Papa Francesco, l’ambientalista venuto dalla fine del mondo

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Dal 13 marzo 2013, il Papa argentino “venuto dalla fine del mondo” ha regnato per dodici anni. Ha rovesciato la piramide ecclesiastica, portato al centro le periferie, aperto tante strade non battute, deviato da alcuni percorsi. Di certo, si può dire che Papa Francesco sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri. A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, ‘uscire’ da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, ha spiegato. “Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato”. Nell’ultimo decennio, Jorge Mario Bergoglio ha introdotto l’ecocidio come crimine contro l’umanità e progettato di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. Sua è la prima enciclica sulla cura del Creato, seguita, otto anni dopo, da una esortazione apostolica ecologica. Suo il primo Sinodo per l’Amazzonia.

Sua l’idea di convocare in Vaticano un summit delle big oil con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. E poi gli incontri con Greta Thunberg e Bono Vox. Se Francesco è il Papa delle ‘prime volte’, tante, tantissime di queste riguardano l’ambiente.  Nessuno poteva dirsi stupito, quando nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili. Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui “ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno”. E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale.

Nel 2018, ha convocato i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema. Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana“, aveva avvertito denunciando le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere“, che impongono, aveva detto, “una severa riflessione sull’uomo“.

Il 4 ottobre 2023, nel giorno di San Francesco, il ‘seguito’ della Laudato Si’, l’esortazione ‘Lodate Dio‘. Un ‘aggiornamento’ necessario perché, aveva spiegato, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura“. Più volte, nei 73 punti dell’esortazione, torna lo spettro del punto di rottura. Più volte la certezza che questa crisi climatica colpisca tutti democraticamente, ma a partire dai più fragili. Più volte la denuncia all’irresponsabilità dei negazionisti, anche all’interno della Chiesa. In questi anni bui per l’Europa e il mondo, a più riprese Francesco è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, così come il loro semplice possesso, aveva avvertito, è “immorale”.

Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”. Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: “Francesco, và e ripara la mia Casa“.

Addio a Papa Francesco, da mercoledì la salma nella Basilica di San Pietro

Papa Francesco si è spento, all’età di 88 anni, alle 7.35 di questa mattina negli appartamenti di Casa Santa Marta. Ad annunciarlo “con profondo dolore” è il camerlengo, il cardinale Kevin Farrell, con una nota diffusa alle 9.56 del mattino. “Il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa“, ha scandito, ricordando che il Pontefice “Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati”.

Nel pomeriggio, il corpo viene portato nella cappella di Santa Marta in Vaticano, secondo quanto prevede l’Ordo exsequiarum Romani Pontificis, dove alle 20 il camerlengo presiederà il rito della constatazione della morte e della deposizione della salma nella bara. Per conoscere le cause della morte, bisognerà attendere la fine del rito. Il decano del Collegio Cardinalizio, Giovanni Battista Re, i familiari del Romano Pontefice, il direttore e il vice direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, si troveranno per le 19.45 nella Cappella della Domus.

La traslazione della salma nella Basilica Vaticana per l’omaggio di tutti i fedeli potrebbe avvenire mercoledì mattina, 23 aprile. Le modalità, così come altre informazioni, come la data dei funerali, saranno stabilite e comunicate domani, dopo la prima Congregazione dei Cardinali, la prima riunione tecnica con i cardinali presenti.

Alle 19.30, l’arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Mauro Gambetti, guiderà un rosario in piazza per i fedeli presenti a Roma, numerosi per le festività di Pasqua e per il Giubileo in corso, che prosegue. Domenica si terrà come previsto la messa per il Giubileo degli Adolescenti, ma viene sospesa la canonizzazione del Beato Carlo Acutis, il ragazzo morto all’età di 15 anni a Milano nel 2006 per una leucemia fulminante e che sarebbe dovuto essere proclamato Santo in quella occasione. Al comando temporaneo della Chiesa, ci sono Farrell e Re.

Quando si aprirà il Conclave, sarà poi il collegio elettorale a prendere le decisioni più importanti, in attesa dell’elezione del nuovo vescovo di Roma. Modificando l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, Francesco ha già stabilito che verrà seppellito non in Vaticano ma nella basilica di Santa Maria Maggiore. Nello stesso documento Bergoglio ha anche semplificato il rito delle esequie, dopo le quali partiranno i ‘novendiali’, le messe in suffragio del Papa celebrate per nove giorni consecutivi. Il Conclave viene convocato dalle congregazioni generali dei cardinali in un periodo che si colloca tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del Pontefice e l’inizio della sede vacante, ma, con una modifica normativa che venne introdotta da Benedetto XVI, se i cardinali elettori sono già arrivati a Roma, si può derogare a questa previsione e iniziare le elezioni prima.