Cds sospende parere su liceo Made in Italy. Mim: Nessuno stop

La valutazione è ancora interlocutoria e non definitiva. Ma di fatto il Consiglio di Stato sospende il parere richiesto dal ministero dell’Istruzione e del Merito sul Liceo del Made in Italy.
Non ci sarà alcuno ‘stop‘”, assicura il Mim, parlando di distorsione della realtà. “Nella giornata di oggi è pervenuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, che è pienamente favorevole. Peraltro, nel parere del CDS non vengono poste osservazioni rilevanti“, osserva il ministero.

Uno degli errori procedurali segnalati dal Consiglio di Stato, infatti, è stata la mancata presentazione del parere preventivo della Conferenza unificata, senza il quale sarebbe stato proceduralmente impossibile esprimersi, rilevano il presidente Paolo Troiano, l’estensore del documento redatto nell’adunanza del 27 agosto scorso Sandro Menichelli, e la segretaria Alessandra Colucci. Il parere dell’unificata è stato reso oggi, 12 settembre, in agenda come da ordine del giorno.

Altre perplessità sono relative al Regolamento sul quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento e al “supporto al potenziamento e all’ampliamento dell’offerta formativa”, in quanto, si legge, “non si comprende la misura in cui le parole ‘potenziamento’ e ‘ampliamento’ godano di significativi tratti differenziativi“.

Nel percorso del liceo, poi, è previsto l’insegnamento, nella lingua straniera 1, dei contenuti di un’altra disciplina (CLIL) caratterizzante il percorso liceale. Un insegnamento che si sviluppa nel terzo, quarto e quinto anno di corso, “per almeno un terzo del monte ore annuale della disciplina individuata”. Secondo il Consiglio di Stato, in considerazione del considerevole numero di ore riservate a questo specifico insegnamento e della platea, necessariamente ampia, di professori che dovranno impartirlo, “potrebbero emergere profili problematici“. Bisognerebbe accompagnare i docenti con una specifica formazione sull’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche (CLIL), quindi i giudici chiedono di “chiarire se questa oggettiva esigenza formativa che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente non sia tale da tradursi in un’eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria“.