L’etichettatura sulle bevande alcoliche: Bruxelles in cerca di una soluzione
L’etichetta della discordia. Si è aperta a Bruxelles la partita sull’etichettatura delle bottiglie di vino – ma anche di birra e di tutti gli alcolici commercializzati – e a Bruxelles si cerca una soluzione. Con la decisione dell’Irlanda di mettere in guardia i consumatori sui rischi del consumo di alcol e con il silenzio-assenso da parte della Commissione Europea, tra gli Stati membri è in corso un confronto sugli health warning e sulle modalità più corrette (o efficaci) di fornire informazioni a chi prende in mano una bottiglia di qualsiasi sostanza alcolica.
Tutto è nato con la notifica dell’Irlanda il 21 giugno dello scorso anno alla Commissione Europea e agli altri 26 Paesi membri dell’intenzione di introdurre nuove norme e regolamenti sull’etichettatura delle bevande alcoliche sul suo territorio nazionale. La proposta di Dublino include avvertenze sanitarie obbligatorie (sia visive sia testuali) sulle etichette delle bottiglie, a proposito della pericolosità del consumo di alcol e il suo legame con i tumori mortali. Non abuso, ma consumo. Anche se, per quanto riguarda la prevenzione oncologica, “il livello più sicuro di consumo di alcol non esiste“, come rileva l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e riconosce anche la risoluzione del Parlamento Ue del 16 febbraio 2022 sulla strategia europea anti-cancro. Avvertenze come ‘Il consumo di alcol provoca malattie del fegato’ e ‘Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati’ potrebbero essere stampate sulle etichette di bottiglie di vino, birra, liquori o superalcolici, prendendo come ispirazione quelle dei pacchetti di sigarette.
Nel periodo di sei mesi previsto dal Regolamento Ue 1169 del 2011 sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori – in cui la Commissione ha avuto anche la possibilità di consultare il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali – sono emersi i “pareri circostanziati sfavorevoli” di nove Stati membri, tra cui Francia e Italia. A questo si è aggiunta un’interrogazione scritta al gabinetto von der Leyen da parte dell’eurodeputato francese Brice Hortefeux (Partito Popolare Europeo), in cui è stata denunciata una “chiara violazione dell’integrità del Mercato interno“. La normativa sembrerebbe violare le norme armonizzate sulle bevande alcoliche a livello europeo, in particolare quelle legate all’etichettatura nella revisione del Regolamento Ue 1308 del 2013 sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, avviata nel dicembre 2021 nell’ambito della Politica agricola comune (Pac): “Gli Stati membri dovrebbero adottare misure atte a garantire che i prodotti non etichettati in conformità di tale regolamento non siano immessi sul mercato“.
Il silenzio-assenso dell’esecutivo comunitario è durato fino alla scadenza del periodo di moratoria di sei mesi previsto dalla normativa e dal 22 dicembre l’Irlanda è autorizzata da Bruxelles ad apporre etichette con health warning sulle bottiglie di alcolici. Il via libera non è ancora definitivo, perché Dublino dovrà essere autorizzata anche dall’Organizzazione mondiale del commercio (Oms) per commercializzare a livello internazionale le nuove bottiglie. Dopo le polemiche scoppiate in particolare in Italia a gennaio, un gruppo di Stati membri capeggiato da Roma sta cercando di spingere l’Irlanda a fare un passo indietro e trovare una soluzione di compromesso, che possa essere accettabile anche dai Paesi tradizionalmente esportatori di vino. Con l’appoggio di Spagna e Francia – e con l’interlocuzione di Portogallo e Grecia – l’Italia pensa a ‘un’etichetta salutista’ più simile a un bugiardino per i medicinali, con i pro e i contro dell’assunzione di alcol.