Giornata delle api, l’importanza degli impollinatori per la vita umana
Albert Einstein era un loro grande fan (leggenda narra che sia sua la frase “Se le api scomparissero al pianeta resterebbero 4 anni di vita“) e aveva ipotizzato che lo studio di questi insetti potesse portare a scoprire nuove regole della fisica. Oggi, a distanza di 70 anni dalla scomparsa del fisico, il mondo intero celebra le api con una giornata a loro dedicata che si svolge il 20 maggio. Ma perché sono così importanti per gli ecosistemi e per l’uomo? Gli impollinatori, visitando i fiori, s’imbrattano di polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) del quale sono ricchi le antere, cioè le porzioni fertili degli organi sessuali maschili di un fiore. Visitando i fiori di altre piante, trasferiscono il polline attraverso lo stigma, la parte più esterna del pistillo (che rappresenta la parte femminile del fiore). Attraverso lo stigma il polline giunge poi a fecondare l’ovario, permettendo così la riproduzione della pianta. Tra gli impollinatori, le specie del genere Apis sono le più numerose: oltre 20.000 in tutto il mondo, gran parte delle quali selvatiche. La più popolare è l’ape domestica – nome scientifico Apis mellifera – conosciuta nel mondo come ape italica. Il valore di questa specie, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa è legato oltre che al servizio d’impollinazione anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale.
I BENEFICI DELL’IMPOLLINAZIONE
Con l’impollinazione le api svolgono una funzione strategica per la conservazione della flora, contribuendo al miglioramento ed al mantenimento della biodiversità. Circa il 70% delle 115 principali colture agrarie mondiali – spiega Ispra (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) – beneficia dell’impollinazione animale. In Europa la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori. La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. Secondo il Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia, la valutazione economica del servizio di impollinazione delle aree agricole italiane è pari a circa 3 miliardi di euro l’anno. E, ancora, la riproduzione dell’88% delle piante selvatiche da fiore del mondo (circa 308mila specie) dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la riproduzione.
LO SPOPOLAMENTO DEGLI ALVEARI
Negli ultimi anni gli apicoltori devono fronteggiare la riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni. L’allarme è stato lanciato anche lo scorso anno dallo studio ‘Protection of honeybees and other pollinators: one global study’, dal quale emerge che, come molte altre specie di insetti, anche le popolazioni di impollinatori stanno diminuendo a livello globale. Questo declino, si legge nel documento pubblicato dalla Fao “minaccia sia gli ecosistemi naturali che i sistemi di produzione agricola“. Il fenomeno è stato segnalato dal 2003 e si concentra in primavera, in coincidenza del periodo di maggiore bottinamento delle api. I fattori scatenanti, spiega ancora Ispra, sono diversi e vanno dall’agricoltura intensiva agli attacchi di agenti patogeni e parassiti, dalla distruzione degli habitat ai cambiamenti climatici. Numerosi studi hanno mostrato che l’esposizione ai pesticidi utilizzati nei campi contribuisce allo spopolamento degli alveari, così come le temperature sempre più alte potrebbero portare a una diminuzione della popolazione delle api di grandi dimensioni a favore di quelle più piccole.
LE SENTINELLE DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE
Le api svolgono anche il ruolo di “sentinelle dell’inquinamento ambientale“. Il polline e le api stesse, scrivono gli esperti dell’Ispra in un articolo dedicato alla situazione attuale di questi insetti, “ci consentono di avere indicazioni sullo stato ambientale e sulla contaminazione chimica presente. In alcuni casi, accurate analisi di laboratorio hanno consentito di rinvenire sulle api e sul polline le sostanze attive presenti in alcuni prodotti fitosanitari utilizzati nelle aree su cui le stesse effettuano i voli e bottinano“. Le api – è la conclusione degli esperti – incluse quelle che vivono allo stato selvatico, “dato il ruolo ecologico che ricoprono e l’elevato numero di specie, rivestono quindi un’importanza strategica nella valutazione della qualità dell’ambiente e dello stato degli ecosistemi naturali presenti“.