In Italia nel 2022 quasi 72mila morti per l’inquinamento dell’aria

Nel 2022 in Italia sono morte circa 71.870 persone a causa dell’inquinamento atmosferico, il 30% circa di tutti i decessi avvenuti in Europa e attribuibili a questa causa. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA). In particolare, 48.610 morti sono attribuibili all’esposizione all’inquinamento da polveri sottili (PM2,5) al di sopra della concentrazione raccomandata dall’OMS di 5 µg/m3, 13.640 all’esposizione all’inquinamento da ozono (O3) e 9.620 al biossido di azoto (NO2). Il nostro paese, insieme alla Polonia e alla Germania è quello in cui le vittime hanno raggiunto la percentuale più alta.

Secondo il rapporto dell’AEA, in Italia nel 2022, la concentrazione maggiore di biossido di azoto si trova a Torino, Bergamo, Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e Catania. In generale la Pianura Padana è il territorio in cui si concentra la maggior parte degli inquinanti.

L’inquinamento atmosferico causato dalle polveri sottili ha ucciso 239.000 persone nell’Unione Europea nel 2022, con un calo del 5% rispetto a un anno fa. “Almeno 239.000 decessi nell’Ue nel 2022 sono attribuibili all’esposizione all’inquinamento da polveri sottili (PM2,5) al di sopra della concentrazione raccomandata dall’OMS di 5 µg/m3”, spiega l’agenzia con sede a Copenhagen.

In tutta Europa, il dato è in calo rispetto al 2021, quando le polveri sottili, che penetrano in profondità nei polmoni, hanno causato la morte prematura di 253.000 persone. Questa tendenza è confermata su scala più ampia. Tra il 2005 e il 2022, il numero di decessi è diminuito del 45%, ha osservato con soddisfazione l’agenzia, il che potrebbe consentire di raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 55% dei decessi fissato nel piano d’azione dell’UE “Inquinamento zero” per il 2030.

Allo stesso tempo, 70.000 decessi sono attribuibili all’esposizione all’inquinamento da ozono (O3), dovuto principalmente al traffico stradale e alle attività industriali. Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), un gas prodotto principalmente dai veicoli e dalle centrali termiche, si ritiene che sia responsabile di 48.000 morti premature.

L’inquinamento accorcia la vita di due anni in tutto il mondo

L’inquinamento atmosferico da polveri sottili, per lo più legato alla combustione di combustibili fossili, riduce l’aspettativa di vita di oltre due anni in media in tutto il mondo, secondo uno studio. “Ridurre l’inquinamento atmosferico globale in modo permanente per soddisfare le linee guida dell’Oms aggiungerebbe 2,2 anni all’aspettativa di vita media“, scrivono gli autori del rapporto Air Quality Life Index pubblicato dall’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago.

Nell’Asia meridionale, una persona potrebbe vivere cinque anni in più se il livello di polveri sottili nell’aria rispettasse gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Queste microparticelle (note come PM2,5, ovvero meno di 2,5 micron, il diametro di un capello), classificate come cancerogene dalle Nazioni Unite nel 2013, penetrano in profondità nei polmoni ed entrano nel flusso sanguigno. Possono causare malattie respiratorie e cardiovascolari.

L’Oms raccomanda che la densità di PM2,5 nell’aria non superi i 15 microgrammi per metro cubo in un periodo di 24 ore e che rimanga al di sotto dei cinque microgrammi per metro cubo in media su un anno. Quasi tutte le regioni abitate del mondo superano le linee guida dell’Oms, ma il record spetta all’Asia. I livelli sono 15 volte superiori in Bangladesh, 10 volte in India e nove volte in Nepal e Pakistan. Negli Stati indiani dell’Uttar Pradesh e del Bihar, dove vivono 300 milioni di persone, le malattie causate da queste particelle riducono l’aspettativa di vita di otto anni, e fino a dieci anni nella capitale Nuova Delhi.

A livello globale, l’inquinamento da PM2,5 non è diminuito nel 2020 (i dati più recenti disponibili) rispetto all’anno precedente, nonostante la forte contrazione dell’economia e il calo delle emissioni di CO2 legato alla pandemia di Covid e al suo contenimento. Tuttavia, la situazione in Cina sta migliorando. L’inquinamento è diminuito del 40% tra il 2013 e il 2020, aggiungendo due anni all’aspettativa di vita dei suoi abitanti. Ma l’aspettativa di vita è ancora ridotta di 2,6 anni in media nel Paese.

Statisticamente, la mortalità dovuta all’inquinamento da PM2,5 è paragonabile a quella causata dall’uso di tabacco, tre volte superiore a quella causata dall’uso di alcol e sei volte superiore a quella causata dall’HIV, si legge nel rapporto.