
Pellegrino (A.R.T.E.): Non vedo impatto positivo sulle bollette con il Pun zonale
Da gennaio il mercato elettrico italiano ha inizio il percorso per abbandonare il Pun, introdotto per uniformare il prezzo dell’energia in tutto il paese, in favore di un sistema che suddividerà l’Italia in 7 zone geografiche per le quali sarà definito il cosiddetto Pun Zonale. Le nuove tariffe in teoria terranno conto delle specificità delle diverse zone, ma è “ancora presto per fare una valutazione visto che entrerà in vigore in maniera definitiva nel corso dell’anno. Quello che si può dire è che l’obiettivo è quello di cercare di aumentare l’efficienza e premiare le Regioni che punteranno a sfruttare maggiormente le risorse rinnovabili che potranno avere ricadute anche sull’economia locale. Lato consumatori, la previsione è che il costo della bolletta non ne sarà impattato positivamente”, dice a GEA Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E., Associazione Reseller e trader dell’energia.
Tecnicamente come influisce il Pun sui prezzi in bolletta?
“A stabilire il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica sono le operazioni di compravendita tra produttori e fornitori di energia, e le sue oscillazioni sono un fattore determinante per calcolare i costi finali dell’energia in bolletta. Nei periodi in cui il Pun aumenta i costi in bolletta tendono naturalmente a salire, e viceversa. Ovviamente, se il consumatore finale ha optato per un’offerta con la componente energetica a prezzo indicizzato questa subirà variazioni, in meno o in aumento, in base al valore del Pun, se diversamente il prezzo dell’energia in bolletta è fisso resterà invariato per il tempo stabilito dal contratto sottoscritto”.
Qual è stato l’andamento del Pun nel corso degli ultimi 20 anni?
“Un primo spartiacque nell’andamento del prezzo dell’energia, e conseguentemente anche del PUN, è il 2008. Fino a quell’anno il costo della componente energetica è cresciuto costantemente, a fronte dello sviluppo economico globale. È intervenuta la crisi dei mutui subprime del 2008 a far invertire improvvisamente questa tendenza, con un crollo vero e proprio registrato nel 2009. La decrescita è continuata sostanzialmente anche negli anni successivi per il rallentamento della produzione dovuta alla crisi economica fino, tra alti e bassi, al 2017, anno in cui il prezzo dell’energia elettrica ha ripreso a salire anche a fronte del mancato apporto del nucleare francese e l’intenso freddo invernale. Da questo si capisce quanto il Pun sia sensibile alle crisi geopolitiche e economiche, ed è per questo motivo che gli ultimi anni sono stati segnati da oscillazioni profonde, soprattutto perché le area di maggiore produzione energetica globale, come la Russia e il Medio Oriente, sono tuttora interessati da gravi crisi conflittuali”.
In attesa degli effetti del Pun zonale, quali sono le previsioni per il 2025?
R. “Le previsioni per il Pun 2025 sono ancora piuttosto complesse a fronte di molte variabili difficilmente prevedibili. I prezzi all’ingrosso dell’energia potrebbero avere un incremento nell’ordine del 10% circa rispetto agli attuali. Tra le variabili che potrebbero portare ad un ulteriore rialzo abbiamo eventuali tensioni geopolitiche, un aumento della domanda energetica, le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, che relativamente alla produzione a supporto per la tecnologia rinnovabile, potrebbero influenzare significativamente i costi finali dell’energia, come gli stessi investimenti sempre nelle fonti rinnovabili, che a regime porteranno ad una riduzione del costo dei prezzi all’ingrosso, ma che all’inizio potrebbero fare aumentare i costi per i consumatori. Infine, le politiche governative e le regolamentazioni, dove eventuali ulteriori incentivi per le energie rinnovabili, o le tasse sul carbonio o sussidi per determinati tipi di produzione energetica potranno influenzare il prezzo finale dell’elettricità per i consumatori”.