Si dimette il responsabile della gestione degli incendi di Maui nelle Hawaii

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Il capo dell’agenzia di gestione della crisi dell’isola hawaiana di Maui, Richard Bissen, criticato per non aver lanciato l’allarme durante l’incendio che ha devastato la città di Lahaina, si è dimesso.

L’annuncio arriva pochi giorni prima della visita di lunedì del presidente Joe Biden, a sua volta criticato dai repubblicani per la risposta all’emergenza, ritenuta insufficiente.

I sopravvissuti riferiscono di non essere stati avvertiti che un incendio si stava dirigendo verso Lahaina, con i suoi 12mila abitanti. La maggior parte delle vittime è rimasta intrappolata nelle case o nelle auto nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme.
Il bilancio provvisorio delle vittime dell’incendio, che ha avvolto la città portuale, ex capitale del Regno delle Hawaii, è di 111 morti. Si tratta già dell’incendio più letale negli Stati Uniti da oltre un secolo a questa parte, e il bilancio finale potrebbe essere molto più alto.

Oggi il sindaco Richard Bissen ha accettato le dimissioni dell’amministratore dell’Agenzia per la gestione delle emergenze di Maui (MEMA) Herman Andaya“, si legge in un comunicato. “Avanzando motivi di salute, il signor Andaya ha presentato le sue dimissioni con effetto immediato“.

Il giorno prima, Andaya aveva dichiarato in una conferenza stampa di non avere rimpianti per il mancato funzionamento delle sirene. Aveva spiegato che “le sirene sono usate principalmente per gli tsunami” e che i residenti “sono addestrati a ripararsi in alta quota” quando suonano. Si è anche chiesto se i residenti, al chiuso con l’aria condizionata, “avrebbero sentito le sirene se avessero suonato a 121 decibel“.
Questi avvisi si sono spesso rivelati inutili a causa delle molteplici interruzioni di corrente e di rete subite dall’isola, colpita da venti violenti alimentati da un uragano nel mezzo del Pacifico.

Da una settimana le autorità locali sono sotto processo per incompetenza, con i residenti che denunciano la mancanza di avvisi e sottolineano i numerosi errori commessi prima, durante e dopo il disastro.
La ricerca dei corpi delle vittime è stata lenta, alimentando la rabbia e portando a una perdita di fiducia nei rappresentanti eletti e nelle autorità.
La scorsa settimana, il governatore dello Stato delle Hawaii, Josh Green, ha ordinato l’apertura di un’indagine sull’origine di questo terrificante incendio. Il procuratore generale delle Hawaii, Anne Lopez, ha annunciato che, per condurla, presto sarà nominato un organismo indipendente. “Il fatto che sia una terza parte a condurre le indagini garantirà responsabilità e trasparenza e rassicurerà la popolazione delle Hawaii sul fatto che tutti i fatti saranno rivelati“, ha dichiarato.

I soccorritori e i cani da fiuto hanno continuato a cercare nella zona del disastro giovedì. Finora sono stati identificati solo alcuni dei corpi trovati a Lahaina. Esperti forensi, alcuni dei quali hanno lavorato agli attentati dell’11 settembre, agli incidenti aerei e ai grandi incendi, sono a Maui per aiutare a identificare i corpi gravemente ustionati.
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sarà a Maui lunedì con la moglie Jill per incontrare i sopravvissuti, i soccorritori e i funzionari.
Biden si è affrettato a dichiarare lo stato di calamità naturale alle Hawaii, consentendo così l’invio di aiuti di emergenza da parte del governo federale.
Ma è stato criticato dall’opposizione, che ritiene che la sua risposta agli incendi sia stata inadeguata o addirittura indifferente: il Presidente non è intervenuto pubblicamente quando il bilancio delle vittime è salito vertiginosamente nel fine settimana.

Oltre 100 le vittime degli incendi a Maui. Autorità accusate di mancato allarme

Oltre 100 morti, città interamente distrutte e, come accade quasi sempre in situazioni simili, critiche alla gestione dell’emergenza da parte delle comunità locali. Le Hawaii bruciano ancora ed è Maui a pagare il prezzo più alto: 106 le vittime accertate, ma il numero è destinato a salire, dal momento che soltanto una piccola parte delle aree bruciate è stata oggetto di sopralluoghi. “Nessuno di noi conosce ancora la portata del disastro”, ammette John Pelletier, capo della polizia dell’isola.

A Lahaina, che prima del disastro contava 12.000 abitanti, la ricerca dei corpi è minuziosa. L’incendio è stato così intenso in questa ex capitale del Regno delle Hawaii da fondere il metallo: più di 2.000 edifici sono stati distrutti e molte case sono state ridotte in cenere. I parenti dei dispersi sono stati incoraggiati a sottoporsi al test del Dna per aiutare a identificare i corpi, spesso irriconoscibili. Martedì sull’isola di Maui è arrivato un obitorio mobile con alcuni addetti del Dipartimento della Sanità degli Stati Uniti. Questo dovrebbe rendere più facile l’identificazione delle vittime.

