo ogni anno nel Rapporto Ecomafia, le inchieste sulla corruzione sono spesso intrecciate con le vicende ambientali e gli interessi della criminalità organizzata”, precisano il presidente nazionale Stefano Ciafani e quello ligure Stefano Bigliazzi. “Seguiremo da vicino l’andamento di questa inchiesta – concludono – anche attraverso il nostro Centro di Azione Giuridica nazionale e ci riserviamo di prendere tutte le iniziative possibili che attengono ai nostri compiti statutari”.