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Giochi 2026, le (tante) perplessità del fronte ambientalista

I Giochi olimpici più sostenibili di sempre? Non proprio, secondo le tante obiezioni che si sono levate dal mondo ambientalista negli ultimi tempi riguardo la realizzazione delle opere necessarie per Milano Cortina 2026. Perplessità che a metà aprile sono state messe nero su bianco dai presidenti nazionali di otto associazioni (Cai, Federazione Nazionale Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Touring Club Italiano, Wwf) che in una dichiarazione congiunta hanno espresso “la loro forte preoccupazione per il grave impatto ambientale che rischia di essere provocato dalle opere previste per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026“. Le associazioni, scrivono, “non possono che denunciare il fatto che non sia stata avviata una VAS (Valutazione Ambientale Strategica, nda) nazionale e che manchi un percorso pubblico sulla questione Olimpiadi“. E sottolineano: “La percezione è che, ad oggi, si punti al commissariamento straordinario degli interventi per recuperare l’evidente ritardo sulla tabella di marcia dei lavori, tutto ciò a scapito degli impatti ambientali che le opere in corso e in progetto avranno sui territori“. Insomma, la galassia ambientalista pretende maggior trasparenza dalle istituzioni per evitare che il grande evento si trasformi in un’occasione sprecata, se non dannosa, per la montagna.

L’attenzione è rivolta in particolare al cluster di Cortina, la “perla delle Dolomiti” situata al centro di un territorio dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Non è un caso che il Cai abbia deciso di tenere il 10 luglio proprio a Cortina il suo Consiglio centrale. “È un modo per testimoniare in maniera concreta il nostro impegno per la tutela dell’ambiente montano – ha spiegato il nuovo presidente Antonio Montani in questo particolare caso legato alle prossime Olimpiadi invernali, e per uno sviluppo che sia davvero attento alla sostenibilità“.

Grosse critiche riguardano l’impianto per il bob che prenderà il posto della storica pista Eugenio Monti, oggi inservibile e destinata a essere smantellata e ricostruita da zero. Il costo stimato dei lavori dovrebbe essere di 61 milioni di euro per quello che “diventerà un punto di riferimento per gli sport invernali”, ha assicurato il presidente del Veneto Luca Zaia. Italia Nostra, Mountain Wilderness e i Comitati ambientalisti del Cadore la pensano in modo diametralmente opposto e parlano del rischio di costruire una “cattedrale del deserto” dai costi futuri insostenibili, simile alla pista di Cesana per Torino 2006: costata 110 milioni di euro, è stata completamente abbandonata al proprio destino a causa dei costi di gestione troppo elevati. A tal proposito, qualche settimana fa la consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, ha evidenziato come, nel carteggio tra Cio e Regione Veneto, il Comitato Olimpico Internazionale avesse da subito espresso l’opportunità di non costruire un nuovo impianto e di puntare su strutture già esistenti, raccomandazione questa contenuta anche nell’Olympic Agenda 2020, documento che fissa le linee guida per le candidature a cinque cerchi. La soluzione? Far disputare le gare di bob, slittino e skeleton a Innsbruck, in Austria, dove esiste una pista con costi nettamente inferiori per l’adeguamento ai parametri olimpici. Altre perplessità riguardano il progetto del Villaggio olimpico (realizzazione temporanea da rimuovere dopo i Giochi) in località Fiames, a nord di Cortina. “L’area fra un corso d’acqua a rischio idraulico e un pendio con rischio geologico in località Fiames, non risponde ai criteri di sicurezza e tradisce la natura speculativa del progetto“, hanno scritto i rappresentanti di Italia Nostra, Peraltrestrade Dolomiti, Comitato Civico Cortina e Gruppo Parco del Cadore in una lettera rivolta al numero uno del Cio, Thomas Bach. Infine, tra i tanti nodi che rischiano di venire al pettine, ci sono i cantieri per l’adeguamento della statale 51 Alemagna, principale porta d’accesso a Cortina attualmente insufficiente a reggere i volumi di traffico previsti per i Giochi. Da più parti si sollevano allarmi per i ritardi nei due interventi principali, le varianti di Longarone e Cortina.

Perplessità simili investono anche un altro cluster olimpico montano, quello della Lombardia dove Bormio sarà teatro delle gare di sci alpino maschile e sci alpinismo e Livigno di quelle di snowboard e freestyle. Qui gli impianti sono già esistenti, ma poche settimane fa l’Aci di Sondrio ha diffuso un dossier sulle opere di viabilità in programma in Valtellina che lascia poco spazio all’ottimismo. Secondo il documento, solo il 50% dei lavori ferroviari e il 25% di quelli stradali saranno portati a compimento prima dell’inizio delle Olimpiadi. Tra gli interventi stradali che rischiano di non essere completati in tempo utile ci sono la tangenziale sud di Sondrio e la “tangenzialina” di Bormio. L’Aci di Sondrio poi sottolinea come non sia stato previsto un sistema di interscambio ferro-gomma per raggiungere Bormio e Livigno senza dover ricorrere all’utilizzo dell’auto.