Una settimana dopo gli incendi multipli che hanno devastato Maui, il presidente Joe Biden ha promesso martedì di recarsi alle Hawaii “il prima possibile” con la moglie Jill. “Voglio assicurarmi di non interrompere le operazioni di soccorso”, con la logistica di un viaggio presidenziale, ha spiegato il democratico, che ha firmato rapidamente una dichiarazione di disastro naturale per finanziare gli sforzi di soccorso e ricostruzione.

Restano poco chiare le origini dei roghi che hanno colto di sorpresa la popolazione, scatenando le proteste contro le autorità. “Volete sapere quando abbiamo capito che c’era un incendio? Quando è arrivato davanti a casa nostra”, accusano alcuni cittadini che, come molti residenti, non hanno mai ricevuto messaggi di allarme e ordini di evacuazione.

Le sirene, utilizzate in particolare per gli tsunami, sono rimaste mute. Ancora non è chiaro se si sia trattato di un guasto tecnico o di una decisione delle amministrazioni locali. E gli avvisi ufficiali trasmessi in radio e in tv si sono rivelati inutili per chi era ormai senza elettricità. Per queste ragioni è stata avviata un’indagine formale per chiarire cosa sia accaduto davvero e cosa abbia mandato in tilt i sistemi di allarme. È stata avviata un’indagine sull’accaduto e in particolare sulle decisioni prese dalle autorità.

Una serie di fattori, poi, ha contribuito alla pericolosità degli incendi, tra cui un uragano a sud-ovest dell’isola che ha generato venti molto forti e un inverno straordinariamente secco. Maui sta ora cercando di ospitare i sopravvissuti che hanno perso tutto. Secondo le autorità, circa 2.000 unità abitative (camere d’albergo, Airbnb o case private) saranno messe gratuitamente a disposizione dei residenti per un periodo di almeno 36 settimane. La ricostruzione, tuttavia, richiederà tempo. Il costo del solo incendio di Lahaina è stimato dalle autorità federali in 5,52 miliardi di dollari.

Gli incendi si sono verificati nel pieno di un’estate segnata da eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, legati secondo gli esperti al riscaldamento globale, tra cui un’intensa ondata di calore negli Stati Uniti meridionali e mega incendi boschivi in Canada.

Maxi-incendi alle Hawaii: almeno 53 morti e migliaia di evacuati

Photo credit: Hawaii Department of Transportation (Twitter X)

Almeno 53 persone sono morte tra Maui e Hawaii, devastate da diversi incendi alimentati dall’uragano Dora. Le fiamme hanno divorato case e aziende, in particolare nella città turistica di Lahaina, portando a migliaia di evacuati e costringendo alcuni residenti a gettarsi in mare per sfuggire alle fiamme.

È un giorno profondamente triste“, dichiara ai giornalisti Richard Bissen, sindaco di Maui, confermando il numero delle vittime, anche se il  bilancio provvisorio è destinato a salire.

Lahaina, sulla costa occidentale di Maui, è stata la più colpita ed è stata in gran parte distrutta dalle fiamme. La località balneare di 12mila abitanti ha vissuto scene “degne di un film horror“, racconta alla Cnn Claire Kent, una residente che ha visto la propria casa distrutta dai roghi. La donna parla di “persone bloccate negli ingorghi” e “auto in fiamme su entrambi i lati della strada“.

Gran parte di Lahaina è stata distrutta e centinaia di famiglie locali sono state sfollate“, conferma il governatore delle Hawaii, Josh Green, in un comunicato. I sorvoli della città hanno individuato più di 271 strutture danneggiate.

Nel centro della città, “a parte qualche edificio qua e là, tutto è in macerie“, dichiara all’AFP un ufficiale delle forze dell’ordine.
L’area “non è stata ancora perlustrata“, aggiunge. “Data la quantità macerie, non credo che ci sia molto di vivo lì dentro“.
Intrappolati dalle fiamme, alcuni abitanti della città si sono gettati in mare nel tentativo di sopravvivere: 14 persone sono state salvate dalle acque al largo di Lahaina.
La rete ospedaliera dell’isola è stata “sommersa” da pazienti che hanno riportato ustioni o intossicazioni, secondo il vice governatore Sylvia Luke, che descrive la situazione come “drammatica“. Le autorità stanno cercando di trasferire i pazienti su altre isole.

Secondo la Contea di Maui, più di 2.100 persone sono state accolte nei centri di emergenza e circa 2mila turisti sono stati ospitati all’aeroporto di Kahului, in attesa dell’evacuazione.
La Guardia Nazionale è stata attivata e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato la mobilitazione di “tutte le risorse federali disponibili” nell’arcipelago per combattere gli incendi.

Il vento ha abbattuto molti pali dell’elettricità e le reti di comunicazione sono fuori uso in parte di Maui. Questo complica notevolmente il compito dei servizi di emergenza: in alcune zone dell’isola non funziona neanche il servizio di chiamata di emergenza 911.
Secondo il sito web PowerOutage, ieri sera circa 13.000 case e aziende sono rimaste senza elettricità nell’arcipelago.